Tutti confusi, tutti indecisi. Sulla Siria appare sempre più difficile trovare punti fermi. L'Unione Europea si divide sulle armi ai ribelli,
le opposizioni sulla partecipazione o meno alla conferenza Kerry-Lavrov,
il governo siriano accetta ma "in via di principio".
Intanto, la guerra civile si allarga e lambisce il Libano: ieri due
missili hanno colpito una delle roccaforti di Hezbollah, a Sud di
Beirut, nel distretto di Mar Mikhael e in quello di Chiyah. Forse, una
sorta di avvertimento per interrompere il sostegno che Hezbollah
garantisce al regime di Damasco (reiterato solo poche ore prima dal
leader Nasrallah) e che in molti ritengono essere la ragione per
l'intensificarsi delle violenze settarie in Libano.
Sul fronte esterno, a poche settimane dalla conferenza proposta dal
segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli Esteri russo
Lavrov, la comunità internazionale vorrebbe accelerare un qualsiasi tipo
di strategia, che sia quella diplomatica o quella militare, ma le
divisioni interne alle diverse fazioni rallentano la corsa. La
Coalizione Nazionale Siriana, federazione dei gruppi di opposizione al
regime di Bashar al-Assad, ha concluso ieri la quattro giorni di
incontri a Beirut con una maggiore propensione a dare una chance al
tandem Kerry-Lavrov.
Ma a spaccare le opposizioni - e di conseguenza l'eventuale
partecipazione alla conferenza - è la conformazione della rappresentanza
all'interno della Coalizione: a Beirut si è assistito al tentativo di
rafforzare la presenza del blocco liberale e laico, riconoscendo al
leader Kilo 22 seggi (di cui alcuni da assegnare a donne e minoranze
religiose). Alla fine, ne ha ottenuti cinque, mantenendo la Coalizione
strettamente controllata da Qatar e Fratelli Musulmani.
Dal canto suo, Damasco ha già fatto sapere che prenderà parte alla
conferenza: pochi giorni fa il ministro degli Esteri siriano, Walid
Muallem, ha definito l'incontro "una buona opportunità per una soluzione
politica". Il rappresentante di Assad volerà quindi a Ginevra
perché il regime "concorda in via di principio a partecipare al
meeting". Si tratta della prima conferma ufficiale rilasciata da Damasco
ad inviare un team di negoziatori alla conferenza americana e russa.
Divisioni anche in casa Europa: oggi, dopo l'incontro a Parigi tra Kerry e i rappresentanti di Russia e Francia, i
ministri degli Esteri dei 27 si vedranno per fare il punto sulla
questione calda del rifornimento di armi ai ribelli e dell'embargo
contro Bashar al-Assad. Da una parte c'è chi ritiene che un ulteriore
ondata di armamenti intensificherebbe ancora di più il conflitto
(Francia e Gran Bretagna), chi invece pensa che sia la soluzione per
piegare definitivamente il regime (Austria e Svezia). Un piano
comune ancora non esiste, ma sicuramente se Bruxelles rendesse più
facile il rifornimento di armi ai ribelli, al tavolo dei negoziati di
giugno opposizioni e Occidente partirebbero con un punto in più rispetto
a Assad.
Fonte
Sulle conclusioni non concordo minimamente.
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