In Italia il
nocciolo della questione sta nel fatto che un figlio di immigrato, nato e
residente in Italia da anni deve attendere il compimento del 18esimo
anno per iniziare le pratiche di acquisizione di cittadinanza che poi
dureranno altri 4 anni. Una situazione assurda per chi ormai da anni
vive in Italia ed ha fatto gli stessi percorsi formativi di coloro che
sono nati in ospedale insieme a lui. Quello di Balotelli è stato il caso
più eclatante. Nato da immigrati ghanesi e adottato da una famiglia
bresciana non ha mai potuto giocare in nazionale fino alla fine delle
pratiche di acquisizione della nazionalità iniziate dopo il compimento
del 18esimo anno.
L'argomento è
dunque quanto uno deve aspettare per acquisire la cittadinanza e quindi
avere diritti politici e civili. Niente a che vedere con le invasioni
barbariche se la questione viene affrontata prevedendo leggi che
prendono in considerazione precisi requisiti di acquisizione come
avviene in molti altri paesi. Purtroppo, ed è un problema comunicativo
anche della cosiddetta sinistra, l'argomento spesso viene posto in
termini assoluti per cui l'interlocutore comprende che una simile legge
comporterebbe, per di più in una sistuazione di crisi come questa, una
specie di invasione e di aggravio per una popolazione già piena di
problemi.
Proviamo dunque a guardare cosa succede ora in Italia e cosa accade negli altri paesi.
Nell'Italia
che si confronta quotidianamente con le "seconde generazioni", cioè
figli di immigrati nati in Italia, l'acquisizione della nazionalità è
disciplinata dalla legge n. 91 del 1992 considerata come una delle più
restrittive in Europa. In Italia, infatti, come in quasi tutti i paesi
europei vige lo "ius sanguinis" (cioè l'acquisto di
cittadinanza per discendenza di sangue) ma negli altri paesi è molto
più semplice acquisire la nazionalità per una straniero nato sul
territorio dello stato. La Germania, ad esempio, si è adeguata
al fenomeno delle "seconde generazioni": dopo il 2000 se un bambino
nasce sul territorio tedesco da genitori stranieri, può avere
la nazionalità tedesca se un genitore ha il permesso di soggiorno permanente da almeno 3 anni e residente da almeno 8. In Francia invece vige lo "ius soli" (acquisizione della cittadinanza per nascita sul territorio) dal 1515 anche se con determinate condizioni.
In Italia uno straniero per poter aver
diritto a richiedere la cittadinanza, deve dimostrare la residenza
ininterrotta e regolare per 10 anni dimostrando di percepire un reddito
dichiarato che garantisca l’autosufficienza di circa 8.000 € l’anno,
11.000 € con un coniuge a carico più 516 € per ciascun figlio se ce ne
sono. Esistono, però, alcune deroghe. Infatti, possono bastare 4 anni di
residenza per i cittadini appartenenti ad uno Stato dell’Unione
Europea; 5 anni per gli apolidi ed i rifugiati. La legge prevede che la
procedura attraverso la quale ottenere la concessione, deve durare 730
giorni, cioè due anni. In realtà, gli anni che trascorrono non sono
meno di quattro. Per i loro figli, nati in Italia, però non ci sono
scorciatoie se non l'attesa della maggiore età. Il figlio di stranieri
nato nel territorio italiano, infatti ha la possibilità di chiedere la
cittadinanza al compimento del diciottesimo anno d’età per poi
riceverla negli anni successivi. Ma ci sono due elementi che rendono la
legislazione italiana estremamente rigida ed ingiusta: in primis il
ragazzo deve aver vissuto ininterrottamente
per 18 anni in Italia. Basta andare via anche per un breve periodo e il
diritto scompare. E poi al compimento del 18esimo anno ha solo 12 mesi
per fare domanda. Altro che Ius soli, qui siamo al medioevo della
burocrazia anche sulla legislazione vigente dello Ius sanguinis!
In generale lo ius soli, determinando
l’allargamento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul
territorio dello stato, è stato adottato da paesi come Stati Uniti,
Argentina, Brasile e Canada con una forte immigrazione e vasto
territorio. Al contrario, lo ius sanguinis, tutelando i diritti
dei discendenti degli emigrati è spesso adottato da paesi a forte
emigrazione storica (Irlanda, Italia, Israele) o da ridelimitazioni dei
confini (molti paesi dell'est Europa, Italia, ex Yugoslavia,
Finlandia). In Italia la questione degli emigrati storici si può vedere
anche a livello elettorale: alle elezioni politiche possono votare
emigrati all'estero di terza o quarta generazione che non sanno nemmeno
dov'è l'Italia mentre immigrati di lunga residenza sul territorio
italiano, che lavorano e pagano le tasse in Italia, non hanno nessun
diritto politico.
