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14/05/2022

Francia - La sfida della Nuova Unione Popolare

Il 12 e 19 giugno si svolgeranno le elezioni politiche in Francia. Sono tre i “poli” che aspirano ad avere la maggioranza alle urne, e quindi a governare l’Esagono.

Il primo polo è quello neo-liberista tout court del presidente rieletto Emanuel Macron, con LREM – la formazione da lui creata per le precedenti elezioni – divenuta Renaissance con un’operazione di cosmesi elettorale. Il secondo è quello liberista-conservatore di Marine Le Pen con il RN (erede politico del FN del padre) ed il terzo, quello della NUPES.

NUPES sta per Nouvelle Union Populaire écologique et sociale. È una coalizione elettorale nata per iniziativa dell’Unione Populaire – il progetto politico messo in campo per le recenti elezioni presidenziali da La France Insoumise – a cui hanno aderito il polo ecologista (di cui EELV è il perno), il Partito Comunista Francese (PCF) ed il Partito Socialista (PS).

È un “capolavoro politico” di Jean-Luc Mélénchon, che un recente sondaggio di Elabe dà come la seconda personalità politica – dopo Edouard Philippe – cui i francesi danno maggiore fiducia con il 35%, avanti a Macron (con il 34%) e Le Pen al 33%.

Questa alleanza ha tenuto la suo prima Convetion d’investiture sabato scorso a Seine-Saint-Denis – nella periferia parigina – all’interno dei Docks d’Aubervilliers.

La coalizione ha adottato come simbolo la lettera “ni” dell’alfabeto greco, corrispondente alla “N” per “NOUPES”, la cui grafia equivale ad una “V”, che sta ovviamente per Vittoria.

Una meeting durato più di tre ore in cui hanno preso voce volti più o meno noti di politici, a cominciare dai leader delle formazioni e dei candidati espressione di un ampio blocco sociale che ha trovato una dignitosa rappresentazione politica unitaria, di cui gli insoumis/es sono stati il perno, nonché il motore.

La NUPES aspira ad ottenere quei 289 seggi che assicurerebbero la maggioranza in Parlamento.

É Jean-Luc Mélénchon che ha chiuso gli interventi, ricordando i caratteri inediti di questa coalizione ed il suo radicale programma di rottura contro il neo-liberismo.

Si tratta di una alleanza nata su base bilaterale, tra il progetto di Jean-Luc Mélénchon e le altre formazioni, e che a seconda dei soggetti coinvolti ha messo l’accento su differenti aspetti: la “pianificazione ecologica” ha veicolato l’accordo con i verdi, che hanno votato a larga maggioranza per l’ipotesi; la “nazionalizzazione” ha fatto altrettanto con i comunisti, con cui LFI aveva già dato altre volte vita al Front de Gauche; la “disobbedienza” ai Trattati della UE – e non l’uscita dall’Unione Europea, cioè il famoso “Piano B” elaborato in precedenza – nel caso di impossibilità di dare forma concreta ai vari punti del programma, per convincere i socialisti di Olivier Faure.

Una operazione politica che ha conosciuto resistenze interne, specie tra i socialisti, e che porterà gli “elefanti” – così vengono chiamati in Francia – a sostenere propri candidati “dissidenti”, così come ha suscitato le ire di (ex) storiche figure dell’ecologismo divenute macroniste, come José Bové o Daniel-Cohn Bendit.

Alla sinistra, il NPA troskista – 0,7% al primo turno delle presidenziali – si è chiamato fuori dalla partita, anche se dovrebbe sostenere i candidati che riterrà validi nelle singole circoscrizioni.

Un’alleanza che fa assumere alle elezioni uno spessore differente rispetto a quello avuto negli ultimi 20 anni, quando presidenziali e legislative sono state “sincronizzate” a vantaggio del rigido profilo presidenziale della V Repubblica, e che potrebbero portare ad una coabitazione tra Macron presidente all’Eliseo e Mélénchon Primo Ministro a Matignon.

