di Carlo Musilli
Quando il potere si occupa di satira dimostra la propria fragilità
con un’efficacia superiore a quella di mille comici. Ne sa qualcosa la
Cancelliera tedesca Angela Merkel, che da giorni viene massacrata sui
giornali di mezzo mondo per aver autorizzato un processo penale contro
un saltimbanco, cedendo al ricatto di Recep Tayyip Erdogan.
Il
caso riguarda Ian Bomermann, comico tedesco famosissimo in patria che si
è preso gioco del presidente turco con una serie di battute volgari.
Durante il programma “Extra 3”, trasmesso dall'emittente pubblica NDR,
Bomermann ha recitato una poesiola in cui definiva Erdogan un “idiota
di professione” che “prende a calci i curdi e picchia i cristiani mentre
si dedica alla pedopornografia” e al sesso con pecore e capre. Il
Presidente turco lo ha querelato per diffamazione, definendo la
trasmissione “inaccettabile” e chiedendo una punizione per l’attore, che
secondo Ankara sarebbe colpevole di aver insultato “anche 78 milioni di
turchi”.
Fin qui nulla di sorprendente, considerando
l’attitudine fascista del regime turco nei confronti delle libertà di
opinione e di espressione. L’aspetto grottesco della vicenda si
concentra in un dettaglio tecnico: Ankara chiede che il comico sia
processato in Germania in base a una legge tedesca che punisce con una
pena da uno a tre anni chi lede l’onore di un capo di Stato. Si tratta
di una legge del 1871 (anno dell’unificazione della Germania) e l’ultimo
a chiederne l’applicazione era stato nientemeno che lo scià di Persia,
contestato durante una visita a Berlino nel 1967. Per quanto suoni
inverosimile, la norma esiste ancora e la cancelliera ha scelto di
applicarla contro Bomermann.
“Ho deciso di prendermi una piccola
pausa televisiva – ha scritto il comico su Facebook, annunciando la
sospensione del suo spettacolo – in modo che il pubblico possa
concentrarsi sulla cose veramente importanti, come la crisi dei
rifugiati, le videochat in diretta e la vita sentimentale di Sophia
Thomalla, attrice e modella tedesca”.
L’aspetto che più colpisce
della vicenda è la gestione disastrosa da parte di Merkel. Siccome per
applicare la legge in questione è necessario il via libera del governo
alla magistratura, prima la cancelliera ha avocato a sé la decisione (in
teoria di competenza del ministro degli Esteri, che però era
contrario), poi ha dato lei stessa il via libera, suscitando
l’indignazione della stampa e dei socialdemocratici, i quali hanno colto
l’occasione per risalire nei sondaggi.
“Sono per la satira ma in
questo caso deve decidere la magistratura – ha detto Merkel – nello
Stato di diritto non è di competenza del governo, ma della magistratura e
dei processi decidere del diritto della persona lesa e di altre
questioni sulla libertà di stampa”. La Cancelliera ha anche aggiunto che
Berlino si prepara a eliminare dal codice penale la famigerata legge
ultracentenaria.
Difficile immaginare una chiosa migliore per
un’autodifesa così imbarazzante e imbarazzata, che racchiude in poche
parole tutte le contraddizioni possibili. Se Merkel è per la satira,
perché non la difende, visto che le è consentito dalla stessa legge? Se
invece sono i magistrati a doversi occupare di queste vicende, perché
abolire la legge?
Il problema della Cancelliera è che nessuno ha
creduto ai suoi scrupoli giudiziari. Tutti, al contrario, hanno capito
che si è semplicemente piegata al volere di Erdogan, da sempre
ipersensibile alle critiche. Del resto, in Turchia si viene arrestati
per molto meno di quello che ha detto Bomermann.
Ma
perché tanto riguardo? La deduzione più ovvia è che Merkel voglia
accontentare la Turchia per non rischiare di rimettere in discussione il
faticoso accordo Ue-Ankara sui migranti.
Qualche settimana fa l’Europa si chiedeva se, pur di arginare
l’arrivo dei rifugiati, fosse il caso di siglare un’intesa con un Paese
che non rispetta i diritti umani, a cominciare da quello d’espressione.
Il dibattito è stato breve e la risposta affermativa, principalmente
perché la barriera turca è fondamentale per tenere sotto controllo il
flusso di migranti verso il Nord Europa in generale e la Germania in
particolare.
Alla fine, il governo tedesco ha scelto di tutelare
quell’accordo vergognoso piuttosto che una delle libertà fondamentali su
cui si basa la sua stessa Costituzione. Ancora una volta, Berlino ha
dato prova di essere mossa da un pragmatismo senza scrupoli che non
attribuisce alcuna importanza alla dignità dei singoli. Oltre che, ma
questo era già noto, di avere gravi problemi con l’umorismo.
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