Come prevedibile, dopo il versante “eurocratico”, anche il lato “atlantico” della gabbia si è chiuso sulle ambizioni del nuovo esecutivo italiano. “La Nato è pronta a dialogare con la Russia, ma le sanzioni imposte a seguito della sua politica in Ucraina restano in vigore fino a quando Mosca non cambierà atteggiamento”. E’ quanto ha detto chiaro e tondo il segretario generale della Nato, Stoltenberg, intervenendo ad una conferenza stampa al quartier generale dell’Alleanza atlantica a Bruxelles alla vigilia del summit dei ministri della Difesa.
“La Nato nei confronti della Russia ha bisogno di una forte deterrenza combinata con un dialogo. Non vogliamo isolare Mosca”, ha detto Stoltenberg rispondendo ad una domanda sul discorso di investitura come premier tenuto al Senato del neo presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Nel suo discorso il neo Presidente del Consiglio italiano si era detto a favore di una maggiore apertura dell’Alleanza nei confronti della Russia e a una revisione delle sanzioni imposte a Mosca. Una posizione questa indicata sia nei programmi elettorali di Lega e M5S che nel contratto di governo siglato dalle due forze politiche. Prima delle sanzioni le esportazioni italiane in Russia erano di oltre 10 miliardi di euro, soprattutto nel settore agroalimentare. Quindi tra eliminazione delle sanzioni e vendite italiane in Russia, forse potrebbero tornare a quei livelli e recuperare appunto circa 9 miliardi contro lo scarso miliardo attuale.
Ma l’eventuale stop alle sanzioni, in base ai vincoli dei Trattati europei, non è competenza dei singoli paesi membri della Ue ma del Consiglio europeo in forza dell’articolo 215 del Trattato sul funzionamento dell’Unione. Ciò significa che serve una maggioranza qualificata tra i paesi membri per poter togliere le sanzioni alla Russia.
Tra gli ospiti ufficiali del ricevimento di ieri all’ambasciata russa in Italia, il ministro degli Interni e vicepremier Salvini ha ribadito che per il nuovo governo è “fondamentale lavorare, avere scambi culturali, scambi economici” con Mosca, “quindi porteremo in tutte le sedi la richiesta di tornare ad avere relazioni amichevoli con la Federazione Russa, perché non penso che rappresenti alcun tipo di pericolo”.
Ma Stoltemberg ha ricordato anche i vincoli politico/militari che incombono sull’Italia. “L’Italia è un alleato impegnato e molto apprezzato, impegnato per la sicurezza collettiva in molti modi diversi. Ha un ruolo chiave quando si tratta di affrontare le sfide nel Sud dell’alleanza. Ospita molte importanti strutture della Nato, incluso il comando interforze di Napoli. L’Italia è un importante alleato della Nato e accolgo con favore l’impegno del nuovo primo ministro per la nostra alleanza”.
Stoltemberg, tra l’altro, è in Italia ma non per incontri istituzionali quanto per partecipare alla riservatissima riunione del Gruppo Bilderberg in corso a Torino.
Piuttosto contraddittoria la replica del Vicepresidente del Consiglio Di Maio al segretario della Nato. Come al solito le conclusioni tradiscono la premessa. “Questo non sarà un Governo supino alle volontà degli altri Governi”, aveva replicato il vicepremier Luigi Di Maio, ma poi ha subito precisato che: “Come abbiamo sempre detto restiamo nella Nato e alleati degli Stati Uniti. Questo Governo vuole lasciare l’Italia negli accordi e nelle alleanze garantendo continuità con quello che c’è già stato”. “Restiamo alleati degli Usa e nella Nato – ha ribadito Di Maio – e portiamo avanti la nostra funzione di dialogo con paesi come la Russia, come è sempre stato. L’Italia storicamente, nell’ambito dell’alleanza occidentale, è un Paese che dialoga con i Paesi dell’Est come la Russia ma anche come quelli del Mediterraneo e del Nord Africa, che oggi ci permetteranno di risolvere flussi migratori”.
Insomma traspare da ogni riga quella sorta di accettazione del dogma del “There Is Not Alternative” edulcorata solo da una evocazione di libertà di manovra nelle relazioni regionali, un po’ come quella “vocazione mediterranea dell’Italia” di ispirazione andreottiana che, in un quadro di netta contrapposizione Est/Ovest, consentì per un periodo all’Italia di svolgere un proprio ruolo verso il mondo arabo. Una dissonanza durata fino al 1989, quando la fine del bipolarismo riportò tutti i paesi aderenti dentro le gabbie di ferro dei trattati internazionali, la Nato prima e l’Unione Europea nel 1992. Da allora, con governi di centro-destra o di centro-sinistra, non vi è più stata traccia di indipendenza in politica internazionale. E le premesse di questo governo “trino” (eurocrati/leghisti/pentastellati) non lasciano intravedere scostamenti significativi da quel “come è sempre stato” richiamato ben due volte in una sola dichiarazione da Di Maio.
Questa gabbia o la si rompe o ci si muore dentro... come è sempre stato, dal dopoguerra a oggi.
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