Daniele Ganser, gli eserciti “stay behind” ed il vertice di Watford fra vecchia e “nuova” Nato
Si è chiuso a Watford, nei pressi di Londra, il vertice Nato del 3 e 4 dicembre. L’Alleanza compie settant’anni e li dimostra tutti: si dibatte in un comportamento schizoide fra necessità di egemonia e dinamiche da mercatino natalizio delle armi.
Una domanda, in premessa, che secondo noi potrebbe essere di aiuto per ricordare un altro ruolo dell’Alleanza prima di affrontare una valutazione dell’incontro londinese dei leader Nato: qual è il confine fra oculata precauzione ed illegalità, in un atteggiamento di difesa della propria nazione da attacchi esterni e soprattutto, fino a quali livelli di segretezza il ramo esecutivo di una democrazia si può spingere?
Questi sono solo un paio degli interrogativi a cui vuole dare risposta lo storico svizzero Daniele Ganser, del quale Fazi editore, circa un anno fa, ha ristampato un pregevole ed interessante volume del 2005 il cui titolo, tradotto, forse non gli rende il giusto merito: “La Storia come mai vi è stata raccontata: gli eserciti segreti della NATO”.
In prima battuta infatti, sembra uno di quei titoli destinati ad un pubblico che si ciba di complottismi o, peggio ancora, risuona di una strana eco, quasi da rotocalco “scandalistico” degli anni ‘60; ma è sufficiente che l’occhio cada sul nome dell’editore (Fazi appunto) e l’autorevolezza che lo contraddistingue da sempre, ci fa rendere conto di come si possa cadere facilmente in errore.
Il libro infatti affronta molto seriamente e con dovizia di particolari importanti, il processo che portò nel secolo scorso i governi di mezza Europa, alla “scoperta” dei cosiddetti eserciti “stay behind”, formazioni paramilitari parallele a quelle regolari di stanza nei paesi dell’Alleanza atlantica, in alcuni casi anche neutrali, addestrate, equipaggiate ma soprattutto controllate da NATO e CIA e volte ad ostacolare le forze politiche comuniste o anche solo di sinistra e a contrastare un’eventuale invasione sovietica dell’Europa occidentale.
Il panorama che viene indagato da Ganser, con l’aiuto di documenti desecretati alcuni anni orsono è comunque di respiro europeo anche se il libro è, come dicevamo, una ristampa sfrondata delle parti dedicate a Portogallo, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Turchia, Svezia, Finlandia, Svizzera ed Austria.
Gli interrogativi che si è imposto lo storico sono però quanto mai attuali ed è proprio su questo che troviamo necessario fare una riflessione; per farla breve, la struttura di cui accennavamo, nel nostro paese assunse un nome tristemente noto: Gladio, un vero e proprio esercito clandestino addestrato da CIA ed MI6 (sigla del meno noto intelligence britannico) con la collaborazione dei nostri servizi segreti che, durante il periodo della Guerra Fredda e fino al 1990, ha nascosto fatti ed avvenimenti, depistato e di conseguenza mal indirizzato l’opinione pubblica.
Fra i “gladiatori” addestrati alla bisogna la peggior feccia neofascista che non si fece scrupolo alcuno ad uccidere e compiere stragi solo per far ricadere la colpa sulla sinistra, più o meno parlamentare. Il tutto con il benestare dei nostri governi e governanti.
La struttura si sviluppava in un conflitto nel conflitto, che si dipanò lungo tutti gli anni settanta fino alla caduta del Muro di Berlino (che avrebbe dovuto decretare la fine della guerra fredda, almeno nella forma che noi tutti conoscevamo), e che molti storici hanno concentrato nella definizione: guerra civile a bassa intensità.
Lo stesso fenomeno, in una forma leggermente diversa, si è ripetuto in Ucraina nel 2014; qui si è riprodotto un meccanismo molto simile a quello che ricostruisce Ganser nel suo volume: sotto regia USA/NATO ed attraverso la Cia o altri servizi di intelligence, sono stati reclutati, finanziati, addestrati ed armati i militanti neonazisti di Kiev, che hanno assalito il Palazzo del governo per poi autoproclamarsi “ribelli indipendentisti”.
In Ucraina serviva un nuovo governo che avrebbe portato il Paese nella NATO. Quindi gli USA hanno propagandato l’annessione della Crimea come atto unilaterale del governo russo di Putin. Prontamente, poco dopo, l’ex Presidente del Consiglio Europeo e neo Presidente del PPE Donald Tusk, chiede all’ Ucraina di partecipare alla prossima riunione del Consiglio. Si percepisce un certo avvicinamento, anche politico.
Fino a qui, nulla, o quasi, da eccepire; tutto è nell’ abituale “stile stelle e strisce” ma se indaghiamo meglio, ci accorgiamo che una “nuova Gladio”, una struttura sul modello della precedente non sarà possibile anzi, ad un attento esame delle condizioni in cui si trova l’Alleanza atlantica, questo ci appare veramente molto improbabile, ma la “Cosa” ha necessità di esistere e si trova costretta a cambiare sembianze.
