La strada non è un comodo salotto televisivo, né un convegno in un teatro. E’ un luogo di incontro e di scontro.
In questi giorni gelidi, le stiamo battendo, con le mani intirizzite dal freddo a combattere con scotch e vento per attaccare le locandine, usando le unghie per trovare il modo di dividere la carta adesiva dalla copertura di uno sticker, e soprattutto per parlare con le persone: “Salve, posso lasciarle un volantino?”.
Gente dal volto imbruttito che passa di fretta, marmocchi che ti guardano curiosi, anziani increduli di vedere un “giovane” che si sbatte come un dannato, qualcuno si ferma... E talvolta senti dietro di te, pronunciato a metà tra la curiosio e il pomposo: “Potere Al Popolo” (e ti gasi, belin se ti gasi).
Impari di nuovo a parlare con la gente – io parlo anche con i sassi normalmente – spesso imbeccando i più giovani che declinano l’invito con: “leggi, ti fa bene” e lo sguardo che usavi quando parlavi con i secchioni a scuola. E quando qualcuno ti concede un poco di tempo, poco, allora sei più veloce di Murubutu quando dal palco alza la mano quasi a leggere un rigo in un ipotetico leggio e mette così tante parole in così poco tempo (un po’ come fa Viola Carofalo che in televisione in meno di un minuto le viene chiesto praticamente di fare la sintesi del Capitale, “in tedesco”, e ce la fa).
La casta (che va dalla Meloni, passa per Grasso e arriva agli ex-honesti) la strada non la frequenta, non conosce le sue regole...
Vi lamentante per una contestazione? Beh allora non avete mai ascoltato in giro, la gente metterebbe i patiboli ai bordi delle strade e dinamiterebbe i palazzi del potere (lo so, spesso è solo ciò che un genio ha definito: “la lotta armata al bar”), figuratevi se capitate lì e gli state sugli zebedei o sulle ovaie.
Ora lo sapete, di questo misto di sete di giustizia e sete di sangue siete gli unici responsabili, abbiatene coscienza, perché? Perché ci avete rovinato la vita...
E vi schifano i piccioni.
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