Questo 1° maggio 2017, insieme ai musicisti della Banda Bassotti da tempo impegnati in favore delle popolazioni del Donbass, ci sarà la Carovana di Solidarietà con le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk. La delegazione di massa, una cinquantina di attivisti, sindacalisti, musicisti, è partita ieri sera con destinazione le repubbliche che si sono ribellate al progetto nazifascista in Ucraina.
L'Usb, tra gli organizzatori della delegazione, ricorda in un comunicato che "continuano così le iniziative del sindacato in favore delle popolazioni del Donbass. Dopo quelle del 2015, anche nel 2016 Usb ha promosso azioni di solidarietà in molte città italiane, con la presenza di un dirigente della Federazione sindacale della Repubblica Popolare di Lugansk. Tutte iniziative mirate a far conoscere la situazione reale nelle Repubbliche e la strenua resistenza della popolazione all’aggressione in corso. Le popolazioni del Donbass ormai da tre anni sono protagoniste della resistenza contro il ritorno del nazifascismo in Europa".
Come Usb denunciamo che l’aggressione al Donbass è la conferma che di fronte alla crisi economica e alla competizione internazionale l'Unione Europea non ha esitato ad usare lo strumento dell'aggressione militare – alle popolazioni che lottano per la propria autodeterminazione – arrivando anche ad annunciare la costruzione di un esercito europeo a difesa degli interessi economici in risposta alla competizione internazionale.
Nella delegazione anche la Rete dei Comunisti partecipa alla Carovana Antifascista che si recherà nei territori delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, per portare la solidarietà degli antifascisti di diversi paesi europei alle popolazioni locali oggetto ormai da più di tre anni di una insensata e criminale guerra da parte delle forze armate del governo di Kiev e dei battaglioni neonazisti. "Nel corso del viaggio in Donbass, in occasione delle celebrazioni popolari del 1° Maggio, la delegazione della Rete dei Comunisti incontrerà le comunità e le autorità locali del Donbass, le forze sindacali, le forze politiche progressiste e comuniste per ribadire il proprio sostegno alle forze antifasciste locali e denunciare il ruolo dei governi e degli apparati dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica, che pur di imporre a Kiev un governo favorevole alle proprie mire e ai propri interessi non hanno esitato a scatenare una guerra civile e l’inizio di una crisi con la Russia che ha avuto pesanti ripercussioni a livello locale e internazionale."
Dal momento del golpe reazionario del febbraio 2014, realizzato dalle forze ultranazionaliste e di estrema destra ucraine sostenute dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea per imporre a Kiev un regime favorevole all’ingresso del paese nella Nato e nella cosiddetta ‘Europa Unita’ – e per indebolire la Russia – le popolazioni del Donbass sono assediate, sottoposte a embargo e a bombardamenti continui che hanno causato migliaia di morti e feriti, la distruzione di numerose città e villaggi, la fuga di circa un milione di persone verso altri territori.
Una ‘operazione antiterrorismo’, come la definisce il regime di Kiev, scatenata contro popolazioni che vengono considerate un corpo estraneo dalle nuove autorità di fede banderista e che fin dal primo momento si sono rifiutate di aderire al golpe e alla nuova ideologia rivendicando il diritto alla propria autodeterminazione.
Le angherie e le azioni criminali contro le popolazioni del Donbass si accompagnano ad una svolta ultraliberista imposta da Ue e Fondo Monetario Internazionale che, in cambio dei cosiddetti ‘aiuti economici’ al regime banderista, hanno causato un rapido impoverimento della popolazione ucraina, l’impennata dell’emigrazione, la crescita dei sentimenti settari e delle scorribande da parte delle milizie neonaziste. Questo mentre il regime di Kiev, con l’avallo dell’Ue e della Nato, ha praticamente messo al bando il Partito Comunista e tutte le formazioni della sinistra radicale, i cui dirigenti e militanti sono oggetto di continue aggressioni sia da parte delle autorità che da parte delle bande banderiste; inoltre le stesse minoranze etniche che pure avevano considerato opportuno il "regime change" sostenuto dall’occidente sono diventate oggetto della repressione e della discriminazione del regime, mentre la libertà di stampa e di associazione sono fortemente conculcate da un governo che Bruxelles considera un partner privilegiato.
Anche Giorgio Cremaschi sarà nella Carovana di solidarietà, in un post scrive che "assieme ai lavoratori ed ai sindacati di quelle terre martoriate parteciperemo alle manifestazioni del Primo Maggio e il giorno dopo ricorderemo la strage nazifascista di Odessa. Lì il 2 maggio 2014 bande di assassini protetti dal governo di Kiev hanno assaltato e incendiato la casa dei sindacati, facendo morire bruciate vive almeno quaranta persone. Il governo ucraino, finanziato e armato dalla NATO e dalla UE (quale notizia falsa più grande di quella sui 60 anni di pace), ha portato il paese alla rovina economica e alla guerra civile.
Le popolazioni del Donbass, sottoposte alla minaccia della pulizia etnica, hanno dovuto organizzarsi e resistere ad un attacco armato condotto anche da truppe dichiaratamente naziste, come il famigerato battaglione Azov. E il parlamento di Strasburgo, a sua e nostra vergogna, ha tributato un omaggio a quella soldataglia riconoscendola come combattente per la libertà. Il Primo Maggio nel Donbass è dunque contro il fascismo, contro la guerra, contro la distruzione dei diritti sociali e del lavoro e anche contro l'infame ipocrisia della UE e dei suoi governi".
Della delegazione fa parte anche la parlamentare europea della sinistra Eleonora Forenza: "Penso che sia stato un calcolo cinico quello degli Usa e delle potenze europee di fomentare la guerra civile e sostenere i gruppi banderisti per poter perseguire i loro disegni geopolitici, di accerchiamento della Russia, ridefinendo gli equilibri internazionali e spostando sempre piu ad est i confini della Nato. Un calcolo cinico ed anche sbagliato. L’Ucraina oggi sopravvive solo grazie ai generosi aiuti occidentali ed europei, ma è uno stato fallito".
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