Quale fosse l’idea di “transizione ecologica” che aveva in testa Roberto Cingolani si poteva capire da subito.
Già direttore del ben poco ecologico Laboratorio Nazionale di Nanotecnologia (NNL), già capo dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) – organismo incensato da tutti gli economisti neo-liberisti italiani, opaco, stra-pagato con soldi pubblici ma con Confindustria nel CDA – poi Responsabile dell’innovazione per l’azienda di armamenti Leonardo, è infine approdato al ministero fortemente voluto dal M5S come garanzia per entrare nel governo Draghi (addirittura Grillo si presentò con Cingolani ai deputati per convincerli a votare la fiducia).
Quali sono le sue idee di “green”, il ministro l’ha poi chiarito subito coi fatti: autorizzazione di nuove trivelle, apertura verso il ritorno del nucleare in Italia (nonostante l’ipotesi sia stata chiusa da un movimento decennale e due referendum), allentamento dei vincoli ambientali per i parchi foto-voltaici ed eolici, simpatia per gli inceneritori, dichiarazioni contro il divieto della plastica mono-uso...
Sono solo alcune delle perle che ci ha regalato in appena qualche mese colui che dovrebbe rappresentare le istanze ambientaliste in seno al governo “dei migliori”.
Anche su chi dovrebbe pagare il conto della transizione verso un’economia verde il ministro non ha dubbi. Non certo le multinazionali, che hanno accumulato profitti giganteschi devastando il pianeta, ma i cittadini “ad esempio sulla bolletta elettrica”.
Mercoledì, se mai servisse, è arrivata la definitiva conferma della stoffa del ministro porta-bandiera dei grillini. A Torino, durante l’evento ‘La trasformazione ecologica del Piemonte’, Cingolani si è espresso senza riserve a favore del raddoppio della linea Torino-Lione, “parte della trasformazione assolutamente necessaria”.
Addirittura invitato a visitare il cantiere di Chiomonte, risponde beato che “verrà volentieri” anche perché è “incuriosito” da “queste mega talpe al lavoro” che hanno già cominciato a devastare la Val Clarea.
Il ministro ha poi continuato con il grossolano mix di ignoranza e malafede che caratterizza tutti i si tav col cerone verde, dichiarando che il TAV servirà a diminuire “il traffico privato e il piccolo trasporto”.
Peccato che una linea AV tra Torino e Lione sia in servizio da 20 anni, e la già esigua riduzione dei tempi annunciata in pompa magna dai promotori sfumerà definitivamente vista la variante di progetto sulla quale si sta orientando la Francia.
Quanto al “trasporto merci” che il ministro desidera mettere su rotaia, nessuno più di chi vive in Val di Susa sa quanto la diminuzione del numero di camion sia importante. Peccato che una linea alta capacità sia già in esercizio, è stata rinnovata nel 2011 ed è usata a meno del 20% delle sue capacità vista la mancanza di volontà dello stato italiano di usare incentivi fiscali adeguati per scoraggiare il trasporto su gomma, che andrebbero a intaccare i profitti dei soliti noti.
Su una cosa però siamo completamente d’accordo col ministro, come Cingolani crediamo che “le ideologie sono le peggiori nemiche del futuro dei nostri figli”.
Quella del PIL prima della salute, del cemento ad ogni costo e delle valli alpine ridotte a corridoi logistici è certamente quella che sta facendo i danni peggiori. Venire in Val Susa per credere.
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