Scott ha chiesto a Salvatores di “scegliere una situazione in grado di rappresentare l’Italia” di oggi e il regista milanese ha scelto la lotta valligiana di cui i contorni continuano a rimanere sfocati a causa dei forti interessi in gioco. Salvatores non è certo il primo regista a occuparsi della vicenda, numerosi film maker in passato hanno raccontato l’ormai ventennale vicenda della Valle, Indiani di valle, per esempio, di Adonella Marena. Anche il regista torinese Daniele Gaglianone, documentarista eccellente, già David di Donatello per Rata nece biti è in fase di post produzione con un’opera prodotta da Baby Doc che dovrebbe essere presentato fra l’estate e l’autunno, magari già al Festival di Venezia. Anche il regista genovese Carlo Bachschmidt sta lavorando a un documentario sulla Valle. Insomma all’assenza delle televisioni e alla posizione palesemente schierata di giornali come Repubblica e La Stampa, si oppone il cinema: quello indipendente fatto con poche risorse ma passione per la documentazione, quello di oltreconfine che può finalmente raccontare una storia dal valore universale volutamente relegata in ambito locale.
Seguivo da tempo la vicenda della Valle di Susa ma solo venendo sul posto, tra la gente della valle, mi sono reso conto della straordinaria umanità che anima questo territorioha dichiarato il regista di Mediterraneo.
Dunque in valle irrompe Hollywood. Salvatores avrà carta bianca per raccontare la Valle Susa e la sua lotta. Ridley Scott sarà il produttore esecutivo nell’ambito del progetto Life in a day che il 24 luglio 2010 ha coinvolto un’ampia community di film maker attraverso Youtube. E anche in questo caso Salvatores collaborerà con le risorse locali. Sarà interessante vedere quale sarà la reazione di alcuni politici locali che reclamano visibilità internazionale per le produzioni cinematografiche realizzate sul suolo piemontese, gli stessi, peraltro, che quest’inverno hanno incassato da Salvatores un secco no all’offerta di assumere la direzione del Torino film Festival.
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