Inizia oggi la pausa umanitaria chiesta dalle Nazioni Unite per
portare aiuti alla popolazione yemenita, ormai allo stremo dopo quasi
quattro mesi
di combattimenti tra i ribelli Houthi e i fedeli del governo in esilio
di Hadi sostenuti dai raid della coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
E mentre gli yemeniti sperano che questo spiraglio apra la strada a una
soluzione duratura del conflitto, torna a farsi sentire al Qaeda: il
nuovo leader della filiale yemenita dell’organizzazione terroristica ha
minacciato gli Stati Uniti che continuano a impiegare i droni per
colpire le basi qaediste nel Paese.
La tregua è indispensabile sotto il profilo umanitario. È stata negoziata per settimane dall’inviato Onu per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, e soltanto negli ultimi giorni è stata accettata dalle parti in guerra. La pausa inizia alle 23.59 (22.59 in Italia) di oggi e dovrebbe durare fino al 17 luglio, fine del Ramadan.
L’annuncio è arrivato quando sono trascorsi otto giorni dalla
dichiarazione dello stato di “emergenza umanitaria” da parte dell’Onu:
quasi il 90 per cento della popolazione (21 milioni di persone) ha
urgente bisogno di aiuti. Nella metà delle regioni del Paese
scarseggiano cibo, acqua, medicine e carburante: significa che 13
milioni di persone hanno bisogno di cibo e quasi 9,5 milioni di persone
non ha accesso ad acqua potabile. Un disastro umanitario in un
Paese poverissimo che il conflitto sta mettendo in ginocchio. Il
conflitto ha ucciso oltre tremila persone e un milione di yemeniti hanno
abbandonato le proprie case.
Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha
auspicato che la pausa sia “rispettata pienamente, senza violazioni da
parte di alcun combattente sotto il controllo” delle fazioni in guerra. Lo scorso maggio c’era stata un’altra pausa umanitaria di cinque giorni, sempre negoziata dall’Onu.
Nelle stesse ore in cui veniva annunciata la sospensione dei
combattimenti, è tornata a farsi sentire la filiale yemenita di al Qaeda.
Qassim al-Raymi, il nuovo capo di quello che è considerato il
braccio più temibile e strutturato dell’organizzazione terroristica, in
un messaggio audio diffuso sui social ha esortato i suoi seguaci a
“puntare le proprie frecce” contro il nemico, non citato, ma
identificato, secondo la statunitense SITE, proprio negli Stati Uniti
che proseguono la campagna militare (con l’impiego di droni) contro i
qaedisti in Yemen. È il primo messaggio ai suoi miliziani di Qassim al-Raymi, che ha preso il posto di Nasser al-Wuhayshi, ucciso da un drone un mese fa.
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