Oggi (era sabato 11 - nd Re-Carbonized) a Bologna è stato avviato il percorso di costruzione di un movimento anticapitalista di massa. Sala piena, decine di interventi, niente retorica e molta misura. No ai "perditempo". Per ora si è dato un nome: "Rossa", anzi Ross@.
Nelle prossime ore saremo in grado di descrivere e commentare meglio l'assemblea nazionale tenutasi al teatro Galliera di Bologna.
Alcuni dati possono aiutare a capire: 300 posti a sedere tutti pieni e gente in piedi; stavolta poche "teste bianche", una trentina di interventi, rigorosamente a titolo individuale, ma soprattutto niente omaggi alla retorica e ragionamenti cauti, consapevoli delle incertezze di questa sfida e delle macerie accumulate in questi anni.
La scelta di Bologna non è stata casuale. Tra due settimane qui si terrà un referendum voluto da un ampio arco di forze sociali, sindacali, civili contro il finanziamento comunale alle scuole private, un fatto che ha assunto ormai un valore nazionale.
Con l'introduzione di Giorgio Cremaschi che ha argomentato i punti che sono poi diventati il documento conclusivo dell'assemblea, oggi ha mosso il primo passo il percorso di costruzione (e di ricostruzione) di un movimento anticapitalista di massa.
Un percorso che si è dato anche un nome, anzi un acronimo: Rete per l'Organizzazione Sociale, Solidale e... la chiocciolina finale sta a declinare Anticapitalismo, Antifascismo, Antirazzismo, Antisessismo, Ambientalismo. Praticamente tutti la chiameranno "Rossa", anche per rivendicare un colore che nella storia e nell'identità del movimento operaio ha un suo posto speciale e di estrema attualità.
Rigorosamente indipendente dal centro-sinistra (e dal collateralismo da una certa sinistra), Rossa si dichiara sin da oggi alternativa a ogni compatibilità con i trattati europei e i diktat della Troika, il patto corporativo tra Cgil Cisl Uil Ugl e Confindustria e la destrutturazione reazionaria dell'assetto costituzionale messo in agenda dal governo Letta.
Rossa intende quanto prima lasciarsi alle spalle i residui dei riti del politicismo di una sinistra sconfitta e i suoi linguaggi per andare a misurarsi direttamente con le aspettative, le contraddizioni e le esigenze dei settori popolari e dei lavoratori.
Ognuno si assumerà la responsabilità personale della propria adesione e quella collettiva della coerenza del percorso indicato. Tutte e tutti i compagni e le compagne saranno ben accette, tranne - è stato detto con una battuta particolarmente apprezzata mutuata dal mercato - i "perditempo".
Ci si è lasciati con alcune tappe: promozione di riunioni o assemblea regionali in tutte le regioni, raccolte delle adesioni, assemblea costituente nazionale a settembre, una manifestazione nazionale in autunno contro la monarchia presidenziale, il governo di unità nazionale e la troika europea. Intanto, ovunque sarà possibile, giornata di mobilitazione il 2 giugno contro l'affossamento costituzionale prevista dalla convenzione PD-PdL e il militarismo.
Per ora è nata Rossa. Vederla crescere sarà responsabilità e interesse di tutti coloro che vedono ancora il conflitto di classe come terreno di emancipazione.
Qui di seguito il documento finale
"Lo sfruttamento del lavoro, la disoccupazione e la precarietà di massa, la violenza sulle donne, le discriminazioni e la soppressione dei diritti, la cancellazione della democrazia, la devastazione della natura, avanzano.
È necessario qui ed ora un movimento sociale e politico anticapitalista e libertario, che non insegua i miraggi di piccoli aggiustamenti che in nome del meno peggio portano sempre al peggio. Noi pensiamo che sia necessario riprendere la via della liberazione della società dal dominio del mercato e del profitto, noi pensiamo che oggi si possa e si debba rendere attuale il socialismo.
