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02/12/2013

I militari si riprendono l'Egitto

Gli scontri di ieri al Cairo tra forze di sicurezza e sostenitori della Fratellanza
Nel giorno in cui l'Assemblea Costituente presenta all'Egitto la bozza della nuova costituzione, i Fratelli Musulmani sfidano l'esercito e si rimpossessano per qualche ora di Piazza Tahrir.

Ieri, a pochi giorni dalla legge contro le manifestazioni di piazza, circa duemila sostenitori del deposto presidente Morsi si sono ritrovati nella piazza simbolo della rivoluzione egiziana. Subito sono cominciati gli scontri: i manifestanti hanno bruciato un'automobile della polizia, che ha risposto con i gas lacrimogeni.

La tensione non si placa, soprattutto dopo gli arresti di due noti attivisti, protagonisti della rivoluzione del 25 gennaio. Ieri le autorità egiziane hanno optato per la liberazione di Ahmed Maher, fondatore del Movimento 6 Aprile, ma resta dietro le sbarre Ala'a Abdel Fattah: la sua detenzione è stata estesa di altri 15 giorni. Entrambi erano accusati di aver violato la nuova legge sulle proteste, incitando i manifestanti a scendere in strada, creare disordini e picchiare poliziotti. Di certo il loro arresto ha un alto valore simbolico: il nuovo governo "militare" non intende lasciare spazi aperti in un periodo in cui il principale obiettivo politico è la pacificazione. A qualsiasi costo.

Tanto che sul piano politico l'esecutivo ad interim prosegue nei suoi compiti: ieri l'Assemblea Costituente ha approvato i 247 articoli della prima bozza della nuova costituzione, volta soprattutto a ridefinire la laicità dell'Egitto e a riconoscere il ruolo delle forze armate. Fuori la religione dai partiti e nuovi poteri ai militari.

Seppure la Sharia resta - come sotto Mubarak - la principale fonte legislativa, vengono banditi i partiti fondati su basi religiose, ovvero si chiude la porta in faccia alla Fratellanza e al suo partito Libertà e Giustizia. Si tenta anche di limitare l'autorità del presidente, un ruolo che Morsi aveva unilateralmente rivestito di poteri nuovi: ogni presidente resterà in carica quattro anni e sarà rieleggibile solo una seconda volta.

Ma soprattutto ogni nuovo presidente dovrà ottenere il via libera del Consiglio Supremo in merito alla nomina del ministro della Difesa, ovvero della persona che gestirà l'esercito. L'articolo 104 inoltre permetterà a tribunali militari di giudicare civili se accusati di "attacchi diretti" alle forze armate, una previsione che spaventa non poco dissidenti e giornalisti.

Infine, il parlamento dovrà essere composto per due terzi da indipendenti e per un terzo da membri di partito. Bocciati gli articoli 243 e 244 che prevedevano quote parlamentari per la minoranza cristiana e per categorie come operai, contadini, disabili.

Dopo l'approvazione del presidente ad interim Mansour prevista per domani, il prossimo passo sarà il referendum popolare che approvi il nuovo testo costituzionale, seguito dalle elezioni parlamentari e presidenziali a metà del prossimo anno.

A quasi tre anni dalla rivoluzione con cui il popolo egiziano fu in grado di rovesciare una dittatura quarantennale e a relegare in un angolo lo strapotere politico ed economico dell'esercito, la nuova costituzione pare dire agli egiziani che poco sul terreno è cambiato. Le manifestazioni di protesta proseguono - già una fondamentale conquista - e gli attivisti non si fanno spaventare dal carcere. Ma nella realtà dei fatti, dopo un governo islamista fallimentare e incapace, al Cairo tornano i militari, con il loro fardello di interessi economici, strategici e regionali.

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