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13/05/2013

Ius soli: un dibattito falsato. Ecco come si acquista la cittadinanza in europa e nel mondo

In questi giorni si è scatenata la solita canea sullo "Ius soli", parola latina che indica l'acquisizione di cittadinanza dovuta alla nascita sul suolo italiano. Le parole di Grillo sul fatto che in Italia lo Ius Soli esiste (un incrocio fra una falsità e una forzatura per far capire altro) hanno scatenato le polemiche da sinistra. Come sempre si tratta di approcci che non spiegano cosa c'è in gioco, che non aprono dibattiti sui modelli e sulle trasformazioni ma si tratta di prese di posizione che sembrano più da tifosi, tanto che chi ascolta non capisce la reale portata della questione. Nell'immaginario popolare, infatti, si pensa che ci saranno le file alle frontiere di mamme partorienti che appena superata la linea di confine partoriranno un figlio italiano. I modelli e le leggi invece sono cose complesse per cui a volta basta parlare delle questioni in termini diversi per farsi capire e far capire (ed anche a "sinistra" spesso ci sono i tifosi che non sanno farsi capire).
In Italia il nocciolo della questione sta nel fatto che un figlio di immigrato, nato e residente in Italia da anni deve attendere il compimento del 18esimo anno per iniziare le pratiche di acquisizione di cittadinanza che poi dureranno altri 4 anni. Una situazione assurda per chi ormai da anni vive in Italia ed ha fatto gli stessi percorsi formativi di coloro che sono nati in ospedale insieme a lui. Quello di Balotelli è stato il caso più eclatante. Nato da immigrati ghanesi e adottato da una famiglia bresciana non ha mai potuto giocare in nazionale fino alla fine delle pratiche di acquisizione della nazionalità iniziate dopo il compimento del 18esimo anno.
L'argomento è dunque quanto uno deve aspettare per acquisire la cittadinanza e quindi avere diritti politici e civili. Niente a che vedere con le invasioni barbariche se la questione viene affrontata prevedendo leggi che prendono in considerazione precisi requisiti di acquisizione come avviene in molti altri paesi. Purtroppo, ed è un problema comunicativo anche della cosiddetta sinistra, l'argomento spesso viene posto in termini assoluti per cui l'interlocutore comprende che una simile legge comporterebbe, per di più in una sistuazione di crisi come questa, una specie di invasione e di aggravio per una popolazione già piena di problemi.
Proviamo dunque a guardare cosa succede ora in Italia e cosa accade negli altri paesi.
 
Nell'Italia che si confronta quotidianamente con le "seconde generazioni", cioè figli di immigrati nati in Italia, l'acquisizione della nazionalità è disciplinata dalla legge  n. 91 del 1992 considerata come una delle più restrittive in Europa. In Italia, infatti, come in quasi tutti i paesi europei vige lo "ius sanguinis" (cioè l'acquisto di cittadinanza per discendenza di sangue) ma negli altri paesi è molto più semplice acquisire la nazionalità per una straniero nato sul territorio dello stato. La Germania, ad esempio, si è adeguata al fenomeno delle "seconde generazioni": dopo il 2000 se un bambino nasce sul territorio tedesco da genitori stranieri, può avere la nazionalità tedesca se un genitore ha il permesso di soggiorno permanente da almeno 3 anni e residente da almeno 8. In Francia invece vige lo "ius soli" (acquisizione della cittadinanza per nascita sul territorio) dal 1515 anche se con determinate condizioni.

In Italia uno straniero per poter aver diritto a richiedere la cittadinanza, deve dimostrare la residenza ininterrotta e regolare per 10 anni dimostrando di percepire un reddito dichiarato che garantisca l’autosufficienza di circa 8.000 € l’anno, 11.000 € con un coniuge a carico più 516 € per ciascun figlio se ce ne sono. Esistono, però, alcune deroghe. Infatti, possono bastare 4 anni di residenza per i cittadini appartenenti ad uno Stato dell’Unione Europea; 5 anni per gli apolidi ed i rifugiati. La legge prevede che la procedura attraverso la quale ottenere la concessione, deve durare 730 giorni, cioè due anni. In realtà, gli anni che trascorrono non sono meno di quattro. Per i loro figli, nati in Italia, però non ci sono scorciatoie se non l'attesa della maggiore età. Il figlio di stranieri nato nel territorio italiano, infatti ha la possibilità di chiedere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno d’età per poi riceverla negli anni successivi. Ma ci sono due elementi che rendono la legislazione italiana estremamente rigida ed ingiusta: in primis il ragazzo deve aver vissuto ininterrottamente per 18 anni in Italia. Basta andare via anche per un breve periodo e il diritto scompare. E poi al compimento del 18esimo anno ha solo 12 mesi per fare domanda. Altro che Ius soli, qui siamo al medioevo della burocrazia anche sulla legislazione vigente dello Ius sanguinis!

