Le banche centrali stampano soldi, tenendo in vita la finanza globale e
quindi i titoli di stato e i mercati azionari. Ma l'economia reale va in
direzione opposta. La "bolla" è sempre qui, sulla nostra testa.
Se uno ha studiato e segue con attenzione la sua materia, alla
fine ragiona come Marx, anche se non ha mai letto Marx. Mente magari
qualcuno tra quelli che l'hanno letto – non seguendo la materia
economica nel suo farsi, giorno dopo giorno - si accontenta di recitare
formule teoriche esatte senza mai afferrarne il significato concreto.
Riducendole insomma a giaculatorie misteriche, frasette per riconoscersi
tra "iniziati". Tristemente solitari.
Vito Lops è un ottimo
giornalista de IlSole24Ore, che segue con grande continuità gli
andamenti dei mercati finanziari e per questo – senza quel di più di
ideologia ottundente che caratterizza invece gli imbonitori neoliberisti
come Alesina e/o Giavazzi – coglie i problemi insiti nell'andamento
oggettivo delle dinamiche di mercato.
A questo articolo c'è
insomma ben poco da aggiungere. Se non il fatto che, come movimenti e
strutture di classe, occorre rapidamente prendere atto della situazione e
prepararsi a vivere – conflittualmente – una stagione alquanto
terribile.
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Fantafinanza: dalla bolla subprime il cerino passa ai titoli di Stato. È saltata la percezione del rischio
di Vito Lops
La Bce ha tagliato i tassi allo 0,5% e il governatore Mario Draghi non esclude nuove manovre «se sarà necessario»
ipotizzando anche uno scenario di tassi negativi. Se a questa strategia
volta all'azzeramento dei tassi anche in Europa (che Federale Reserve e
Giappone hanno abbracciato da tempo) si unisce il dato sulla liquidità
che le banche centrali stanno immettendo sui mercati nasce un mix
potenzialmente esplosivo.
La verità è che per uscire da questa
crisi gli istituti che reggono i fili della politica monetaria stanno
raspando il fondo del barile spingendo a man bassa sulle due più potenti
cartucce a disposizione: ridurre/azzerare i tassi e iniettare nel
mercato liquidità. Non a caso dal 2006 le banche centrali hanno immesso
nel sistema 22mila miliardi di dollari. Soffermandoci sulle banche oggi
più aggressive (Fed e Bank of Japan) gli Usa stanno stampando 85
miliardi di dollari al mese (con opzione al rialzo) e il Giappone 700
miliardi l'anno. Solo nel 2013, quindi, dovrebbero far "piovere dal
cielo" altri 2mila miliardi di dollari freschi di zecca.
Soldi che gli investitori stanno canalizzando nelle forme di
investimento più aggressive a disposizione del mercato in un contesto in
cui, il progressivo azzeramento dei tassi spinge al minimo i rendimenti
delle obbligazioni e delle forme di risparmio che remunerano la
liquidità. È questo, ahinoi, il vero motivo per cui in questo momento i
bond italiani, spagnoli e compagnia bella pagano meno di quanto pagavano
prima dell'introduzione nell'euro. Perché a guardarla bene, l'economia
reale e la dirompente disoccupazione stanno da tutt'altra parte e ci
dicono che i tassi non dovrebbero essere ai minimi storici.
Gli
investitori, foraggiati da liquidità senza eguali, stanno attingendo al
pozzo dei tassi dei bond sovrani, considerati ora improvvisamente
sicuri. Ed è qui che rischia di nascere una distorsione, di quelle che
portano alle bolle finanziarie. Perché oggi più che mai è saltata la
possibilità di percepire in modo adeguato il rapporto rischio/rendimento
di un investimento. In questa fase di forte accelerazione dei prezzi
dei bond sovrani (e conseguente calo dei rendimenti che si muovono in
direzione opposta) asset class che fino a poco tempo fa erano
considerate pericolose, e scottavano nei portafogli di banche e fondi di
investimento, ispirano adesso un improvviso senso di fiducia.
L'investitore Warren Buffett ha ammesso che da un anno sta acquistando
attività europee perché considera la crisi del Vecchio Continente come
un'opportunità. Secondo il numero uno di Berkshire Hathaway, però, le
azioni sono destinate a fare meglio delle obbligazioni, anche negli Usa.
Anche se gli indici di Wall Street hanno toccato massimi storici, «i
valori non sono eccessivamente alti e saliranno ancora di molto», ha
detto Buffett, convinto che, al contrario, i titoli di Stato non siano
una buona scelta, bensì «un investimento terribile». Il problema dei
bond è che i prezzi sono tenuti «artificialmente alti» dal massiccio
acquisto di asset della Federal Reserve: «Molte persone perderanno
denaro quando i tassi torneranno a salire», ha detto il finanziere,
soprannominato l'Oracolo di Omaha.
In questo contesto è sempre
più difficile intercettare il rischio implicito di uno strumento
finanziario con il forte rischio di assistere a violenti e improvvisi
ribassi nel momento in cui le banche centrali dovessero decidere di
richiamare indietro la liquidità iniettata. Ed è a quel punto che
probabilmente l'ennesima bolla della finanziaria rischia di scoppiare.
Quando e se accadrà effettivamente nessuno può dirlo perché ormai stiamo
entrando nel territorio inesplorato delle metabolle in cui la finanza
saltella di bolla in bolla pur di evitare o rimandare in tempi futuri la
deflagrazione. Così, se dalla bolla di Internet a quella subprime ci
sono voluti otto anni, adesso i tempi di formazione della prossima bolla
(dei bond sovrani) sembra si siano terribilmente ridotti.
Da IlSole24Ore
Fonte
Il passaggio più inquietante dell'analisi è questo "ormai stiamo
entrando nel territorio inesplorato delle metabolle in cui la finanza
saltella di bolla in bolla pur di evitare o rimandare in tempi futuri la
deflagrazione".
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