Il rischio è quello di un’evidente forzatura per il definitivo
scorporo della rete. Grazie alla privatizzazione abbiamo assistito al
lento declino e relativo disfacimento sia di strutture di ricerca, asset
e capacità tecniche che tenevano su uno dei "gioielli di famiglia" del
paese.
Mentre sono in corso le valutazioni e approfondimenti per una
possibile integrazione con H3G di proprietà Cinese (Hutchison Whampoa),
l'autorità Antitrust
ha comminato 103 milioni di euro di multa a Telecom Italia per abuso di
posizione dominante, perché avrebbe ritardato colpevolmente
l'attivazione di clienti degli altri gestori, suoi concorrenti.
Guarda caso la cifra di 103 milioni di euro della maxi multa corrisponde più o meno alla cifra che Telecom Italia pensava di risparmiare nel 2014 grazie alla cessione di La7, ed è molto di più alta del risparmio di 80 milioni di euro previsto per quest’anno, in virtù dei contratti di solidarietà strappati ai sindacati nelle scorse settimane.
Il presidente esecutivo di Telecom Italia Franco Bernabè, prima della maxi multa, dichiarava nel corso del cda del 23 maggio che si sarebbero
valutati i benefici di un’eventuale progetto di separazione della Rete.
Non si può negare che l'iniziativa dell'Antitrust possa influire, e
non poco, su Telecom Italia e sul governo Letta (governo della
pacificazione) al fine dell’accelerazione dei lavori sul fronte dello
scorporo della rete, influenzando la trattativa in corso sul reale
valore della rete: Telecom Italia le attribuisce un valore di 15
miliardi mentre la Cassa Depositi e Prestiti
la valuta non più di 11 miliardi, con il serio rischio che il gruppo di
Hong Kong, porterebbe diventare il nuovo azionista di riferimento di
Telecom Italia.
Sicuramente Telecom Italia, grazie alla vendita di parte della rete
(che dovrebbe comprendere come perimetro il tratto che va dalla centrale
fino all'utente finale), finalizza l’obbiettivo dell’abbattimento del
suo debito di circa 30 miliardi di euro che comunque, sembra di capire
dalle dichiarazioni, non dovrebbe mettere a rischio il controllo
assoluto del capitale da parte di Telecom della newco.
Plausibile è anche l’ipotesi che l’attuale azionista spagnolo di
riferimento Telefonica, attenda che Telecom Italia vada vicina al
collasso per poi farsi da parte in cambio del gioiello Tim Brasil a
prezzi contenuti.
Fino a 13 anni fa Telecom Italia era uno dei maggiori player mondiali, ma adesso?
Ormai ne rimane un triste ricordo, tutto è stato buttato alle ortiche
per interessi speculativi con il serio rischio di far fare a Telecom
Italia, tenuto conto delle simili dinamiche, la stessa fine di aziende
come Parmalat e Alitalia, assicurando comunque dorate buonuscite
all’attuale management così come Buora, Ruggiero, e tanti altri, cambia
la forma ma la sostanza è la stessa.
La missione industriale di Telecom Italia anche per l’interesse del
sistema paese, non ha più interessato nessuno da diversi anni, grazie
alla privatizzazione abbiamo assistito al lento declino e relativo
disfacimento sia di strutture di ricerca, asset e capacità tecniche che
tenevano su l’azienda.
Già 35.000 dipendenti hanno un contratto di solidarietà e per altri si prepara nella migliore delle ipotesi un esodo.
Sicuramente i dipendenti Telecom sono destinati ad assottigliarsi ancor più per favorire qualche operatore estero.
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