Competitività, flessibilità, austerità, produttività sono parole che presiedono alle politiche oggi dominanti. Politiche nemiche della umanità e della natura. Bisogna rompere con esse e con chi le adotta come valore e metro di misura. Dobbiamo combattere i privilegi della casta, ma ancora di più lottare contro il potere vero, quello della ricchezza, del mercato, dei padroni.
A tutto questo contrapponiamo il socialismo del 21esimo secolo, che si costruisce sulle necessità di oggi, con obiettivi e conquiste progressive e con la partecipazione popolare, che cammina passo passo con le lotte per la liberazione dallo sfruttamento e da ogni oppressione.
Noi vogliamo:
1) Rompere con l'Unione europea. Democrazia vera, diritti del lavoro, stato sociale, eguaglianza, libertà sono incompatibili con l'Europa del rigore, del fiscal compact, di Maastricht e della Troika. Non c'è nulla da rinegoziare, i trattati vanno cancellati. L'euro e il debito non ci debbono più ricattare, bisogna che i popoli conquistino la sovranità sulla moneta e sulla spesa pubblica.
2) Ridurre l'orario di lavoro e il tempo di lavoro a parità di salario, mentre il reddito deve essere garantito a chi non ha un lavoro sicuro e dignitoso. L'educazione e la formazione pubbliche, l'abitare, la sanità pubblica vanno garantite e tutta la società va ricostruita su nuove basi. La sola compatibilità è l'eguaglianza sociale.
3) I beni comuni in mano pubblica, così come le banche e le attività strategiche. Il lavoro deve controllare la produzione e il potere pubblico deve impedire la chiusura delle aziende, le delocalizzazioni, i licenziamenti. La democrazia deve entrare in ogni luogo di lavoro. Riconversione industriale e produttiva, salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio culturale, intervento pubblico generalizzato nella economia.
4) Libertà delle donne contro l'oppressione patriarcale, libertà e cittadinanza dei migranti contro le leggi schiaviste, libertà e diritti delle persone contro i poteri del mercato e delle burocrazie autoritarie.
5) Una politica fiscale immediatamente e fortemente redistributiva verso i redditi fissi, da lavoro e pensione, a danno della grande rendita, del grande capitale, delle ricchezze private e dell'evasione.
6) Pace e disarmo, con la fine immediata di tutte le missioni militari all'estero e di tutte le spese di guerra.
7) Una vera democrazia fondata su una legge elettorale proporzionale pura, sulla distruzione dei privilegi delle caste, sul diritto dei lavoratori a decidere liberamente su chi li rappresenta e sugli accordi, sulla partecipazione, sui referendum, sul diritto a decidere delle popolazioni nel territorio. Diciamo no al presidenzialismo e all'autoritarismo plebiscitario che mirano a distruggere la Costituzione Repubblicana.
Non uno solo di questi punti è oggi interamente sostenuto dalle forze di centrosinistra e dai grandi sindacati confederali.
Sono nostri avversari il governo Napolitano Letta Berlusconi, il suo programma e chi lo sostiene. Sono avversari la politica di austerità della Troika europea, e la sua traduzione nelle relazioni sindacali con il patto corporativo tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria. Sono altro da noi tutta la politica del centrosinistra e tutti i tentativi di riaffermarla.
Noi vogliamo essere militanti di un movimento politico che affermi il diritto e la legittimità dell'alternativa, che rovesci gli equilibri, i poteri, i vincoli che oggi impediscono ogni reale cambiamento e che prima di tutto sia uno strumento per l'organizzazione e la rappresentanza di tutte e tutti coloro che vengono colpiti dallo sviluppo capitalista e dalla sua crisi e vogliono ribellarsi.
Per questo cominciamo oggi un percorso che sappiamo difficile e pieno di ostacoli, ma convinti che se le forze anticapitaliste in Italia resteranno nella frammentazione attuale, la reazione antisociale continuerà".
Il documento ha subito piccole integrazioni. Il testo definitivo sarà reso noto a breve
Fonte
Bah... non riesco a farmi un'impressione su questa "nascita".
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