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16/08/2016

Dieci cose che i media mainstream non dicono sulla guerra in Siria

Zero Hedge rilancia un articolo di TheAntiMedia.org che raccoglie una serie di punti “ai margini” della narrazione ufficiale sulla guerra in Siria. Questi argomenti sono generalmente raccolti proprio dai media mainstream, ma passati sempre in tono minore e senza che essi scalfiscano il “frame” generale. Si tratta di argomenti probabilmente noti ai nostri lettori, ma questa è una sintesi abbastanza efficace.

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di Darius Shahtahmasebi (TheAntiMedia.org), rilanciato da Zero Hedge – 4 agosto 2016

I grandi media cercano continuamente di presentare il regime siriano di Bashar al-Assad come unico responsabile dell’attuale conflitto nella regione. Gli stessi media, sebbene raramente, riportano dei dati che contraddicono la loro stessa narrativa; se presi nell’insieme, questi dettagli contraddittori gettano una nuova luce sul conflitto in Siria.

10: Bashar al-Assad ha un tasso di popolarità superiore a quello di Barack Obama

Nonostante Obama affermi che il governo di Assad è illegittimo e debba dimettersi, il fatto è che dall’inizio del conflitto nel 2011 Assad ha sempre mantenuto il sostegno della maggioranza del suo popolo. Le elezioni del 2014 – dove Assad ha ottenuto una vittoria schiacciante, e osservatori internazionali hanno dichiarato che non ci sono stati brogli – è la prova del fatto che sebbene Assad sia stato accusato di gravi violazioni dei diritti umani, continua a mantenere un’ampia popolarità presso il popolo siriano.

Obama, dal canto suo, ha vinto le elezioni del 2012 con una maggioranza di solo 53,6 percento, e gli elettori votanti furono in totale appena 129,1 milioni. Questo significa che circa 189,8 milioni di americani non hanno votato Obama. Il suo attuale tasso di approvazione è attorno al 50 percento.

9: L’opposizione “moderata” è stata deviata

Non esiste più una cosa che possa definirsi opposizione “moderata” in Siria – se mai c’è stata. Il cosiddetto Libero Esercito Siriano (FSA) sostenuto dall’Occidente è dominato da anni dalle forze estremiste. Gli USA lo sanno già, eppure hanno continuato a sostenere l’opposizione siriana. Il New York Times nel 2012 ha riportato che la maggior parte degli armamenti spediti in Siria finivano nelle mani degli jihadisti. Un report riservato della DIA prediceva l’ascesa dell’ISIS nel 2012, dicendo che:
“Se la situazione si dipana è possibile che si stabilisca un principato Salafita, sia esso dichiarato o meno, nella Siria orientale ... Questo è esattamente ciò che vogliono attualmente le forze dell’opposizione, per isolare il regime siriano.“
Inoltre, una testimonianza di un comandante dell’FSA mostra non solo l’ammissione che i suoi combattenti partecipano regolarmente ad azioni congiunte con al-Nusra (il braccio siriano di al-Qaeda), ma anche che lui stesso spera di vedere la Siria governata dalla legge della Sharia.

A quanto pare, “moderato” può significare anche “fanatico affiliato ad al-Qaeda“.

8: Assad non ha mai usato armi chimiche contro il suo popolo

Un’indagine dell’ONU sul primo grande attacco chimico commesso all’inizio del 2013 – un’atrocità che l’Occidente ha subito imputato ad Assad – ha concluso invece che l’evidenza è piuttosto quella di un attacco perpetrato dall’opposizione siriana. Una suggestiva indagine dell’ONU sull’attacco avvenuto nell’agosto 2013 non è giunta ad accusare nessuno, nemmeno le forze di Assad. Nel dicembre 2013, il giornalista Seymour Hersh, vincitore del premio Pulitzer, ha pubblicato un articolo che mostrava i difetti nella gestione della situazione:
“Nei mesi precedenti l’attacco, le agenzie americane di intelligence hanno prodotto una serie di report strettamente riservati ... citando evidenze che il fronte al-Nusra, gruppo jihadista affiliato ad al-Qaeda, padroneggiava i mezzi per creare gas Sarin ed era in grado di produrlo in grande quantità. Quando l’attacco è avvenuto, al-Nusra avrebbe dovuto essere sospettato, ma l’amministrazione ha deciso di selezionare solamente le evidenze fornite dall’intelligence che potessero giustificare un attacco da parte di Assad.“
7: Il rovesciamento del regime siriano fa parte di un piano americano definito poco dopo gli attacchi dell’11 settembre

