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16/08/2016

Quando infine avremo in mano il mitra, spariamo a raffica

Metafora referendaria, ma quanto mai sanguigna, del compagno professore Giuseppe Aragno.

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Il governo dei traditori della Costituzione, la banda del magliaro fiorentino e la sua anima nera, il bipresidente Giorgio Napolitano, hanno allungato l’elenco dei crimini dei quali saranno chiamati a dar conto alla storia: abbiamo rimesso i piedi in Libia, l’abbiamo fatto a mano armata e ora siamo di nuovo lì, sullo scatolone di sabbia insanguinata che copre immense risorse petrolifere.

Andammo a conquistarlo con la forca e con le deportazioni di massa, ai tempi di «Faccetta nera» e «Tripoli bel suol d’amor», ce ne cacciarono, poi, con le ossa rotte le potenze plutocratiche. L’Impero affogò, così, assieme ai suoi sventurati soldati che attraversavano in fuga il Canale di Sicilia, come oggi i migranti africani, e facevano da bersaglio ai mitra dei caccia Alleati.

Il mondo cambia e «l’Italia, proletaria per la terza volta in piedi, forte, fiera e compatta come non mai», non va più di moda. Stavolta, perciò, non ci siamo andati come disoccupati, straccioni e mano d’opera esuberante, ma per impedire una inesistente «invasione» di disperati e straccioni, in fuga dalle loro terre distrutte e terrorizzate dai nostri bombardamenti. Il petrolio se lo prenderanno gli americani e a noi toccheranno i costi della losca e dissennata impresa. L’avete visto, no? Non cantano i nostri soldati, stavolta non ci sono fanfare e non si marcia alla velocità dei bersaglieri. I soldati stanno nell’ombra e si nascondono persino al Parlamento, ammesso che l’accozzaglia di nominati e signorsi accampati in Senato e alla Camera, si possa definire Parlamento.

A tradimento, con il più sovrano disprezzo per la sovranità popolare e con una cecità destinata a produrre disastri, questo governo di sedicenti costituzionalisti, di incompetenti e di portaborse, si prende la responsabilità etica, giuridica e politica, di associarsi all’ennesimo crimine degli Stati Uniti d'America e alla miseria morale dell’Unione Europea, ricattata dall’alleato Erdogan, dittatore e volgare bandito da strada.

Se e quando un reduce delle stragi che stiamo causando si vendicherà e avremo il nostro Bataclan, ricordiamocelo: non sarà un islamico fondamentalista il terrorista di casa nostra, ma un pagliaccio, travestito da Presidente del Consiglio e sostenuto da un vecchio osceno al quale paghiamo stipendi d’oro da più di mezzo secolo.

Ricordiamocelo, teniamolo bene a mente e regoliamoci di conseguenza, quando infine avremo in mano il mitra: spariamo a raffica milioni e milioni di «no», vinciamo il referendum, poi li metteremo spalle al muro e gli chiederemo conto del male che stanno facendo. Non abbiamo mai avuto nemici più feroci, più vigliacchi e più pericolosi.

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