di Antonio Mazzeo - il manifesto
A 48 ore dal raid non è trapelata alcuna informazione sul paese da cui è decollato il veicolo senza pilota che ha sganciato i missili contro il convoglio partito dall’aeroporto della capitale irachena.
L’amministrazione Trump ha imposto il totale silenzio per evitare frizioni con i paesi partner in prima linea nelle operazioni di guerra con droni killer. Il governo italiano ipocritamente ha omesso di informare l’opinione pubblica e il Parlamento del ruolo chiave della base siciliana di Sigonella (smentita arrivata solo ieri, 5/1, ndr), da oltre un decennio piattaforma di lancio e centro strategico per le trasmissioni-guida dei veicoli senza pilota Usa.
Altrettanto deprecabile il tentativo di ridimensionare i rischi di eventuali ritorsioni per i militari italiani impegnati nelle missioni in Iraq, Afghanistan, Libano e Corno d’Africa; anche se i vertici delle forze armate hanno ordinato il rafforzamento delle misure di sicurezza e diffidano a pensare a eventuali ridimensionamenti dei contingenti schierati. Eppure, le ipotesi più credibili vedono tra gli scali militari da cui sarebbe partito l’attacco Usa, in particolare Kuwait City e Gibuti, istallazioni dove operano stabilmente reparti italiani.
Inoltre ancora a Gibuti imprese italiane private sono impegnate nelle opere di ampliamento delle piste e degli hangar in cui sono ospitati i Reaper Usa già utilizzati nei mesi scorsi in bombardamenti e omicidi extra giudiziari in Somalia, Yemen e Iraq.
Intanto le prime unità della 173° brigata aviotrasportata dell’esercito Usa di stanza a Vicenza (aeroporto Dal Molin e Camp Ederle) hanno già raggiunto l’Iraq via Aviano, base aerea strategica e nucleare della Us Air Force.
Prevedibile poi che l’escalation comporterà il trasferimento in Medio Oriente dei carri armati e delle munizioni stoccati nell’hub toscano di Camp Darby via Livorno e aeroscalo di Pisa. Le trasmissioni ai droni via Sigonella e Muos di Niscemi (CL), la mobilitazione di tutte le maggiori installazioni Usa e Nato in Italia, l’allarme rosso nelle basi operative delle forze armate in Medio Oriente e Africa, sono la prova evidente che la frontiera italiana si è proiettata ormai a ridosso di Teheran e Baghdad.
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