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15/06/2016

Il futuro della destra dopo Berlusconi

Berlusconi è stato operato al cuore per la sostituzione della valvola aortica ed ha superato l’intervento. Non appartenendo a quelli che pensano di risolvere i problemi politici con la morte dell’avversario (e la morte non la auguro neppure a Renzi), gli auguro sinceramente di superare brillantemente il decorso post operatorio e vivere ancora a lungo. Ma, anche in questo caso, appare ormai quasi scontato che le condizioni di salute non gli consentiranno più di svolgere un ruolo politico di primo piano e, tanto meno, di porsi a capo di una coalizione di centro destra. 

Ci sono limiti fisici, per quanto la ripresa possa andare al di là delle aspettative (e, sinceramente, glielo auguriamo). Ma dove non arriveranno i limiti fisici, peserà il logoramento di credibilità già molto avanzato prima di questi incidente cardiologico e che ora, anche in vista dell’ottantesimo compleanno, è diventato totale: non credo che, salvo pochissimi aficionados, ci siano italiani disposti a scommettere qualcosa su un ottantenne, pluri cardiopatico ed in aperta decadenza.

E’ possibile che Berlusconi possa giocare ancora qualche ruolo come kings maker, ma nelle quinte e non in vista. Dunque, la destra, d’ora in poi, dovrà fare senza di lui definitivamente e, per forza di cose, sarà una destra diversa.

Non pare probabile che la leadership possa essere assunta da Salvini con l’appoggio della Meloni. E’ vero che hanno battuto Marchini a Roma e Osvaldo Napoli a Torino, ma sai che consolazione se poi si resta tutti fuori del ballottaggio! Poi a Milano la lista di Salvini è stata travolta da quella di Forza Italia. Soprattutto: Salvini non prende niente al sud ed è fuori gara, mentre il centro destra ottiene i suoi risultati migliori (Milano e Napoli) dove, al di là delle caratteristiche personali dei candidati, si presenta con l’immagine moderata e centrista di Parisi o Lettieri.

Dunque si apre un’aspra competizione interna che avrà il suo cuore in Forza Italia o quel che ne rimane. Per ora gli schieramenti sembrano essere quelli della Gelmini, Toti  ed altri che puntano all’asse con Salvini e la Meloni e quello della Carfagna forse appoggiata dai “moderati” Letta e Brunetta che potrebbero orientarsi verso un recupero dei vari Alfano, Fitto, persino Verdini nell’intento di fare di nuovo il principale partito del centro destra. Ma è sicuro che interverranno molti altri fattori: lo scontro fra i figli del Cavaliere ed il “cerchio magico” della Pascale che non ha saputo prendersene efficacemente cura, poi gli “aziendali” come Confalonieri che da sempre sono per un allentamento dei rapporti fra politica ed affari. Ma potrebbero entrare in gioco anche alcuni nomi “nuovi” come Parisi, Lettieri o quei candidati che hanno avuto un successo almeno parziale, come essere arrivati al ballottaggio. Potrebbe anche rientrare in gioco un personaggio come Fini e magari nel gioco potrebbero anche rientrare Casini con i suoi. Insomma pieno subbuglio del quale è impossibile dire cosa uscirà, ma proprio per questo va presa in considerazione sia l’ipotesi di una “implosione dell’area” sia quella dell’emergere di un nuovo centro destra molto diverso dal passato e forse molto più rispettabile: più moderato e centrista, senza il vistoso conflitto di interesse e le gaffes internazionali di Berlusconi, con una destra interna (Lega e Fdi) molto meno incisiva.
Sarebbe un competitore molto più pericoloso per Renzi che non la vecchia destra contro la  quale si poteva giocare sull’antiberlusconismo e suonare la solfa dell’antifascismo. Guadagnare consensi sarà sempre meno facile, stretti fra un centro destra efficiente e mondato dalle vistose pecche precedenti, ed un M5s agguerrito ed in pieno lancio.

Anche questo converge in quella fase di profonda ristrutturazione del sistema dalla seconda alla terza repubblica di cui dicevo subito dopo il primo turno. Ne vedremo ancora delle belle, ma i vecchi ritornelli del bipolarismo, della governabilità, della sinistra appaltata al Pd, dell’antiberlusconismo eccetera eccetera sono già molto esauriti ed in breve non avranno più alcuna efficacia.

Anche qui molto dipenderà dall’evolvere della crisi, a cominciare dall’esito della Brexit. E sempre meno saranno utili  le categorie di pensiero cui siamo abituati.

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