di Michele Giorgio – Il Manifesto
Ormai è solo una
questione di giorni e la frontiera tra la Siria e l’Iraq tornerà sotto
il controllo pieno delle autorità di Damasco e Baghdad. La
vittoria a Deir Ezzor annunciata ieri dell’esercito siriano con la
liberazione di tutta la città sull’Eufrate dalla presenza degli uomini
dello Stato islamico, è coincisa con l’ingresso delle forze amate
irachene ad Al Qaim, ultima roccaforte dei jihadisti in Iraq nei pressi del confine con la Siria.
Ciò significa che i due Paesi, alleati tra di loro e
dell’Iran, torneranno a comunicare regolarmente con enormi vantaggi
strategici, militari ed economici. Un scenario che certo non piace
all’Amministrazione Trump che, con i suoi principali alleati
nella regione, Israele e Arabia Saudita, nelle ultime vittorie delle
truppe siriane e irachene legge il ricostituirsi sul terreno dell’“asse
sciita” sotto il comando dell’Iran.
Asse che parte a Tehran, passa per Baghdad e Damasco, e arriva fino
al Libano del sud di fatto controllato dal movimento di resistenza
Hezbollah. Dietro le quinte però Washington sembra rendersi conto che
deve fare i conti con la realtà, a cominciare dalla solidità del potere
del presidente Bashar Assad in Siria. Un funzionario dell’intelligence Usa si sarebbe recato in “segreto” in visita a Damasco, riferiva ieri il quotidiano libanese Al Akhbar.
Il funzionario sarebbe arrivato a Beirut a inizio settimana e si
sarebbe poi recato a Damasco martedì dove ha incontrato la controparte
siriana nel quadro dei contatti in corso tra la Cia e i servizi di
sicurezza siriani.
Intanto ieri, mentre i siriani festeggiavano la riconquista di Deir
Ezzor e di altre porzioni di territorio nazionale nell’Est del Paese, a
sud, nei pressi del Golan occupato da Israele, la situazione appariva
sul punto di precipitare. Dopo un attacco suicida – almeno nove
morti – e un successivo attacco di dozzine dei qaedisti di An Nusra
contro il villaggio druso di Khader, sul versante siriano del Golan ma a
soli tre chilometri dalle linee israeliane, Tel Aviv ha fatto sapere di
essere pronta ad intervenire con suoi soldati per «proteggere»
e «portare soccorso» agli abitanti. «L’esercito è pronto ad aiutare gli
abitanti del villaggio per impedire danni o una occupazione», hanno
comunicato le forze armate israeliane.
Da Londra, dove è in visita, il premier Netanyahu ha parlato della «amicizia che proviamo verso i nostri fratelli, i drusi». In sostanza
Israele si propone come protettore dei drusi siriani e “garante” della
stabilità nella regione a ridosso del Golan, in alternativa alle
autorità di Damasco. La tensione è forte nell’area. L’ingresso,
oltre le linee armistiziali, di truppe israeliane in territorio siriano
darebbe il via a una immediata escalation militare. La tensione
tra i due Paesi è alta a causa dei raid aerei israeliani in territorio
siriano contro presunti convogli carichi di armi destinate, secondo Tel
Aviv, al movimento sciita libanese Hezbollah alleato di Damasco.
L'approccio duro, almeno a parole, di Israele nei confronti di
An Nusra contrasta con le rivelazioni di questi ultimi anni sui contatti
che l’esercito israeliano avrebbe intrattenuto con i qaedisti e altri gruppi
islamisti radicali nel sud della Siria. Si è anche parlato
dell’intenzione israeliana di dare vita sul versante siriano del Golan a
una sorta di “zona cuscinetto” sotto il controllo di forze ribelli
siriane, allo scopo di tenere a distanza dalle sue linee i combattenti
di Hezbollah e iraniani che assistono l’esercito siriano. Tel
Aviv sostiene di aver soltanto offerto aiuti umanitari destinati alla
popolazione civile siriana e di aver curato nei suoi ospedali feriti
gravi e bambini ammalati.
«Il nostro esercito ha preso il pieno controllo della città di Deir
Ezzor», ha annunciato con enfasi la tv pubblica siriana. Già giovedì
varie fonti avevano riferito dell’avanzata decisiva delle forze siriane
contro i jihadisti nel capoluogo dell’omonima provincia ricca di
petrolio situata al confine con l’Iraq. Negli ultimi giorni l’esercito
siriano aveva già preso il controllo dei distretti di al Hamidiya,
Sheikh Yassin, al Ardhi e al Rashidia. Deir Ezzor è rimasta dal 2014
quasi interamente sotto il controllo dello Stato islamico.
A settembre le truppe governative siriane erano arrivate nell’area
rompendo l’assedio imposto dagli uomini del Califfato e dando il via
alla riconquista della città. Lo Stato islamico ora controlla solo piccole porzioni della provincia di Deir Ezzor, della provincia di Hama e a sud di Damasco.
Dall’altra parte del confine le forze governative irachene e le milizie
ad esse alleate una settimana fa hanno lanciato un’offensiva per riprendere il
controllo della regione di Al Qaim – 150.000 abitanti, tutti musulmani
sunniti – dove si troverebbero circa 1.500 jihadisti che ora starebbero
cercando di riorganizzarsi nella cittadina di frontiera siriana di
Abukamal.
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