In 8 mesi l’Italia ha tagliato del 40% il ricorso al metano russo e ridotto di 1 miliardo di metri cubi il fabbisogno di gas. Ragion per cui, quasi paradossalmente, l’Italia è diventata anche un Paese esportatore di metano.
Lo rileva il censimento mensile del ministero della Transizione ecologica aggiornato al 31 di agosto.
Lo stesso ministro Cingolani, con un eccesso di nonchalance aveva affermato che “Bisogna distinguere i timori economici-inflattivi per il costo dai timori sulle quantità di gas. In Italia in questo momento stiamo esportando. Oggi ci sono oltre 40 milioni di metri cubi di gas per gli stoccaggi e tra i 18 e i 20 milioni esportati”.
Un’ulteriore conferma proviene dai dati del Ministero dello Sviluppo economico, secondo cui da gennaio ad agosto 2022 l’Italia ha esportato 2,33 miliardi di metri cubi di gas contro i 689 milioni di metri cubi del 2021, quasi triplicando le quantità che aveva esportato nello stesso periodo dell'anno precedente
Già nei giorni tra Natale e Capodanno del 2021, (quindi due mesi prima dell’attacco russo all’Ucraina) le aziende energetiche italiane avevano venduto più o meno ininterrottamente partite di gas naturale sia verso la Svizzera (e da qui verso Germania e Olanda), sia verso la Francia.
Ci hanno raccontato, e i fatti sembrano confermarlo, che l’Italia è importatrice netta di gas, dal momento che ufficialmente la produzione nazionale non soddisfa più del 3-4% del fabbisogno.
A Natale del 2021, grazie ad un autunno/inverno più miti il prezzo sul mercato nel nostro Paese è stato più basso rispetto ai prezzi nel resto d’Europa. Questo grazie al fatto che gli stoccaggi, i depositi di gas, sono stati ancora poco utilizzati non avendo fatto particolarmente freddo e grazie all’entrata in esercizio nel corso del 2021 del Tap, il gasdotto che ha portato in Europa quasi 8 miliardi di metri cubi dal lontano Azerbaijan, di cui 6,8 miliardi in Italia.
Secondo quanto reso noto dal gestore della rete nazionale del gas, la Snam (gruppo Eni, ndr) al punto di ingresso del Tarvisio, da dove passa il metano fornito dalla società russa Gazprom, a fine settembre sono arrivati 40 milioni di metri cubi di gas (25 + 15) e, di questi, 30 (18 + 12) sono stati quasi immediatamente rivenduti all’estero.
In sostanza in Italia al momento c’è un’abbondanza di gas, vuoi per gli stoccaggi quasi pieni, al 90% come ha indicato il Ministero della Transizione Ecologica, vuoi per i risparmi in atto dovuti alle temperature miti.
Giustamente in questi mesi abbiamo attaccato la speculazione sul mercato del gas al TTF di Amsterdam, ma quello che viene fuori è che ci sono tanti speculatori anche in casa nostra e spesso con certificazione della Cassa Depositi e Prestiti, cioè il soggetto pubblico.
Sta anche in questo la formazione di quegli extraprofitti accumulati senza muovere un unghia (il lavoro lo fa tutto la Snam del gruppo Eni) dalle aziende fornitrici di gas sul mercato italiano.
Abbiamo così davanti agli occhi tutte le distorsioni – e le speculazioni consentite che ne derivano – dovute alla deregulation del settore energetico, affidato agli spiriti animali del libero mercato invece che ad un rigido e dovuto controllo e proprietà pubblici.
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