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13/05/2013

L'alleato del Pd condannato come Al Capone. L'amico di Cosentino presidente commissione giustizia

La condanna in appello per Silvio Berlusconi, Frank Agrama ed altri, per la questione fondi neri Mediaset, è arrivata con due mesi di ritardo dalla data prevista per la sentenza. Fa bene ricordare che Berlusconi, per rimandare la sentenza, è ricorso al legittimo impedimento, alla manifestazione dei parlamentari Pdl contro la procura di Milano, alle parole comprensive di Napolitano verso il leader del centrodestra successive a questa manifestazione.

Alla fine la sentenza d'appello è arrivata e conferma quella di primo grado. Berlusconi è stato condannato per fondi neri e frode fiscale. Insomma, l'alleato del Pd nel governo Letta è stato condannato come Al Capone. Non solo, Berlusconi è stato condannato per un reato, di frode fiscale, commesso quando era presidente del consiglio. Così abbiamo l'alleato del partito democratico che è stato interdetto ai pubblici uffici, verso il quale la richiesta di dimissioni dal parlamento sarebbe obbligata per il Pd, che secondo la magistratura ha frodato il fisco e lo ha fatto quando era presidente del consiglio.

Questi semplici particolari indicano, da soli, lo stato di aberrazione in cui è caduto il Pd. Non solo per difendere la suicida politica dell'eurozona, che comporta trimestri di recessione a ripetizione, ma anche avendo come alleato Berlusconi. In questo modo il partito democratico, che è diviso in una interminabile guerra tra bande, deve anche difendere gli interessi di Berlusconi. Quindi nessuno, tra gli apostoli della legalità del Pd, si sognerà di chiedere le dimissioni di Berlusconi, a seguito della interdizione ai pubblici uffici, e tanto meno di incalzarlo in parlamento sull'ineleggibilità. 

Allo stesso tempo, con la condanna alla Al Capone che sta facendo il giro del mondo, l'obiettivo della credibilità internazionale del governo Pd-Pdl sembra irrimediabilmente compromesso. Intanto, a difesa degli interessi di Berlusconi, al senato Nitto Palma è diventato presidente della commissione giustizia. Eppure a gennaio Nitto Palma era talmente amareggiato che meditava le dimissioni anche se eletto. Motivo? Il trattamento subito dall'amico "Nicola" nell'esclusione dalle liste elettorali del Pdl. "Nicola" altri non era che Nick Cosentino, il parlamentare Pdl pluri inquisito per camorra. Nitto Palma quindi parlava, era appena il gennaio di quest'anno, dell'ingiustizia subita da Nicola che, in qualche modo, poteva essere riparata con il gesto delle dimissioni dell'ex ministro della giustizia. Ma, passano le settimane, e nessuno si fa male. Complice il clima di larghe intese, di pacificazione nazionale, di "fine di una guerra civile" (quale???) e le condizioni politiche cambiano. Si comincia con la Sicilia. Miccichè viene nominato sottosegretario e si sente subito in dovere di ringraziare Marcello Dell'Utri per l'avvenuta nomina.

Ma come, questo non era un governo costruito con i voti del Pd, della sinistra della legalità? Appunto, viene da dire. Dopo pochi giorni tocca poi alla Campania. Ecco che alla delicata carica di presidente della commissione giustizia del senato troviamo, fresco di nomina, Nitto Palma, l'amico dichiarato di Nick 'o mericano. Tutti affari resi possibili dai voti del Pd. Partito allo sbando, e si vede, che barcolla cianciando di "senso di responsabilità". E dove sarebbe il senso di responsabilità? Nelle nomine di  Micciché e Nitto Palma e dalle condanne di Berlusconi. Il processo di decomposizione del partito democratico continua. A spese nostre. Ed è solo l'inizio.

p.s: Non manca la foglia di fico in chi afferma che Palma è stato eletto senza i voti del Pd. In verità con questa gente il Pd ci fa ben più di una commissione. Ci ha fatto un governo. Inguardabili, non sanno nemmeno più inventarsi le scuse.

redazione

9 maggio 2013

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