«Non è un caso che abbia scelto proprio questa meta come primo viaggio da candidato premier del M5S». Secondo Ilario Lombardo de La Stampa, non smentito da nessuno all’interno del Movimento Cinque Stelle, queste sarebbero state le parole pronunciate dal candidato Cinque Stelle alla presidenza del Consiglio poco prima di prendere l’aereo che lo ha portato a Washington. Nella capitale nord-americana avrà incontri bipartisan al Congresso e poi con esponenti del Dipartimento di Stato.
Secondo il giornalista de La Stampa il viaggio è servito a “ridisegnare il volto internazionale del M5S”, con il candidato, parole anche queste non smentite dal Cinque Stelle, che vuole una sorta di “normalizzazione”.
Tanto che il giornalista chiosa quasi entusiasta: “Insomma, siamo a una fase di tentata maturazione del pensiero politico grillino anche sullo scacchiere globale”.
Fiat-Cyrsler è quindi contenta. Lo apprendiamo dall’articolo.
Anche tutte le grandi corporazioni finanziarie, economiche e dell’editoria saranno contente di questa “normalizzazione” atlantista del Cinque Stelle. Tanto contenti che il viaggio di Di Maio finirà proprio nella sede del giornale di Amazon, che nel 2013 ha firmato un contratto da 600.000.000 di dollari con la CIA per fornire servizi di “cloud computing”. Parliamo del Washington Post, uno dei principali megafoni di quella propaganda di fake news che servono a preparare le “guerre umanitarie” a stelle e strisce in giro per il mondo.
Sulle questioni internazionali, il Movimento 5 Stelle aveva mostrato in questi mesi posizioni interessanti e una qualche speranza per molti coloro che vogliono spezzare le catene imposte dagli organismi sovranazionali. Parliamo ad esempio delle migliaia e migliaia di braccianti, lavoratori, precari e disoccupati che sabato scorso sono scesi in piazza a Roma contro Ue, euro e NATO. Invisibili, perché totalmente censurati dai media e dalla politica di regime – e questo fa parte del gioco quindi non ci meraviglia – ma invisibili anche perché totalmente censurati anche dal Cinque Stelle. Fa parte della “normalizzazione” invocata da Di Maio anche questa?
Se oggi il Movimento Cinque Stelle non opta per una politica estera che combatta gli organismi sovranazionali e a sostegno di tutti quei governi e popoli che rivendicano sovranità, libertà e autodeterminazione dalle forze neo-coloniali della globalizzazione, come potrà un giorno rispettare quel programma che a voce dichiara di voler portare avanti?
Semplicemente, non potrà.
La “normalizzazione” scelta da Di Maio significa una cosa molto precisa: il Movimento 5 Stelle non ha una sola possibilità di portare avanti una sola riga del suo programma elettorale una volta al governo.
Perché?
Perché, condizione necessaria e sufficiente, è la rottura con lo status coloniale attuale verso Washington e verso quel mostro neoliberista chiamato Unione Europea. Ma è possibile solo se con quei poteri ci si scontra. Non con la “normalizzazione”.
L’Iraq, la Libia, l’Ucraina e la Siria sono paesi che sono stati distrutti non solo dagli interventisti “umanitari”. I milioni tra morti e profughi sono responsabilità anche di chi negli anni ha scelto la “normalizzazione”. Quella normalizzazione che tanto piace alla Fiat-Chrysler.
Fonte
Largo ai giovani! Che puzzano di vecchio più di un Andreotti qualsiasi...
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