“C’è una possibilità per gli
houthi di dimostrare se tengono o meno al loro popolo. Speriamo che
accettino questa offerta per il bene dello Yemen” ha dichiarato ieri il
ministro degli esteri saudita, Adel al-Jubair nel corso di una
conferenza congiunta con il Segretario di stato Usa John Kerry.
Al-Jubeir ha poi aggiunto che la data dell’eventuale cessate-il-fuoco è
stata pensata per permettere ai donatori di coordinare gli aiuti
umanitari. “E’ di assoluta importanza che tutti i paesi inviino quanto
più sostegno possibile al maggior numero di yemeniti” ha aggiunto il
ministro saudita.
Quello che non ha ricordato, però, è che
la grave situazione umanitaria è stata creata principalmente dai raid
aerei del suo paese. Secondo un rapporto dell’Ufficio delle
Nazioni Unite per il Coordinamento delle Questioni Umanitarie (OCHA),
più di 1.400 persone sono state uccise nelle 6 settimane di guerra in
Yemen (6.000 i feriti). Accanto a questo numero si deve poi tenere
presente l’alto numero di sfollati. “300.000 persone hanno lasciato le
loro case nei quasi due mesi di conflitto” ha dichiarato ieri Johannes van der Klaauw, il coordinatore umanitario dell’Onu in Yemen.
Van der Klaauw ha espresso “seria
preoccupazione” per le notizie che giungono dalla città meridionale di
Aden dove “decine” di civili sono stati uccisi e feriti. “I civili sono
stati ripetutamente presi di mira mentre provavano a scappare in aree
più sicure essendo intrappolati per settimane in città dove non hanno
accesso o hanno limitato accesso all’acqua, al cibo e alle cure
sanitarie” ha aggiunto il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite.
Van der Klaauw ha quindi lanciato un invito: “la violenza verso i civili
e gli operatori umanitari, gli attacchi sugli ospedali e su altre
infrastrutture civili devono finire immediatamente”. Da qui
l’esortazione a tutte le parti del conflitto ad operare “affinché venga
assicurato un corridorio umanitario sicuro per i civili che risiedono
nelle aree maggiormente interessate dai combattimenti”.
Della necessità di una tregua, almeno temporanea, n’è convinto anche Kerry.
Il segretario di Stato Usa – arrivato mercoledì in Arabia Saudita dove
ha incontrato il presente deposto Abd Rabbu Mansour Hadi – ha affermato
che “siamo di fronte ad una catastrofe umanitaria e che questo è di
sicuro un momento importante [per fermare i combattimenti]”.
Senza nominare l’Iran, il segretario di stato statunitense ha
incoraggiato i leader houthi a “cogliere questa opportunità” e
concordare una tregua. “Gli Stati Uniti – ha aggiunto Kerry –
stanno lavorando insieme alla comunità internazionale per organizzare
l’assistenza umanitaria nel caso in cui il cessate-il-fuoco dovesse
essere effettivamente implementato attraverso le Nazioni Unite”. L’alto
esponente americano ha inoltre sottolineato come una cessazione delle
ostilità potrebbe costituire la base per futuri colloqui di pace fra le
parti in lotta. Passo necessario perché “persino il più durevole
cessate-il-fuoco non potrà essere il sostituto della pace”.
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