In generale, in Europa, la regola è lo
Ius sanguinis ma lo Ius soli viene disciplinato in modo più giusto e
dettagliato secondo fattispecie e situazioni diverse e concrete. In
Italia la parte riguardante l'acquisizione della nazionalità invece è
molto rigida e complessa e non tiene conto dei cambiamenti avvenuti a
livello sociale e demografico.
Comunque prima di parlare dello Ius soli
sarebbe bene concentrarsi su altri temi legati all'immigrazione visto
che viviamo in un paese dove vige sempre la Bossi-Fini, il ricatto del
lavoro, lo sfruttamento dei braccianti e la clandestinità come schiavitù
e ricatto per la competizione delle imprese italiane. Un sistema dove
l'immigrazione non è mai stata gestita e tutelata e che ha prodotto la
clandestinità e i Cie come risultato ultimo di queste scelte criminali.
Per senza soste, Franco Marino - 10 maggio 2013
Di seguito una carrellata fatta da
Apcom nel 2006 sulle modalità di acquisto della nazionalità nei paesi a
forte immigrazione. Come si può vedere, lo Ius soli è l'eccezione che
però, a differenza che in Italia, è disciplinata in modo migliore.
L’acquisto
della cittadinanza per "ius soli", cioè per nascita sul territorio
nazionale, varia fortemente nei principali paesi dell’Unione europea e
negli Stati Uniti. Ecco una scheda con i principi fondanti delle
legislazioni di alcuni paesi a forte immigrazione.
Gran Bretagna -
Acquista la nazionalità britannica chi nasce sul territorio britannico
anche da un solo genitore che sia già cittadino britannico al momento
della nascita, o che è legalmente residente nel paese a certe
condizioni (si deve possedere l’’Indefinite leave to remain’ (Ilr),
oppure ’Right of Abode’). La nazionalità si può anche acquistare per
"ius sanguinis", cioè per discendenza, ma solo se almeno uno dei
genitori è già cittadino britannico, a sua volta non per ius sanguinis.
Per la naturalizzazione, se si è sposati a un cittadino britannico, è
sufficiente avere l’Ilr ed essere stato legalmente residente almeno tre
anni. Altrimenti servono cinque anni di residenza legale. In entrambi i
casi si deve passare un test di conoscenza della lingua e cultura
britannica.
Francia - Si è francesi
per nascita in Francia se i genitori sono entrambi francesi, anche se
naturalizzati. Chi è nato invece da cittadini stranieri, se ha avuto
almeno 5 anni di residenza in Francia dall’età di 11 anni e ne fa
richiesta alla maggiore età (18 anni), può acquisire la cittadinanza. Si
può diventare cittadini francesi per ius sanguinis se si è figli di un
cittadino francese, indipendentemente dalla nascita del genitore in
Francia o meno. Il processo di naturalizzazione (che non è automatico)
richiede almeno cinque anni di residenza, ma si riduce a due per chi ha
studiato in una "Grand Ecole". I cittadini di alcuni paesi francofoni
possono vedersi condonato il periodo di residenza obbligatorio. In poche
parole nell'Unione europea, la Francia è l'unica a riconoscere la
cittadinanza a stranieri nati entro i confini, ma solo se anche i
genitori sono nati in Francia.
Germania - In
generale, la cittadinanza si acquista per ius sanguinis. Tuttavia, i
bambini nati dal primo gennaio del 2000 sul territorio tedesco da
genitori non tedeschi acquisiscono la nazionalità se almeno uno dei due
genitori ha il permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni ed è
residente in Germania da almeno 8 anni. Queste persone devono però
fare richiesta esplicita per ottenere la cittadinanza entro i 23 anni. I
figli di anche solo un genitore tedesco (dal 1975) sono generalmente
cittadini tedeschi, indipendentemente dal fatto che il genitore sia nato
in Germania oppure naturalizzato. Dal 1999, se il genitore è tedesco
ma anch’egli nato fuori dalla Germania, è necessaria una registrazione
come cittadino tedesco entro 12 mesi dalla nascita.