In generale lo ius soli, determinando l’allargamento della cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul territorio dello stato, è stato adottato da paesi come Stati Uniti, Argentina, Brasile e Canada con una forte immigrazione e vasto territorio. Al contrario, lo ius sanguinis, tutelando i diritti dei discendenti degli emigrati è spesso adottato da paesi a forte emigrazione storica (Irlanda, Italia, Israele) o da ridelimitazioni dei confini (molti paesi dell'est Europa, Italia, ex Yugoslavia, Finlandia). In Italia la questione degli emigrati storici si può vedere anche a livello elettorale: alle elezioni politiche possono votare emigrati all'estero di terza o quarta generazione che non sanno nemmeno dov'è l'Italia mentre immigrati di lunga residenza sul territorio italiano, che lavorano e pagano le tasse in Italia, non hanno nessun diritto politico.

In generale, in Europa, la regola è lo Ius sanguinis ma lo Ius soli viene disciplinato in modo più giusto e dettagliato secondo fattispecie e situazioni diverse e concrete. In Italia la parte riguardante l'acquisizione della nazionalità invece è molto rigida e complessa e non tiene conto dei cambiamenti avvenuti a livello sociale e demografico.

Comunque prima di parlare dello Ius soli sarebbe bene concentrarsi su altri temi legati all'immigrazione visto che viviamo in un paese dove vige sempre la Bossi-Fini, il ricatto del lavoro, lo sfruttamento dei braccianti e la clandestinità come schiavitù e ricatto per la competizione delle imprese italiane. Un sistema dove l'immigrazione non è mai stata gestita e tutelata e che ha prodotto la clandestinità e i Cie come risultato ultimo di queste scelte criminali.

Per senza soste, Franco Marino - 10 maggio 2013

Di seguito una carrellata fatta da Apcom nel 2006 sulle modalità di acquisto della nazionalità nei paesi a forte immigrazione. Come si può vedere, lo Ius soli è l'eccezione che però, a differenza che in Italia, è disciplinata in modo migliore.
L’acquisto della cittadinanza per "ius soli", cioè per nascita sul territorio nazionale, varia fortemente nei principali paesi dell’Unione europea e negli Stati Uniti. Ecco una scheda con i principi fondanti delle legislazioni di alcuni paesi a forte immigrazione.

Gran Bretagna - Acquista la nazionalità britannica chi nasce sul territorio britannico anche da un solo genitore che sia già cittadino britannico al momento della nascita, o che è legalmente residente nel paese a certe condizioni (si deve possedere l’’Indefinite leave to remain’ (Ilr), oppure ’Right of Abode’). La nazionalità si può anche acquistare per "ius sanguinis", cioè per discendenza, ma solo se almeno uno dei genitori è già cittadino britannico, a sua volta non per ius sanguinis. Per la naturalizzazione, se si è sposati a un cittadino britannico, è sufficiente avere l’Ilr ed essere stato legalmente residente almeno tre anni. Altrimenti servono cinque anni di residenza legale. In entrambi i casi si deve passare un test di conoscenza della lingua e cultura britannica.

Francia - Si è francesi per nascita in Francia se i genitori sono entrambi francesi, anche se naturalizzati. Chi è nato invece da cittadini stranieri, se ha avuto almeno 5 anni di residenza in Francia dall’età di 11 anni e ne fa richiesta alla maggiore età (18 anni), può acquisire la cittadinanza. Si può diventare cittadini francesi per ius sanguinis se si è figli di un cittadino francese, indipendentemente dalla nascita del genitore in Francia o meno. Il processo di naturalizzazione (che non è automatico) richiede almeno cinque anni di residenza, ma si riduce a due per chi ha studiato in una "Grand Ecole". I cittadini di alcuni paesi francofoni possono vedersi condonato il periodo di residenza obbligatorio. In poche parole nell'Unione europea, la Francia è l'unica a riconoscere la cittadinanza a stranieri nati entro i confini, ma solo se anche i genitori sono nati in Francia.