Secondo un promemoria rivelato dal Generale Wesley Clark, poco dopo l’11 settembre il Pentagono ha definito un piano per rovesciare i governi di sette paesi nel giro di cinque anni. Questi paesi erano Iraq, Libano, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Iran.

Come sappiamo, l’Iraq è stato invaso nel 2003. Israele, alleato degli USA, ha tentato di prendere il Libano nel 2006. La Libia è stata distrutta nel 2011. Prima di questo intervento, la Libia aveva gli standard di vita più alti dell’intero continente africano. Nel solo 2015 è crollata di 27 posizioni nell’Indice di Sviluppo Umano dell’ONU. Oggi i droni USA sorvolano la Somalia, truppe USA sono stanziate nel sud del Sudan – il Sudan è diviso da una brutale guerra civile – e la Siria è lo scenario di una guerra devastante dal 2011. Resta fuori solo l’Iran, di cui parleremo dopo.

6: Iran e Siria hanno un accordo di reciproca difesa

Dal 2005 Iran e Siria sono legati da un accordo di reciproca difesa. Il governo iraniano ha mostrato di voler onorare pienamente questo accordo e ha fornito al regime siriano ogni sorta di sostegno, tra cui truppe, un miliardo di dollari di credito, addestramento e consiglio. Ciò che rende questo conflitto ancora più pericoloso, però, è che la Russia e la Cina si sono schierate con Iran e Siria, dichiarando apertamente di non tollerare più alcun attacco verso l’Iran. L’intervento militare russo in Siria degli ultimi mesi dimostra che queste non sono vane minacce – il loro impegno ha seguito le loro parole.

L’Iran è nel mirino della politica estera dell’establishment statunitense da tempo. George Bush non riuscì a raccogliere sufficiente sostegno politico per giustificare un attacco verso l’Iran durante il periodo della sua presidenza – sebbene ci abbia provato – e dal 2012 le sanzioni all’Iran sono diventate un mantra. Attaccando e destabilizzando il più importante alleato dell’Iran nella regione medio-orientale, si sta cercando di impedire i tentativi iraniani di aumentare la propria influenza in quella regione, con l’obiettivo di indebolire la repubblica islamica.

5: L’ex amministratore delegato della Apple è figlio di un rifugiato siriano

Steve Jobs, fondatore di Apple, era figlio di un siriano emigrato negli Stati Uniti negli anni ’50. Ciò è particolarmente curioso se si pensa alla quantità di xenofobia, islamofobia, razzismo e odio che oggi i rifugiati e i migranti sembrano ispirare – perfino nei candidati alla presidenza. Un eventuale presidente Donald Trump creerà le condizioni per impedire che futuri pionieri tecnologici raggiungano gli USA in futuro? La sua retorica sembra dire di sì.

4: L’ISIS è nato come conseguenza dell’invasione statunitense in Iraq, non del conflitto siriano

L’ISIS era precedentemente noto come al-Qaeda in Iraq, ed è diventato importante in seguito alle invasioni USA-UK contro l’Iraq nel 2003. È ben noto che non c’era alcuna traccia tangibile di al-Qaeda in Iraq prima di quella invasione, e per un motivo ben preciso. Quando Paul Bremer ricevette il ruolo di inviato presidenziale in Iraq nel maggio 2003, dissolse le forze di polizia e l’esercito iracheni. Bremer licenziò quasi 400.000 uomini in servizio, tra cui ufficiali militari di alto rango che avevano combattuto nella guerra Iran-Iraq negli anni ’80. Questi ufficiali oggi detengono importanti posizioni all’interno dell’ISIS. Se non fosse stato per l’azione statunitense, l’ISIS probabilmente non sarebbe mai esistito.

