Vendola ha proposto, con una certa forza, una conferenza europea sul
debito. Non è il solo, non sarà il solo e la proposta sembra anche
sensata. Ha parlato di rinegoziazione dei trattati e di ruolo della Bce
come prestatore in ultima istanza. Il problema è che non
siamo più nel '53, quando una simile conferenza annullò i debiti della
Germania dando il via a quel processo che poi sarebbe sfociato nel
trattato di Roma del '57, base di nascita della comunità economica
europea.
Ora, se la proposta sembra sensata, e l'intento serio (fare un taglio
del debito pubblico europeo) deve essere chiaro che, in questa materia,
oggi il confine tra proposta fallimentare e misura efficace è molto
sottile. Specie in materia di rapporto, per dirla in parole semplici,
tra stati e finanza. Il rischio è di fare una parata, come il G20 a
Londra del 2009 subito dopo Lehman Brothers, ottima per i media ed
inefficace sul piano concreto. Vediamo
tre serie difficoltà di una conferenza del genere. Quelle da affrontare
se si vogliono dare gambe alle proposte politiche.
1) La differenza tra il '53 ed oggi è di non poco conto. Nel senso
che allora la globalizzazione dei mercati finanziari, tra le cause
scatenanti di due conflitti mondiali, era stata domata tra trattati e
norme internazionali con l'istituzione di un sistema monetario (Bretton Woods), i cui accordi risalgono addirittura a prima della fine della seconda guerra mondiale (1944). C'era
poi il blocco socialista che, ovviamente, non aveva nemmeno le borse
quindi si poteva parlare di debito senza le pressioni della finanza
speculativa. Oggi,
tanto per dirne una, abbiamo un membro dell'Ue, il Regno Unito, che ha
un Pil che al 50% deriva dai prodotti finanziari. La
riduzione del debito, per una nazione del genere, significa riduzione
del mercato dove piazzare i propri prodotti. E il Regno Unito,
oltretutto, ha già dichiarato che vuole rinegoziare l'adesione all'Ue,
magari con lo strumento referendum 2017, proprio nel segno di maggiore
garanzia per questo genere di prodotti. Non ci vuole molto a immaginarsi le difficoltà poste, ad una conferenza sul debito proprio da Londra. Escludendo le pressioni dei mercati finanziari che, a differenza del '53, possono
condizionare i paesi facendo aumentare il livello di indebitamento
dell'intera zona euro prima ancora che si organizzi una simile
conferenza. Così tanto per renderla una fatica di Sisifo.
2) Facciamo un po' di analisi del debito greco per
vedere di cosa stiamo parlando quando si dice indebitamento degli
stati. Perché il debito greco, oltre ad essere il cuore di questa fase
di crisi della zona euro, è lo specchio del problema. Da un'analisi di
questo genere di debitori si capisce che la
commissione tra pubblico e privato è tale che è difficile immaginare
una conferenza pubblica europea che regoli i comportamenti del privato. Quando gli interessi sono intrecciati nel modo, complicato ma innegabile, che vediamo adesso.
Se vediamo la tabella ci accorgiamo che il grosso del debito greco è
in mano non alla BCE ma al FESF, fondo europeo di stabilità finanziaria.
il FESF è una società che cade sotto il diritto lussemburghese (e già
qui... il paese specializzato in evasione fiscale), è una società fuori
bilancio della BCE (e già qui si capisce che il pubblico può poco
almeno con strumenti ordinari) la quale NON presta fondi pubblici alla
Grecia. E qui già in una conferenza classica, per abbonare il debito,
gli stati non possono nulla. Ma perché?
Perché
il debito greco, la sua parte più cospicua, lo si finanzia NON con
soldi della Bce, quindi pubblici (che non devono quindi produrre
profitti o speculazioni) ma con obbligazioni che cercano liquidità nel
mercato bancario. Siamo già su un terreno nel quale le
conferenze degli stati possono decidere quello che vogliono ma tutto è
ormai in mano ai mercati globali, lontano dalle conferenze e dalle tv e
anche dal potere politico. Infatti, cosa emette il FESF per finanziarsi?
