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13/10/2019

Il Nobel a Peter Handke, una scelta coraggiosa


Non si può non riconoscere che il conferimento del Premio Nobel per la letteratura 2019 a Peter Handke sia stata una scelta coraggiosa. Si, perché lo scrittore austriaco, a causa delle sue dichiarazioni apertamente contrarie tanto alla disgregazione e frammentazione che Germania e Usa avevano scatenato nei paesi della ex Jugoslavia, quanto alla successiva aggressione militare dei paesi aderenti alla NATO nei confronti della Serbia, è stato fatto oggetto, per più di un ventennio, di un duro ostracismo da parte di tutti gli apparati ideologici di Stato europei e da parte del gotha dell’intellettualità così detta “progressista” occidentale.

Perter Handke nasce a Griffen, Carinzia (Austria), nel 1942, da padre austriaco e da madre facente parte della minoranza slovena morta suicida nel 1971; un evento che segnerà profondamente la sua giovinezza ed a cui dedicherà poi il romanzo semi-autobiografico “ Infelicità senza desideri”. Studia giurisprudenza presso l’Università di Graz ma senza laurearsi, perché si dedica presto alla letteratura in modo esclusivo e diviene noto come scrittore con il breve testo radiofonico “The Flood“, nel 1963. I suoi primi scritti vengono pubblicati sulla rivista del “Grupo de Graz”, Manusc kripte e, tanto per stile quanto per contenuti, ricordano molto da vicino le storie di Franz Kafka.

Scrive pezzi teatrali (il suo Insulti al pubblico – sperimentale e provocatorio – avrà vasta eco). Poi racconti, romanzi, saggi, poesie con una forte predilezione per l’introspezione attraverso una scrittura intensa e minimale ma anche descrittiva e densa di visioni quasi cinematografiche, al punto che molti lo affiancano ai francesi della ècole du regard. Nel 1966 pubblica il suo primo romanzo “Los Hornets”. Ma sarà il romanzo “Prima del calcio di rigore”, del 1970, a dargli notorietà internazionale ed a far tradurre le sue opere in diverse lingue. Il regista Wim Wenders – con il quale Handke ha altre collaborazioni – ne trae il film omonimo. Più in là i due torneranno a collaborare per il film ”Il cielo sopra Berlino”.

Handke diviene presto uno nomi più rappresentativi della letteratura in lingua tedesca dopo la generazione di Günter Grass ma si fa subito notare per lo spirito polemico nei confronti della generazione di scrittori che includeva Alfred Andersch, Heinrich Böll, Ilse Aichinger e Ingeborg Bachmann.

Nel 1973 gli assegnano il “Georg Büchner” (il premio Cervantes in lingua tedesca) che restituirà poi per protesta contro i bombardamenti sui civili in Serbia. “Per me la Jugoslavia era l’Europa […] La Jugoslavia, per quanto frammentata sia potuta essere, era il modello per l’Europa del futuro. Non l’Europa come è adesso, la nostra Europa in un certo senso artificiale, con la sua zona di libero scambio, ma un posto in cui nazionalità diverse vivono mischiate l’una con l’altra, soprattutto come facevano i giovani in Jugoslavia, anche dopo la morte di Tito. Ecco, penso che quella sia l’Europa, per come io la vorrei. Pertanto, in me l’immagine dell’Europa è stata distrutta dalla distruzione della Jugoslavia“.

Così scrive Peter Handke all’indomani dei bombardamenti sulla Serbia e, per quelle parole, diviene un “reietto”. Certo, lo scrittore austriaco è molto legato a quel tormentato territorio per via della madre morta suicida nel 1971. Ma quelle parole hanno soprattutto il valore di una testimonianza civile e di un avvertimento profetico nei confronti di un’Europa che sta per avviarsi verso un’ unione senz’anima e senza memoria delle tragedie appena trascorse.

Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, bombardieri inglesi, francesi, italiani e tedeschi avranno partecipato attivamente ad un’aggressione militare, attaccando la Serbia ed il Kosovo insieme a quelli statunitensi e senza risparmiare i civili.

Nel 1978 Handke dirige il film “La donna mancina” tratto dal proprio omonimo romanzo pubblicato nel 1976 e, nel 2009, è insignito del prestigioso premio “Franz Kafka”.

Ieri il tanto inatteso quanto meritato Premio Nobel per la letteratura 2019 ”per la sua opera influente che, con ingegno linguistico, ha esplorato le periferie e le specificità dell’esperienza umana” che gli restituisce dignità e lo risarcisce dall’ostracismo subito per tutti questi anni.

Handke, assiduo viaggiatore, ha sempre avuto una predilezione speciale per la Spagna ed oggi vive vicino Parigi.

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