Germania - In generale, la cittadinanza si acquista per ius sanguinis. Tuttavia, i bambini nati dal primo gennaio del 2000 sul territorio tedesco da genitori non tedeschi acquisiscono la nazionalità se almeno uno dei due genitori ha il permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni ed è residente in Germania da almeno 8 anni. Queste persone devono però fare richiesta esplicita per ottenere la cittadinanza entro i 23 anni. I figli di anche solo un genitore tedesco (dal 1975) sono generalmente cittadini tedeschi, indipendentemente dal fatto che il genitore sia nato in Germania oppure naturalizzato. Dal 1999, se il genitore è tedesco ma anch’egli nato fuori dalla Germania, è necessaria una registrazione come cittadino tedesco entro 12 mesi dalla nascita.
La naturalizzazione si può ottenere dopo 8 anni di residenza legale e permanente, ma solo dopo un approfondito esame di conoscenza linguistica e a patto di dimostrare la propria autosufficienza economica. Generalmente la naturalizzazione implica la rinucia ad altre nazionalità, tranne che per altri paesi Ue a condizione di reciprocità. Eccezioni sono vigenti per chi è sposato con un cittadino tedesco, che può fare domanda di naturalizzazione dopo tre anni, se il matrimonio dura da almeno due anni. Inoltre, il superamento di speciali "corsi di integrazione" può far ridurre a 7 il numero di anni di residenza necessari.

Olanda - Anche in Olanda, in generale la nascita sul territorio non garantisce la cittadinanza. Invece chi è nato dopo il 1985 da un padre o madre olandesi e sposati, o da madre olandese non sposata, acquista automaticamente la nazionalità olandese, anche se nasce fuori dal territorio. La naturalizzazione semplificata (c.d. opzione) è possibile per chi è nato in Olanda, le Antille olandesi o Aruba, ed è stato residente dalla nascita o per tre anni ininterrottamente, o in un’altra serie di casi fra cui il matrimonio con un cittadino olandese che dura da almeno tre anni. Questa procedura non comporta l’obbligo di rinuncia a cittadinanze straniere. La naturalizzazione non semplificata prevede la necessità di avere almeno 18 anni, un permesso di soggiorno permanente, 5 anni di residenza ininterrotta (con diverse eccezioni), l’assenza di misure penali a carico negli ultimi 4 anni e il superamento di un test linguistico e culturale.

Spagna - La cittadinanza si acquisisce per nascita da padre o madre spagnola, oppure per nascita sul territorio anche da cittadini stranieri, di cui però almeno uno deve essere nato anch’esso in Spagna. Per naturalizzazione, dopo residenza legale per 10 anni, ma questo tempo viene ridotto a due anni per i cittadini di paesi iberoamericani e altri paesi con legami particolari con la Spagna. Il tempo si riduce a un anno in caso di nascita sul territorio nazionale o matrimonio con un cittadino spagnolo.

Svizzera - Acquista la cittadinanza (che sia nato o meno in Svizzera) chi è figlio di padre o madre svizzeri, se sposati, o di sola madre svizzera, se i genitori non sono sposati. Lo ius soli in sé non conferisce il diritto di cittadinanza. Chi è sposato con un cittadino svizzero può essere naturalizzato con procedura semplificata, se è stato sposato almeno 3 anni e risiede in Svizzera da almeno 5 anni, ma deve dimostrare la sua integrazione con "lo stile vita svizzero". La naturalizzazione è possibile per chi ha un permesso di soggiorno permanente ed è vissuto in Svizzera per 12 anni. Si deve parlare bene una delle quattro lingue nazionali e dimostrare la propria integrazione nel sistema di vita svizzero.

Stati Uniti - Sì al ’ius soli’: chi nasce negli Stati Uniti è cittadino americano, a meno che non sia figlio di diplomatici stranieri residenti, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. E’ anche cittadino americano chi nasce all’estero se entrambi i genitori sono americani e almeno uno è stato residente negli Usa. Basta anche un solo genitore americano se è vissuto almeno 5 anni negli Usa prima della nascita di cui almeno 2 dopo il 14mo anno d’età. Si può diventare anche americani per naturalizzazione: dopo il 18mo anno di età, se si è in possesso di un permesso di soggiorno permanente negli Usa e si è vissuti negli Stati uniti per cinque anni meno 90 giorni dalla data della richiesta. Gli anni sono ridotti a tre meno 90 giorni se il permesso di soggiorno è stato acquisito per matromonio con un cittadino americano.

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