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12/06/2016

Draghi non sa più cosa dire. E cosa fare

Il richiamo di Mario Draghi ad accelerare le riforme si sovrappone ad altri richiami, dello stesso tenore e con le stesse parole, che il governatore della banca centrale, e prima di lui il governatore precedente Trichet, rivolge ai governi. Siamo ormai al rito: la Banca Centrale Europea, assieme ad altre banche centrali, immette (con politiche sempre differenti) denaro nel sistema finanziario globale. Con l’intenzione, almeno in termini ufficiali, di favorire l’economia e alzare l’inflazione in modo da rendere sostenibile il debito dei bilanci pubblici e privati (che è invece aggravato dalla deflazione. Infatti il debito pubblico italiano aumenta nonostante le dichiarazioni di Padoan). Il denaro si ferma invece alla dimensione finanziaria, alimenta le bolle, e dalle banche, in molti paesi, non passa all’economia cosiddetta reale.

Il richiamo, il solito di Draghi, alle “riforme” vuol dire sempre la stessa cosa: abbassate salari e prestazioni pubbliche in modo da rendere profittevole l’investimento e ridurre il fabbisogno pubblico (tagliando ancora su pensioni, sanità, scuola). Ogni volta, dopo regolari immissioni di denaro nel sistema, le stesse raccomandazioni, gli stessi problemi: il debito pubblico aumenta, l’economia è ferma, le bolle finanziarie si allargano. Desta oltretutto una qualche curiosità l’invito di Draghi ad aumentare la produttività per aumentare la produzione. Di solito è esattamente il contrario: sia perché si impiega meno forza lavoro sia perché si alimenta la deflazione tecnologica (la deflazione creata dalla ottimizzazione tecnologica delle forze produttive). C’è poi un’altra questione non da poco: la Bce sta cominciando ad acquistare azioni di aziende private per “sostenere il mercato”.

Il punto è, semplice, che chi acquista azioni diventa dipendente delle sorti dell’impresa di cui si acquisiscono le quote. Di conseguenza sono in molti gli analisti a sostenere che la Bce sta diventando un grande Hedge Fund, un fondo speculativo che ha bisogno di condizionare il mercato, o di comportarsi in modo aggressivo nelle piazze finanziarie, per sostenere le partecipazioni detenute. Un bel casino, non c’è che dire. Nel frattempo Draghi continuerà a strologare, fino alla prossima bolla.

Redazione, 11 giugno 2016

da ilSole24Ore

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