Il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, parlando alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato, ha chiesto maggiori investimenti nel settore militare (F-35
in primis) non per ragioni di sicurezza nazionale, ma per non perdere
il prestigio derivante dalla partecipazione alle missioni di guerra.
L’ammiraglio ha chiesto il Parlamento ad autorizzare “con la massima
urgenza” lo stanziamento di adeguate risorse “per l’ammodernamento dei
mezzi e l’addestramento degli uomini” e per continuare a godere de
“l’apprezzamento dei Paesi alleati per l’opera fornita dall’Italia nelle
missioni all’estero” in quanto “strumento privilegiato di politica
estera”. Anche perché, ha buttato lì l’ammiraglio, “non si può
escludere” la necessità di nuovi interventi militari in Paesi a noi
molto vicini. Un chiaro riferimento alla Libia.
Non poteva mancare il richiamo al programma-feticcio che ossessiona la Difesa: i cacciabombardieri F-35.
“Gli F-35 sono necessari – ha spiegato l’ammiraglio alle commissioni –
per continuare a concorrere alle future azioni della Nato, dell’Ue e
delle Nazioni Unite. Senza interoperabilità il sistema difesa italiano
viene escluso. Quindi la domanda è se il sistema difesa italiano voglia
ancora contribuire e fare la sua parte oppure no, e questo è un problema
politico”.
Se per il capo di stato maggiore gli F-35 sono un’arma di politica estera, per il ministro della Difesa, Mario Mauro,
i nuovi cacciabombardieri sono un taumaturgico strumento di pace.
Intervistato dal Messaggero, il ministro spiega: “Sistemi di difesa
avanzati come gli F-35 servono per fare la pace” e quindi “le forze
armate italiane, attraverso l’acquisizione di un jet che nasce da un
progetto di ricerca (mica sotto un cavolo! ndr), garantiscono la difesa
della pace”, concludendo che “gli F-35 saranno l’egida della pace e non
uno sfizio da toglierci”.
Anche per il ministro della Difesa Mauro – intervistato dal Messaggero
– gli F-35 sono una necessità legata alla volontà di partecipare alle
missioni militari all’estero. “Gli F-35 non sono uno sfizio, ma sistemi
di difesa avanzati che servono per fare la pace. Se vogliamo la pace
dobbiamo possedere sistemi di difesa che ci consentano di neutralizzare i
pericoli che possono insorgere in conflitti che magari sono distanti
migliaia di chilometri da casa nostra. L’Italia è una grande potenza e
questo ci obbliga ad assumerci le nostre responsabilità”.
Fonte
Siamo al delirio totale, ma anche al definitivo sdoganamento di un fatto risaputo da secoli. Armi e guerre sono mera espressione di becerissimo celodurismo, di invidia penis della peggior specie.
Altro che fate l'amore e non la guerra, gente come l'ammiraglio Mantelli probabilmente non sa nemmeno com'è fatta una figa e si consola col buco della canna d'un fucile.
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