Alla fine la sentenza d'appello è
arrivata e conferma quella di primo grado. Berlusconi è stato condannato
per fondi neri e frode fiscale. Insomma, l'alleato del Pd nel governo
Letta è stato condannato come Al Capone. Non solo, Berlusconi è stato
condannato per un reato, di frode fiscale, commesso quando era
presidente del consiglio. Così abbiamo l'alleato del partito democratico
che è stato interdetto ai pubblici uffici, verso il quale la richiesta
di dimissioni dal parlamento sarebbe obbligata per il Pd, che secondo la
magistratura ha frodato il fisco e lo ha fatto quando era presidente
del consiglio.
Questi semplici particolari indicano, da
soli, lo stato di aberrazione in cui è caduto il Pd. Non solo per
difendere la suicida politica dell'eurozona, che comporta trimestri di
recessione a ripetizione, ma anche avendo come alleato Berlusconi. In
questo modo il partito democratico, che è diviso in una interminabile
guerra tra bande, deve anche difendere gli interessi di Berlusconi.
Quindi nessuno, tra gli apostoli della legalità del Pd, si sognerà di
chiedere le dimissioni di Berlusconi, a seguito della interdizione ai
pubblici uffici, e tanto meno di incalzarlo in parlamento
sull'ineleggibilità.
Allo stesso tempo, con la condanna alla
Al Capone che sta facendo il giro del mondo, l'obiettivo della
credibilità internazionale del governo Pd-Pdl sembra irrimediabilmente
compromesso. Intanto, a difesa degli interessi di Berlusconi, al senato
Nitto Palma è diventato presidente della commissione giustizia. Eppure a gennaio Nitto Palma era talmente amareggiato che meditava le
dimissioni anche se eletto. Motivo? Il trattamento subito dall'amico
"Nicola" nell'esclusione dalle liste elettorali del Pdl. "Nicola" altri
non era che Nick Cosentino, il parlamentare Pdl pluri inquisito per
camorra. Nitto Palma quindi parlava, era appena il gennaio di
quest'anno, dell'ingiustizia subita da Nicola che, in qualche modo,
poteva essere riparata con il gesto delle dimissioni dell'ex ministro
della giustizia. Ma, passano le settimane, e nessuno si fa male.
Complice il clima di larghe intese, di pacificazione nazionale, di "fine
di una guerra civile" (quale???) e le condizioni politiche cambiano. Si
comincia con la Sicilia. Miccichè viene nominato sottosegretario e si
sente subito in dovere di ringraziare Marcello Dell'Utri per l'avvenuta
nomina.
Ma come, questo non era un governo
costruito con i voti del Pd, della sinistra della legalità? Appunto,
viene da dire. Dopo pochi giorni tocca poi alla Campania. Ecco che alla
delicata carica di presidente della commissione giustizia del senato
troviamo, fresco di nomina, Nitto Palma, l'amico dichiarato di Nick 'o
mericano. Tutti affari resi possibili dai voti del Pd. Partito allo
sbando, e si vede, che barcolla cianciando di "senso di
responsabilità". E dove sarebbe il senso di responsabilità? Nelle nomine
di Micciché e Nitto Palma e dalle condanne di Berlusconi. Il processo
di decomposizione del partito democratico continua. A spese nostre. Ed è
solo l'inizio.
p.s: Non manca la foglia di fico in chi
afferma che Palma è stato eletto senza i voti del Pd. In verità con
questa gente il Pd ci fa ben più di una commissione. Ci ha fatto un
governo. Inguardabili, non sanno nemmeno più inventarsi le scuse.
redazione
9 maggio 2013
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