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12/07/2015

Yemen - Tregua umanitaria subito violata

Tregua iniziata ma subito violata. Aerei da guerra della coalizione sunnita a guida saudita hanno colpito varie postazioni dei ribelli yuthi nella città di Ta’ez nelle prime ore di sabato, poche ore dopo che era entrata in vigore la tregua umanitaria.

Due raid aerei hanno colpito via Arbaeen a Taez dove gli scontri tra gli yuthi e i combattenti fedeli al presidente in esilio Abed Rabbo Mansour Hadi sarebbero continuati anche dopo il cessate-il-fuoco annunciato per mezzanotte. Secondo testimoni oculari, i ribelli zaiditi [lo zaidismo è una variante dello sciismo, ndr] avrebbero colpito diversi quartieri in cui si trovano i fedeli di Hadi. Secondo l’agenzia di stampa yemenita vicina al governo in esilio, sarebbero stati i ribelli e i loro alleati rappresentati dai lealisti dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh a mandare rinforzi a Ta’ez prima che avesse inizio la tregua. Avrebbero dunque loro provocato la reazione della coalizione sunnita che avrebbe attaccato solo per ritorsione. Nessun raid aereo del resto, argomentano i media vicini a Riyad, è stato registrato in altre aree del Paese. I jet militari del blocco a guida saudita si sono limitati a volare sulla capitale Sana’a. Una scelta provocatoria a maggior ragione se le armi tacciono.

Se i ribelli zaiditi abbiano causato o meno l’aggressività del blocco sunnita è difficile da verificare. Quel che è certo, però, è che la tregua di sei giorni – richiesta dall’Onu per distribuire aiuti umanitari ad una popolazione civile ormai stremata – è stata subito violata. Una notizia che, a dire la verità, non stupisce affatto se si pensa che un ufficiale saudita aveva già definito il cessate-il-fuoco “inutile”. I raid dell’alleanza sunnita hanno confermato i timori del leader dei ribelli, Abdel Malik al-Huthi, che, dagli schermi della tv al-Masirah, aveva detto ieri di “non avere molte speranze riguardo al successo della tregua”. Del resto avevano convinto poco le rassicurazioni di Hadi secondo cui la coalizione a guida saudita avrebbe rispettato il cessate-il-fuoco e che egli stesso aveva chiesto una pausa ai bombardamenti.

Poco più di 21 milioni di yemeniti – più dell’80% della popolazione – necessitano di aiuto. Di questi, 13 milioni soffrono la fame. La scorsa settimana le Nazioni unite hanno dichiarato nel Paese un livello di emergenza umanitario di livello 3, il più alto secondo la scala dell’Onu.

Ma in Yemen non piovono dal cielo solo i razzi del blocco sunnita. Due missili sparati da droni statunitensi nel sud est del Paese hanno ucciso 10 presunti membri di al-Qa’eda. Tra le vittime vi sarebbero anche tre comandanti locali. I raid avrebbero colpito un veicolo e un container carico di armi venerdì notte al porto di Mukalla, la capitale della provincia sud orientale di Hadramawt (regione in mano ai qa’edisti). Nelle ultime tre settimane 23 (presunti) fondamentalisti islamici sono stati uccisi in attacchi simili dagli statunitensi. La vittima più celebre è stata Nasir al-Wuhayshi, il leader del ramo yemenita di al-Qa’eda (noto come Aqap), centrato da un missile lo scorso 16 giugno.

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