I nostri anniversari sono inevitabilmente un po' diversi da quelli
ufficiali. Qui ricordiamo una figura di militante in terre - e famiglie -
davvero difficili.
"35 anni fa veniva ammazzato dalla mafia, a Cinisi, Peppino
Impastato, un giovane grande uomo che aveva fatto della lotta senza
quartiere contro le mafie la sua ragione di vita. Non si era
limitato a generiche invettive, ma aveva trasformato il suo microfono,
quello di Radio Aut, in un megafono dal quale ripetere, ogni giorno,
quasi ossessivamente quei nomi e quei fatti che dovevano restare oscuri
ed oscurati, politicamente e mediaticamente".
E' da sottolineare come
la mafia abbia cercato di camuffare il suo omicidio come "un incidente
sul lavoro" di un "terrorista". Tentativo che non avrebbe avuto senso,
senza la complicità dei vertici locali dei carabinieri,
*****
Giuseppe Impastato: l'attività, il delitto, l'inchiesta e il depistaggio, le condanne dei mandanti
Giuseppe
Impastato nasce a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948,
da una famiglia mafiosa: il padre Luigi era stato inviato al confino
durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il
cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso con una
giulietta al tritolo nel 1963. Ancora ragazzo, rompe con il padre, che
lo caccia via di casa, e avvia un'attività politico-culturale
antimafiosa. Nel 1965 fonda il giornalino "L'Idea socialista" e aderisce
al PSIUP. Dal 1968 in poi milita nei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce
le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista
dell'aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei
disoccupati. Nel 1975 costituisce il gruppo "Musica e cultura", che
svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti ecc.);
nel 1977 fonda "Radio Aut", radio libera autofinanziata, con cui
denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in
primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di
primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il
controllo dell'aeroporto. Il programma più seguito era "Onda pazza",
trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.
Nel
1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni
comunali. Viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978,
nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta
sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia.
Lo stesso giorno a
Roma viene trovato il corpo di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate rosse, e
la morte di Moro cancella o relega in secondo piano quella di
Impastato.
Forze dell'ordine, magistratura e stampa parlano di atto
terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto vittima. In un
fonogramma il procuratore capo Gaetano Martorana scrive: "Attentato alla
sicurezza dei trasporti mediante esplosione dinamitarda. Verso le ore
0,30-1 del 9.05.1978 persona allo stato ignota, ma presumibilmente
identificata in tale Impastato Giuseppe si recava a bordo della propria
autovettura all'altezza del km. 30+180 della strada ferrata
Trapani-Palermo per ivi collocare un ordigno dinamitardo che,
esplodendo, dilaniava lo stesso attentatore". La scoperta di una
lettera, scritta molti mesi prima, completa il quadro: l'attentatore era
un suicida.
I compagni di Peppino vengono interrogati come complici
dell'attentatore, vengono perquisite le case della madre e della zia di
Impastato, dei suoi compagni e non quelle dei mafiosi e le cave della
zona, notoriamente gestite da mafiosi, nonostante che una relazione di
servizio redatta da un brigadiere dei carabinieri dica che l'esplosivo
usato era esplosivo da mina impiegato nelle cave.
Sui muri di Cinisi
un manifesto dice che si tratta di un omicidio di mafia. Un altro
manifesto a Palermo, con la scritta: "Peppino Impastato è stato
assassinato dalla mafia".
Al funerale partecipano circa mille persone provenienti in gran parte da Palermo e dai paesi vicini.
L'11
maggio il Centro siciliano di documentazione di Palermo, nato nel 1977 e
che nel 1980 si sarebbe intitolato a Impastato, assieme ad altri
presenta un esposto alla Procura in cui si sostiene che Peppino è stato
assassinato. La mattina dello stesso giorno si svolge un'assemblea alla
Facoltà di Architettura dell'Università di Palermo, con l'intervento del
docente di Medicina legale in pensione Ideale Del Carpio, che smonta la
tesi dell'attentato e del suicidio.
Nel pomeriggio dell'11 maggio a
Cinisi il comizio di chiusura della campagna elettorale che doveva fare
Peppino assieme a un dirigente nazionale di Democrazia proletaria, su
invito dei compagni viene fatto da Umberto Santino, fondatore del
Centro, che indica nei mafiosi di Cinisi, e in particolare in
Badalamenti, i responsabili del delitto.
In quei giorni i compagni
di Peppino raccolgono resti del corpo e trovano delle pietre macchiate
di sangue nel casolare in cui Peppino era stato portato e ucciso o
tramortito. Avranno un ruolo decisivo nel prosieguo delle indagini.
Il
16 maggio la madre di Peppino, Felicia Bartolotta, e il fratello
Giovanni, inviano un esposto alla Procura indicando Badalamenti come
mandante dell'omicidio.
Gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo al Consiglio comunale.
Grazie
all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia, che rompono
pubblicamente con la parentela mafiosa, dei compagni di militanza e del
Centro siciliano di documentazione, presso cui si costituisce un
Comitato di controinformazione che nel luglio 1978 pubblica il
bollettino 10 anni di lotta contro la mafia, viene individuata la
matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e
delle denunce presentate viene riaperta l'inchiesta giudiziaria.
