Secondo il co-presidente del partito curdo DBP, İsmail Kaplan, l’attacco suicida avrebbe preso di mira circa 300 membri della Federazione delle Associazioni della Gioventù Socialista prima della loro partenza per Kobanê. Il bilancio attuale, destinato probabilmente ad aggravarsi nelle prossime ore, parla di decine di morti e più di cento feriti. I media locali per ora parlano di almeno 35 morti e di molti feriti gravi riprendendo i dati diffusi dal Ministero degli Interni di Ankara.
L’esplosione - che è stata ripresa da una telecamera - si è verificata nel giardino del Centro culturale Amara dove i giovani si trovavano dal loro arrivo ieri da diverse località della Turchia, in particolare da Istanbul ed Ankara. I ragazzi e le ragazze, molti dei quali giovanissimi, si erano radunati nel giardino del centro culturale per leggere un comunicato alla stampa prima di tentare di nuovo di recarsi a Kobanê - le autorità turche avevano in precedenza loro impedito di entrare in Rojava - per dare man forte alla resistenza curda contro i jihadisti e partecipare ad una missione di ricostruzione. I giovani attivisti della sinistra turca pretendevano di raggiungere Kobane per poter partecipare a varie attività, come l’allestimento di un parco giochi e la distribuzione di rifornimenti sanitari alla popolazione stremata.
Mentre secondo alcune fonti governative turche a causare l'esplosione sarebbe stata una ragazza kamikaze molto giovane, la parlamentare del Partito Democratico dei Popoli (HDP) di Urfa, Dilek Öcalan, ha detto ad alcune agenzie di stampa: ”Abbiamo appreso che l’esplosione è stata causata da una bomba collocata in una borsa che è stata fatta detonare durante l’assemblea dei giovani”.
Mentre scriviamo arrivano anche alcune notizie - da confermare - che parlano di un contemporaneo attacco sferrato dai fondamentalisti contro Kobane anche con l'esplosione di una autobomba nei pressi del centro di comando delle Unità di Protezione del Popolo (Ypg).
Le organizzazioni della sinistra turca e curda hanno indetto manifestazioni di protesta in tutto il paese. Ad Istanbul l'appuntamento è per le ore 19 in Piazza Taksim, sempre che le forze di sicurezza del regime turco non impediscano come 'da tradizione' di protestare contro il sostegno del governo ai terroristi di Daesh. Alla stessa ora si scenderà in piazza anche a Izmir e nella capitale Ankara mentre alcuni esponenti dell'Akp - il partito islamista al potere - stanno cercando di difendere l'assurda tesi che a compiere la strage di adolescenti diretti a Kobane sia stata una fantomatica sigla di estrema sinistra.
La tensione in tutto il paese è altissima, e già questa mattina proprio a Suruc gli agenti e i militari turchi in tenuta antisommossa hanno disperso con cariche e lacrimogeni gruppi di giovani e attivisti curdi che volevano recarsi al centro culturale Amara per soccorrere i feriti.
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