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08/01/2021

USA - Dai militari un freno alle tentazioni golpiste di Trump, per ora

Che il clima del tentato golpe di Washington fosse in incubazione da tempo, emerge da una ricostruzione dei tentativi di Trump di coinvolgere le forze armate nella sua campagna tesa a impedire l’elezione di Biden.

Il 2 dicembre Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale del presidente uscente Donald Trump, aveva chiesto la “Legge marziale negli Usa”. Il generale aveva anche promosso la petizione Calling On Trump per sospendere la Costituzione. La petizione, pubblicata dal gruppo We The People Convention sosteneva che non c’era più “un modo pacifico per preservare la nostra Unione” dopo la vittoria elettorale di Joe Biden. Il militare esortava Trump a esercitare la sua “straordinaria autorità” per evitare una seconda guerra civile.

Il 17 dicembre l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump Michael Flynn, in un’intervista su Newsmax, era tornato alla carica contro i brogli che il presidente Trump avrebbe subito durante le elezioni. Ma questa volta Flynn aveva invocato addirittura la corte marziale affermando che Trump avrebbe dovuto schierare i militari per forzare nuove elezioni negli Usa.

Ma le sortite di Trump e dei suoi uomini per far schierare i militari dalla propria parte, non sembrano aver prodotto risultati.

Lasciare fuori l’esercito dalle polemiche elettorali, era stata la replica a Trump in una lettera pubblica a metà dicembre in cui 10 ex segretari alla Difesa degli Stati Uniti, sia Democratici sia Repubblicani, avevano chiesto al presidente di accettare il fatto di aver perso le elezioni mettendolo in guardia dal coinvolgere i militari nella sua campagna contro i brogli elettorali. Tra i firmatari figurano anche i due ultimi capi del Pentagono, James Mattis e Mark T. Esper, che hanno lavorato nell’amministrazione Trump

La lettera era stata pubblicata tre settimane fa sul Washington Post e annuiva ai rischi di ciò che sarebbe potuto accadere nei giorni prima dell’insediamento di Joe Biden. “Il voto c’è stato, sono stati effettuati riconteggi e audit. Sono state esaminate denunce nei tribunali. I governatori hanno certificato i risultati. E il collegio elettorale ha votato”, scrivono gli ex segretari alla Difesa. “Gli sforzi per coinvolgere le forze armate statunitensi nella risoluzione delle controversie elettorali ci porterebbe in un territorio pericoloso, illegale e incostituzionale” ed ancora: “Il tempo per mettere in discussione il risultato è passato; è giunto il momento del conteggio formale dei voti del collegio elettorale, come prescritto dalla Costituzione”.

Le sortite di Trump verso i militari non sembrano aver prodotto i risultati sperati, ma sicuramente l’atteggiamento della polizia di Washington davanti al Congresso e più di qualche rumors dentro le forze armate, dimostrano che il tentativo golpista disponeva – e forse dispone ancora – di agganci che vanno portati allo scoperto prima che la guerra civile strisciante amerikana divampi con maggiore forza di quanto avvenuto fino ad oggi.

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