Un’ennesima bufera si sta abbattendo sul governo Macron... e riguarda da vicino il progetto TAV.
Oltralpe, gli alti funzionari e i ministri sono obbligati, prima di prendere funzione, a dichiarare le proprie occupazioni pregresse a un organismo per la trasparenza della vita pubblica, la Haute autorité pour la transparence de la vie publique (Hatvp).
Il settimanale Marianne ha rivelato pochi giorni fa che la ministra della transizione ecologica, responsabile anche del dicastero dei trasporti, Elisabeth Borne, ha “omesso” di dichiarare la sua attività nel consiglio di amministrazione dell’Institut pour la gestion déléguée (IGD) tra il 2015 e 2016. La cosa è di grande interesse perché l’IGD è niente di meno che la principale lobby francese di costruttori.
La ministra ha parlato di “insinuazioni scandalose” e ha subito smentito di avere l’obbligo legale di dichiarare la sua posizione. Al di là dell’aspetto strettamente giuridico, però, l’opportunità di questa partecipazione è stata comunque messa in dubbio da più parti vista la contiguità tra i dossier trattati dalla ministra e gli interesse difesi dall’IGD.
La vicenda, come dicevamo, ci riguarda da vicino perché c’è uno scandalo nello scandalo. Sfogliando la lista dei membri del consiglio di amministrazione dell’IGD si può facilmente notare che le sedute sono presiedute da Hubert du Mesnil. Monsieur du Mensil dal 2013 ricopre anche un’altra importante funzione: è il presidente del consiglio di amministrazione di TELT, la società incaricata di costruire il TAV!
La partecipazione di du Mesnil alla testa di una lobby di costruttori mentre al contempo è responsabile di un’impresa a capitale pubblico (metà italiano e metà francese) che dovrebbe portare a compimento il TAV era già finita sotto i riflettori tre anni fa, quando l’associazione anti-corruzione ANTICOR aveva presentato un esposto al Procuratore nazionale finanziario.
TELT ha infatti attribuito a due membri dell’IGD – la SPIE Batignolles e la società di consulenza Tractebel – due importanti contratti per i lavori preparatori del tunnel transalpino. Più importante ancora, in futuro, tra i beneficiari dei contratti miliardari dell’opera ci sarebbero senz’altro molti altri finanziatori della lobby, come il costruttore Vinci. Una vicenda che ricorda, mutatis mutandis, quella del nostro Mario Virano: prima direttore dell’imparzialissimo osservatorio ministeriale sulla seconda Torino-Lione poi direttore generale di TELT, proprio accanto a du Mesnil.
La rivelazione della partecipazione all’IGD della ministra Borne è un altro mattone che crolla nel muro dell’ipocrisia che protegge il progetto TAV. La ministra che ha difeso in sede istituzionale la necessità di realizzare l’opera e il presidente della società pubblica che la costruisce fanno parte dello stesso organismo di pressione che formula raccomandazione su come gestire il rapporto tra pubblico e privato nei grandi progetti infrastrutturali. Una promiscuità tra manager, ministri e analisti che dovrebbe far sorgere qualche dubbio anche agli osservatori più distratti sugli obiettivi che vengono perseguiti col progetto TAV.
In fondo al tunnel c’è la difesa dell’interesse generale dei territori, degli utilizzatori nonché di chi finanzia l’opera – ossia i cittadini francesi e italiani (ma va detto, gli italiani di più) – oppure dell’interesse particolare delle varie cricche che un giorno siedono sulla poltrona da ministro e quello dopo da amministratore delegato quando non fanno le due cose contemporaneamente?
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