E veniamo al vertice di Watford
Cosa dobbiamo aspettarci in un prossimo futuro? In casa NATO sembra regnare un preoccupante caos!
Quest’ anno la NATO compie settant’anni ed il vertice che si è svolto in settimana nei pressi di Londra non lascia ben sperare: siamo di fronte ad un’ Alleanza atlantica schizofrenica, ad una sorta di “Nato a due teste” che, al mondo dovrà presentarsi sì aggressiva, ma non potrà mordere più di tanto; basta solo interpretare i segnali che negli ultimi tempi sono arrivati; sono tutti nella stessa direzione: la richiesta dell’Amministrazione Trump di “rivedere” al ribasso il ruolo “ormai obsoleto” della NATO ed il suo peso in Europa; o le dichiarazioni del mese scorso del presidente francese Macron che al “The Economist”, ha riferito dell’imminente “morte cerebrale” dell’Alleanza, dichiarazioni che hanno scatenato le aspre critiche della Cancelliera tedesca Merkel e del suo omologo turco Erdogan, subito pronti ad una strenua difesa della coalizione.
E proprio la Turchia sembra essere l’ago della bilancia: dopo l’avvicinamento, la scorsa estate alla Russia, dalla quale ha ricevuto un gran numero di batterie anti-missile S400 da “posizionare (all’orizzonte ci sono gli accordi con Putin per il gasdotto Turkish Stream e per la costruzione di una centrale nucleare, entrambi osteggiati da Washington), il paese che la Dottrina Truman aveva decretato dal lontano 1952 essere l’avamposto sud orientale contro l’URSS, in caso di non utilizzo, potrebbe anche accedere all’acquisto degli F35 USA.
Queste le dichiarazioni di The Donald, forse dimentico che il futuro Califfo potrebbe porre il proprio veto alla difesa, in caso di attacco russo, alla coalizione dei paesi baltici e alla Polonia; il Presidente turco potrebbe volere in cambio la condanna dei curdi siriani come terroristi.
Il comunicato finale con cui il segretario generale Stoltenberg ha chiuso il vertice comunque, parla di approvazione del piano di difesa dei paesi baltici e della Polonia senza chiarire come si supererà la minaccia di veto della Turchia; subito dopo, per la prima volta, si cita la Cina come la potenza che più di ogni altra avrà bisogno di essere “attenzionata”, in particolare nel campo delle tecnologie, e soprattutto nella produzione della rete 5G; più di tutto però, rinnovandosi l’impegno reciproco ad intervenire nello stile “uno per tutti, tutti per uno”, quello che sembra più premere ai paesi alleati è l’ impegno imprescindibile ad aumentare le risorse economiche. Alla fine della fiera (è proprio il caso di dirlo!) quello che più importa sono gli stanziamenti che vengono previsti per gli armamenti, più o meno “difensivi”
Il presidente Trump a margine ha tenuto a precisare che i paesi con cui aveva discusso del 5G, Italia compresa, erano decisi a non andare avanti in una collaborazione; salvo essere contraddetto subito dopo dal premier Conte.
Al netto dei fatti e delle dichiarazioni ufficiali al vertice londinese, non è comunque peregrino ricordare il progetto che già, dal 2018, il presidente francese Macron sta perseguendo: la costruzione di un esercito europeo fuori dall’ombrello NATO. In suo aiuto alcuni giorni fa è arrivato addirittura l’attuale rappresentante spagnolo del PSOE, Josep Borrell, dichiarando che l’UE deve ora “imparare a usare il linguaggio della forza” nel mondo.
Quindi è necessario rafforzare le capacità militari, in particolare rendendo operativi i “gruppi di battaglia”, quei battaglioni multinazionali che sono stati creati nel 2004 ma che non sono mai stati utilizzati. Mancano i fondi? Borrell non ha mancato di sottolineare che si potrebbe benissimo finanziare tutto questo con il Fondo chiamato “European Peace Facility” (Orwell, decisamente), dotato di 10,5 miliardi di euro.
Riflessioni più ampie su obiettivi e ripercussioni di un tale progetto le riserviamo però ad un prossimo intervento. Qui ribadiamo l’uscita dalla NATO non più solo una possibilità ma un dovere di classe. La realtà di nuovi eserciti “stay behind” su modello di quelli del secolo scorso appare in effetti un poco anacronistica ma i colpi di coda di una potenza in declino come sono al momento gli USA non sono mai da sottovalutare.
Il conflitto inter-imperialistico interesserà necessariamente anche l’UE e sarà allora che il volume di Daniel Ganser si potrebbe rivelare un ottimo strumento per rileggere a posteriori la Storia e per meglio decifrare azioni e reazioni da mettere in campo.
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