Se la formazione del Presidente non avrà la maggioranza, come avvenuto già tre volte in passato, dovrà conferire l’incarico di capo del governo al leader della NUPES.

Una situazione piuttosto inedita rispetto a quelle che avevano visto Mitterand, come presidente, coabitare prima con Chirac e poi con Balladur, e poi in senso inverso Chirac con Jospin poco più di vent’anni fa.

Quello della NUPES è un accordo programmatico che ha già dei punti qualificanti, da sviluppare ulteriormente questa settimana, che impegna le formazioni, ma che lascerà loro spazio nel quadro di gruppi indipendenti nell’Assemblée National, con un inter-gruppi che si avvantaggerà del lavoro comune di opposizione svolto in questi ultimi anni, canali di finanziamento propri, e che assicurerà – nella spartizione dei 577 seggi – il mantenimento dello stesso numero di deputati a verdi, comunisti e socialisti. Cosa assolutamente non scontata se non si fosse costituita la coalizione.

Questo anche per le regole elettorali, che permettono di andare al secondo turno solo alle formazioni che hanno ottenuto il 12,5% degli aventi diritto, e non dei voti ottenuti.

Questo vuol dire che in una circoscrizione in cui l’astensione è alta il numero dei voti dovrà essere molto elevato.

Gli ecologisti hanno avuto il candidato in 100 circoscrizioni, una settantina il PS (che non aveva raggiunto il 2% al primo turno delle presidenziali), 50 il PCF – che aveva ottenuto il 2,5% – tutte le altre 326 sono andate a La France Insoumise.

Diamo un occhiata al programma.

I primi punti comuni sono:

- la creazione di un sostegno economico per i giovani che li renda autonomi (allocation d’autonomie jeunesse);

- il blocco dei prezzi dei prodotti di prima necessità per fermare il calo del potere d’acquisto delle classi popolari;

- la messa in opera di una regime fiscale progressivo che ristabilisca la patrimoniale abolita da Macron (ISF) e abolisca la Flax Tax;

- un programma di pianificazione democratica della giustizia ecologica;

- l’uguaglianza di genere, con la parificazione salariale, un miliardo di euro stanziati nella lotta contro le violenze alle donne e l’allungamento della durata del congedo parentale;

- una politica di sanità pubblica che garantisca a tutti il diritto all’accesso alle cure, la prevenzione e lotti contro la desertificazione ospedaliera;

- l’età pensionabile a 60 anni, mentre Macron la vuol portare a 65;

- lo sviluppo dei servizi pubblici ed il rifiuto della loro privatizzazione;

- l’aumento del Salario Minimo Inter-categoriale (SMIC) a 1400 euro, oltre all’organizzazione di una conferenza sociale sui salari, la formazione, le condizioni di lavoro e la pensione;

- la fine della “monarchia presidenziale” con la VI Repubblica, il Referendum d’Iniziativa Cittadina (RIC) ed altre forme per democratizzare la vita politica del paese.

Un programma di rottura quindi rispetto a quel combinato disposto tra torsione autoritaria e austerità sociale portato avanti da Macron, cui si sono aggiunti nel dettaglio altri aspetti rilevanti sottolineati dagli interventi della prima Convention nella periferia parigina: la difesa della scuola pubblica, la questione abitativa, l’amnistia e la lotta contro le violenze poliziesche, la transizione verso una agricoltura biologica, la lotta al razzismo.

A questo “distillato politico-programmatico” di ciò che i movimenti hanno espresso negli ultimi 5 anni si sta affiancando una mobilitazione elettorale senza precedenti.

Una sfida, quella della NUPES, che impensierisce non solo l’establishment politico francese ma le oligarchie continentali che hanno in Macron il proprio alfiere.

Come ha detto il direttore della campagna dell’Union Populaire per le presidenziali, ed architetto dell’alleanza della NUPES: “un altro mondo è ancora possibile”.

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