CDO, la Collateralized debt obligation, strumento finanziario alla base
dello scoppio di Lehman Brothers. Chi li usa dice che "questa volta è
differente" e che non esplode nulla. E cosa è un CDO? Una obbligazione
che ha come garanzia un debito, in questo caso quello greco.
Le istituzioni pubbliche europee garantiscono che la Grecia pagherà,
il mercato bancario ci mette quindi i soldi. Il CDO, a sua volta,
contiene su una serie di ABS, asset-backed security, che sono strumenti
finanziari di cartolarizzazione. Ad esempio mutui, in questo caso greci,
la cui garanzia, a colui che li ha acquistati tramite la
cartolarizzazione, sono i crediti da riscuotere. Ecco perché, ad
esempio, c'è stato il botto dei subprime 2007-2008: la gente ha smesso di
pagare le rate, i crediti a garanzia degli ABS ad essi correlati sono
quindi, saltati, con loro i CDO e tanti detentori di CDO che, a loro
volta, detenevano punti nevralgici della finanza globale.
Il problema è che la stessa BCE ha cominciato a lanciare ABS,
cartolarizzazione di debiti che, appunto, hanno fatto il botto con
Lehman e sono contenute nei CDO (che si configura come un debito che
contiene ABS, ovvero cartolarizzazioni, una cosina tranquilla...). Il
punto è che questa roba sarebbe il finanziamento "pubblico" al debito
greco: prodotti finanziari, piazzati nel mondo bancario, già
volatilizzatisi nel mondo finanziario globale e, sottoposti a
fluttuazioni e rischi che possono manifestarsi in borsa proprio con
conferenza sul debito. Che magari minaccia di tagliare ciò che è stato
garantito per CDO e ABS. La risposta sarebbe fatta di pressione sui
mercati, e anche legale, si guardi al caso argentino. E stiamo parlando
di prodotti, quelli emessi dal FESF, immessi, a loro volta, in pacchetti
di altri prodotti finanziari per renderli appetibili, totalmente
fuggiti al controllo della politica, tanto che il rating dei CDO sul
titolo greco si è abbassato.
Va detto in parole chiare: una conferenza
sul debito, e continentale, che non si pone l'esplicito problema di
affrontare questa dimensione, gigantesca e complessa assieme, è
destinata ad essere solo una passerella.
3) Occhio anche a questo passaggio: nel
momento in cui il CDO emesso dal FESF è acquistato dalla stessa BCE,
che ci risulta essere la maggiore acquirente di questi prodotti,
quest'ultima si trasforma in hedge-fund. Ovvero deve speculare per tenere alto il titolo. Di
conseguenza gli stessi ABS, trattati dalla BCE, seguono la medesima
traiettoria. E qui se nell'immaginario "de sinistra", la banca centrale è
il pubblico che regola il privato, è ormai giunto il momento di
guardare in faccia alla realtà. Secondo lo stesso FMI, che compone la
troika con la BCE, il ruolo della banca centrale europea di garante di
debiti che praticamente non saranno mai pagati, la espone a rischi
inusitati e senza precedenti nella nostra storia monetaria. Oltretutto,
come le altre banche centrali, la BCE si comporta da hedge-fund, quindi
attore in gioco per la speculazione, per garantire i propri CDO e ABS.
L'hedge fund più grosso che fa il gioco speculativo più "peso" per
tenere in vita il proprio mondo.
In poche parole: immaginare conferenze
con la Bce come se fosse una banca centrale con interesse pubblico, se
non proprio separato almeno autonomo dal mercato, è una grossa
sottovalutazione del rapporto banche centrali-mercati finanziari.
Avrebbe senso proporre invece, non una qualche misura, ma una totale
rivoluzione della Bce, e del rapporto Bce-stati sovrani. Non solo quindi
la proposta della Bce "pagatore in ultima istanza". Resterebbe, last but not least,
il problema allora di imporre regole ai mercati finanziari. A quel
punto per le sinistre si strapperebbe definitivamente il velo di Maya,
quello fatto di natura illusoria che separa dalla realtà. Strapparlo non
è poi un bel vedere, forse capire la dimensione del problema
rappresentato dai mercati finanziari è una bella terapia. Non solo
politica.
Auguri a tutti, ce n'è bisogno...
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