Il
9 maggio del 1979, nel primo anniversario del delitto, il Centro
siciliano di documentazione organizza, con Democrazia Proletaria, la
prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d'Italia, a
cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese.
Nel
maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla
base delle indicazioni del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, che
aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato
assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal
Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la
matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il Centro
Impastato pubblica nel 1986 la storia di vita della madre di Peppino,
nel volume La mafia in casa mia, e il dossier Notissimi ignoti,
indicando come mandante del delitto Gaetano Badalamenti, nel frattempo
condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di
New York, nel processo alla Pizza Connection. La madre rivela un
episodio che sarà decisivo: il viaggio negli Stati Uniti del marito
Luigi, dopo un incontro con Badalamenti in seguito alla diffusione di un
volantino particolarmente duro di Peppino. Durante il viaggio Luigi
dice a una parente: "Prima di uccidere Peppino devono uccidere me".
Muore nel settembre del 1977 in un incidente stradale che potrebbe
essere stato un omicidio camuffato. Nel gennaio 1988 il Tribunale di
Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti.
Nel
maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l'archiviazione del "caso
Impastato", ribadendo la matrice mafiosa del delitto ma escludendo la
possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la responsabilità
dei mafiosi di Cinisi alleati dei "corleonesi". Nel maggio del 1994 il
Centro Impastato presenta un'istanza per la riapertura dell'inchiesta,
accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato
sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustizia Salvatore
Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre,
il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono
di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il
comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto.
Nel giugno del
1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che indica in
Badalamenti il mandante dell'omicidio assieme al suo vice Vito
Palazzolo, l'inchiesta viene formalmente riaperta.
Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto.
Il
10 marzo 1999 si svolge l'udienza preliminare del processo contro Vito
Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata. I
familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di
Cinisi e l'Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile e
la loro richiesta viene accolta.
Il 23 novembre 1999 Gaetano
Badalamenti rinuncia alla udienza preliminare e chiede il giudizio
immediato. Nell'udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo
chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro
Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in
video-conferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il
21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le
richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di
Rifondazione comunista e dell'Ordine dei giornalisti.
Nel 1998
presso la Commissione parlamentare antimafia si costituisce un Comitato
sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 viene approvata una relazione
sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio
delle indagini, pubblicata successivamente nel volume Peppino
Impastato: anatomia di un depistaggio. Nel settembre del 2000 esce il
film I cento passi che ha fatto conoscere Peppino al grande pubblico. Il
5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole
e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano
Badalamenti è stato condannato all'ergastolo. Badalamenti e Palazzolo
sono successivamente deceduti.
Il 7 dicembre 2004 è morta
Felicia Bartolotta, madre di Peppino. Nel 2011 casa Badalamenti,
confiscata, è stata assegnata all'Associazione Casa Memoria "Felicia e
Peppino Impastato" e all'Associazione "Peppino Impastato". Nel 2011 la
Procura di Palermo ha riaperto le indagini sul depistaggio. Nell'aprile
del 2012 esce una nuova edizione del volume Peppino Impastato: anatomia
di un depistaggio.
Bibliografia su Giuseppe Impastato
Felicia Bartolotta Impastato, con Anna Puglisi e Umberto Santino, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986, 2000, 2003.
Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli. Peppino Impastato, una vita contro la mafia, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995, 2002, 2008.
Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio. Atti relativi all'omicidio di Giuseppe Impastato, Centro Impastato, Palermo 1998.
Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio,
Relazione della Commissione parlamentare antimafia presentata da
Giovanni Russo Spena, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006, Editori Riuniti
University Press, Roma 2012.
Giuseppe Impastato, Lunga è la notte. Poesie, scritti, documenti, a cura di Umberto Santino, Centro Impastato, Palermo 2002-2008.
Anna Puglisi - Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, Centro Impastato, Palermo 2005, 2007.
Umberto Santino (a cura di), Chi ha ucciso Peppino Impastato. Le sentenze di condanna dei mandanti del delitto, Centro Impastato, Palermo 2008.
Centro Impastato, Mostra fotografica Peppino Impastato. Ricordare per continuare. Cartella catalogo, Palermo 2006.
Guido Orlando e Salvo Vitale (a cura di), Onda pazza + DVD, Stampa Alternativa, Viterbo 2008.
Peppino Impastato e i suoi compagni, Radio Aut. Materiali di un'esperienza di controinformazione, Edizioni Alegre, Roma 2008.
Onda pazza 2 su Terrasini + CD, Stampa Alternativa, Viterbo 2010.
Giovanni Impastato con Franco Vassia, Resistere a Mafiopoli. La storia di mio fratello Peppino Impastato, prefazione di Umberto Santino, Stampa Alternativa, Viterbo 2009.
CD Amore non ne avremo. 26 canzoni per Peppino Impastato, Centro Impastato, il manifesto, Roma 2008.
la biografia, dal Centro Peppino Impastato
Fonte
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