La naturalizzazione si può ottenere dopo 8 anni di residenza legale e permanente, ma solo dopo un approfondito esame di conoscenza linguistica e a patto di dimostrare la propria autosufficienza economica. Generalmente la naturalizzazione implica la rinucia ad altre nazionalità, tranne che per altri paesi Ue a condizione di reciprocità. Eccezioni sono vigenti per chi è sposato con un cittadino tedesco, che può fare domanda di naturalizzazione dopo tre anni, se il matrimonio dura da almeno due anni. Inoltre, il superamento di speciali "corsi di integrazione" può far ridurre a 7 il numero di anni di residenza necessari.
La naturalizzazione si può ottenere dopo 8 anni di residenza legale e permanente, ma solo dopo un approfondito esame di conoscenza linguistica e a patto di dimostrare la propria autosufficienza economica. Generalmente la naturalizzazione implica la rinucia ad altre nazionalità, tranne che per altri paesi Ue a condizione di reciprocità. Eccezioni sono vigenti per chi è sposato con un cittadino tedesco, che può fare domanda di naturalizzazione dopo tre anni, se il matrimonio dura da almeno due anni. Inoltre, il superamento di speciali "corsi di integrazione" può far ridurre a 7 il numero di anni di residenza necessari.
Olanda - Anche
in Olanda, in generale la nascita sul territorio non garantisce la
cittadinanza. Invece chi è nato dopo il 1985 da un padre o madre
olandesi e sposati, o da madre olandese non sposata, acquista
automaticamente la nazionalità olandese, anche se nasce fuori dal
territorio. La naturalizzazione semplificata (c.d. opzione) è possibile
per chi è nato in Olanda, le Antille olandesi o Aruba, ed è stato
residente dalla nascita o per tre anni ininterrottamente, o in un’altra
serie di casi fra cui il matrimonio con un cittadino olandese che dura
da almeno tre anni. Questa procedura non comporta l’obbligo di rinuncia
a cittadinanze straniere. La naturalizzazione non semplificata prevede
la necessità di avere almeno 18 anni, un permesso di soggiorno
permanente, 5 anni di residenza ininterrotta (con diverse eccezioni),
l’assenza di misure penali a carico negli ultimi 4 anni e il
superamento di un test linguistico e culturale.
Spagna - La
cittadinanza si acquisisce per nascita da padre o madre spagnola, oppure
per nascita sul territorio anche da cittadini stranieri, di cui però
almeno uno deve essere nato anch’esso in Spagna. Per naturalizzazione,
dopo residenza legale per 10 anni, ma questo tempo viene ridotto a due
anni per i cittadini di paesi iberoamericani e altri paesi con legami
particolari con la Spagna. Il tempo si riduce a un anno in caso di
nascita sul territorio nazionale o matrimonio con un cittadino spagnolo.
Svizzera -
Acquista la cittadinanza (che sia nato o meno in Svizzera) chi è figlio
di padre o madre svizzeri, se sposati, o di sola madre svizzera, se i
genitori non sono sposati. Lo ius soli in sé non conferisce il diritto
di cittadinanza. Chi è sposato con un cittadino svizzero può essere
naturalizzato con procedura semplificata, se è stato sposato almeno 3
anni e risiede in Svizzera da almeno 5 anni, ma deve dimostrare la sua
integrazione con "lo stile vita svizzero". La naturalizzazione è
possibile per chi ha un permesso di soggiorno permanente ed è vissuto in
Svizzera per 12 anni. Si deve parlare bene una delle quattro lingue
nazionali e dimostrare la propria integrazione nel sistema di vita
svizzero.
Stati Uniti -
Sì al ’ius soli’: chi nasce negli Stati Uniti è cittadino americano, a
meno che non sia figlio di diplomatici stranieri residenti,
indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. E’ anche cittadino
americano chi nasce all’estero se entrambi i genitori sono americani e
almeno uno è stato residente negli Usa. Basta anche un solo genitore
americano se è vissuto almeno 5 anni negli Usa prima della nascita di
cui almeno 2 dopo il 14mo anno d’età. Si può diventare anche americani
per naturalizzazione: dopo il 18mo anno di età, se si è in possesso di
un permesso di soggiorno permanente negli Usa e si è vissuti negli Stati
uniti per cinque anni meno 90 giorni dalla data della richiesta. Gli
anni sono ridotti a tre meno 90 giorni se il permesso di soggiorno è
stato acquisito per matromonio con un cittadino americano.
Nessun commento:
Posta un commento