L’ISIS, precedentemente noto alle forze di sicurezza USA come al-Qaeda in Iraq (AQI), aveva combattenti che sono diventati fondamentali nel programma occidentale di rovesciamento dei regimi in Libia e in Siria. Quando i vari gruppi iracheni e siriani affiliati ad al-Qaeda si sono uniti lungo il confine siriano nel 2014, ci siamo trovati con il gruppo terroristico che conosciamo oggi.

3: Turchia, Qatar e Arabia Saudita volevano costruire un gasdotto lungo la Siria, ma Assad ha rifiutato

Nel 2009 il Qatar propose di costruire una conduttura lungo la Siria e la Turchia per esportare il gas saudita. Assad rifiutò la proposta e stipulò al contrario un accordo con l’Iran e l’Iraq per costruire un gasdotto verso il mercato europeo, che avrebbe tagliato fuori Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Da allora questi paesi sono diventati forti sostenitori dell’opposizione siriana che voleva rovesciare Assad. Complessivamente, hanno investito miliardi di dollari, prestato armamenti, incoraggiato la diffusione del fanatismo ideologico e hanno permesso il passaggio dei combattenti lungo i propri confini.

La conduttura Iran-Iraq rafforzerà l’influenza iraniana nella regione e minerà il suo rivale, l’Arabia Saudita – l’altro grande produttore OPEC. Se avrà la capacità di trasportare gas verso l’Europa senza dover passare per gli alleati di Washington, l’Iran guadagnerà potere contrattuale e potrà negoziare accordi che escludano completamente gli USA e il dollaro.

2: Telefonate trapelate mostrano che la Turchia ha fornito importanti cure mediche a combattenti dell’ISIS

C’è stato un ampio sostegno da parte della Turchia ai combattenti islamisti che si oppongono al regime siriano. Gli jihadisti parlano frequentemente del confine turco come del “portale della Jihad”. Nel maggio 2016 una serie di report emersi hanno mostrato che la Turchia si è spinta fino a fornire importanti cure mediche ai combattenti dell’ISIS.

La Turchia è un paese membro della NATO. Fermiamoci un attimo a pensarlo.

1: La principale fonte dei media occidentali sul conflitto siriano è un negozio di magliette a Coventry, in Inghilterra.

Non è uno scherzo. Se seguite le notizie è probabile che abbiate sentito i media parlare di un’entità grandiosamente definita “Osservatorio Siriano per i Diritti Umani” (“Syrian Observatory for Human Rights”, SOHR). Questo cosiddetto “osservatorio” è gestito da una sola persona nella propria casa a Coventry, in Inghilterra. A migliaia di chilometri di distanza dal conflitto siriano – eppure è definito come la fonte più rispettata dai media occidentali (BBC, Reuters, The Guardian, International Business Times, per fare degli esempi). Le credenziali di questa persona consistono nell’essere proprietario di un negozio di magliette nella stessa via della propria casa, nonché essere un noto dissidente dell’attuale presidente siriano.

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Sebbene la gran parte dell’informazione in questo articolo provenga proprio dai media mainstream, questi rifiutano di mettere tutti i pezzi assieme e di dare al pubblico una panoramica accurata di ciò che sta succedendo in Siria.

Assad può essere brutale – e dovrebbe essere processato per le accuse riguardanti l’abuso dei diritti umani – ma questo solo fatto non rende false o irrilevanti tutte le altre circostanze. Le persone hanno il diritto di essere opportunamente informate prima di essere condotte a fare un’altra guerra in Medio Oriente e, di conseguenza, a fomentare altri attacchi terroristici e nuovi potenziali conflitti con la Russia e la Cina.

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