Nel luglio dello scorso anno l'Ue, la
Bce e il Fondo Monetario Internazionale riuscirono a far capitolare la
Grecia sulla questione del debito, imponendo privatizzazioni e tagli,
come sappiamo. Ma una delle condizioni della capitolazione di Tsipras,
firmata dal premier greco, fu quella del controllo, da parte delle
istituzioni europee, dell'istituto di statistica nazionale. Quest'ultimo
punto, qualora il problema sfuggisse, era essenziale per poter
procedere agli altri due. La statistica è, etimologicamente, una scienza
dello Stato. Questo significa che produce dati ufficiali che non sono
solamente di puro orientamento scientifico, o materiale per i media, ma
che fanno effetti su politiche, strategie previsioni, orienta le
modalità di funzionamento della macchina amministrativa.
La statistica produce vere e proprie
norme fatte di numeri che, una volta costruite non possono essere
ignorate. Un esempio? Lo si capisce dalla scomparsa, nella
riorganizzazione dell'Istat voluta da un dirigente in area Madia (quella
del primato del privato nelle partecipate), del dipartimento delle
statistiche sociali e ambientali. Dipartimento diretto da Linda
Sabbadini, che non è, anzi era, una direttrice qualsiasi: innumerevoli
sono i riconoscimenti guadagnati dalla Sabbadini sul piano
internazionale. Una sorta, per capirsi, di Rita Levi Montalcini della
statistica, specie per gli studi sulla condizione della donna. Ma di
cosa si occupava il dipartimento diretto dalla Sabbadini? Semplice, di
tutto ciò che il governo Renzi intende cancellare dalla realtà. Ad
esempio, dei senza casa. Come dire cancello i tuoi diritti con la legge
Lupi e poi la tua esistenza facendo sparire la statistica che parla di
te. Se poi voglio legittimare degli Isee che escludono quante più
persone possibili da rimborsi, sconti e diritti mi serve un istituto
nazionale di statistica disattento, o capace di attenuare di molto, la dimensione dell'allarme sociale. Alimentazione, ambiente,
condizione femminile, anziani, omosessuali, droghe: tutte le ricerche
che spiegano il paese reale trovano, nella riorganizzazione dell'Istat,
un processo di insabbiamento fino alla scomparsa grazie alla
cancellazione del dipartimento scienze sociali e ambientali (oggi
"accorpato" in altro dipartimento per neutralizzarlo). In effetti da
quando Renzi ha preso il potere, ovvero è diventato il presidente del
consiglio, l'uso della statistica come strumento di propaganda è stato
uno dei cavalli di battaglia di Filippo Sensi, ministro della cultura
popolare unofficial del governo.
Si tratta quindi di fare un'altra cosa
dopo due anni, e dopo che le statistiche, anche quelle fatte piegare
all'estremo secondo i desideri comunicativi del governo (vedi il
balletto dati Inps-Istat sui nuovi assunti) non aiutano a produrre
l'adrenalina della persuasione tanto amata dalla propaganda. Quest'altra
cosa è riorganizzare la statistica mettendo in secondo piano i
dipartimenti, e le persone, che rilevano una realtà che non riesce ad
essere raccontata secondo gli schemi della propaganda. Al momento è in
corso una petizione, prima firmataria Dacia Maraini, in favore di Linda
Sabbadini che chiede il reintegro suo e del suo dipartimento. Si
dimentica troppo spesso quanto una politica della statitisca possa
influire, in senso positivo o meno, proprio sull'erogazione dei servizi
sociali. Perché, come dicevamo, la statistica costruisce numeri
ufficiali che hanno un peso, nell'amministrazione dello stato, simile a
quello delle norme. Non a caso si silurano infatti direttori come la
Sabbadini, che è famosa internazionalmente per gli studi sulla
condizione femminile in Italia, si affossano dipartimenti di studi
sociali e ambientali, e si promuovono ricerche sull'omicidio stradale,
raddoppiamento della pena inutile sul piano della prevenzione degli
incidenti stradali (tra l'altro in calo) ma utile per alimentare qualche
canale con un po' di opinione pubblica forcaiola. Questo il contributo
alla scienza del governo Renzi – tra uno spot noiosissimo in California
ed uno ad Harvard – dopo la riduzione della scuola dell'obbligo a
refettorio del sapere con la "riforma" Giannini.
Ci attendiamo ora una serie di
statistiche sul lavoro che cresce e sulla ricchezza degli italiani che è
a livelli mai toccati. Forse però, più che riorganizzare l'Istat, per
questo lavoro bisognerebbe ingaggiare Crozza. Sempre se, tra un sospetto
e l'altro per una megatangente alla corrente renziana proveniente dalla
Total per l'affare Tempra Rossa, resta del tempo. Attualmente
occupatissimo per produrre fiumi di propaganda in grado di distogliere
dalla vicenda Total.
redazione, 4 aprile 2016
fonti
Nota - A completamento di questo
articolo, pubblichiamo alcuni link che ci sono stati prontamente
segnalati nei quali si parla della direttrice rimossa, in termini non
proprio positivi riguardo al trattamento dei lavoratori. Ovviamente
anche noi riteniamo che sia attraverso la regolarizzazione dei
lavoratori che un istituto di statistica non finisce sotto il ricatto
dei governi basato sugli organici. Ecco i quattro link:
Della Sabbadini si parla qui: http://ricerca.usb.it/index.php?id=20&tx_ttnews[tt_news]=85537&cHash=5e87c930af&MP=63-806
Qui si dà conto dell'interrogazione
parlamentare sulle indagini da lei dirette. Lei in persona impose il
processo di esternalizzazione di quella indagine, per "innovare" come
richiesto dall'allora presidente Giovannini, quello che poi diventerà
uno dei saggi di Napolitano e ministro del lavoro con Letta: http://www.ilfoglietto.it/enti/istat/3345-istat-a-indagini-statistiche-il-ministro-madia-risponde-alla-seconda-e-alla-terza-interrogazione-del-m5s-ma-non-alla-prima.html
Qui invece si dà conto del processo di
esternalizzazione della rete di rilevazione sulle forze di lavoro, la
più importante fra le indagini sociali di tipo campionario: http://sbilanciamoci.info/le-forze-di-lavoro-restano-senza-forze-2593/
Comunicato precari Istat di oggi: https://www.facebook.com/169793099779580/photos/a.512253185533568.1073741826.169793099779580/1014389891986559/?type=3&theater
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