Ieri nella sede di via Bergamini a Roma, si è nuovamente riunito il Consiglio di Amministrazione di Autostrade per l’Italia. Il cda “ha preso atto degli elementi di confutazione alla lettera del Ministero delle Infrastrutture datata 16 agosto predisposti dalle strutture tecniche della società” e “ha confermato il proprio convincimento in merito al puntuale adempimento degli obblighi concessori da parte della Società”. La lettera di riscontro ed i relativi allegati saranno inviati al ministero nel termine assegnato.
“E’ incredibile sentir parlare Autostrade di ‘puntuale adempimento degli obblighi’ dopo una tragedia con 43 morti, 9 feriti, centinaia di sfollati e imprese in ginocchio. Siamo all’indecenza” ha replicato il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Toninelli, alla nota del cda di Autostrade per l’Italia.
Ancora una volta però la frenata sulla rinazionalizzazione delle Autostrade date in concessione ai privati viene dalla Lega. Intervenendo alla Festa de Il Fatto, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il leghista Giorgetti ha affermato che: “Dopo la revoca della concessione ad Autostrade lo Stato avrà due possibilità. La prima è decidere di fare le cose in casa, nazionalizzare, utilizzando Anas o non so bene cos’altro per gestire la rete autostradale. Onestamente io esprimo dei dubbi che oggi Anas abbia le strutture tecniche e le capacità per farlo. L’alternativa è fare una gara in cui si rimetta in gara la concessione, a condizioni diverse”.
Sullo sfondo rimane il giallo della lettera della società Autostrade al Ministero redatta a febbraio di quest’anno e resa nota da L’Espresso. Nella lettera, datata 28 febbraio 2018, il direttore delle manutenzioni di Autostrade, Michele Donferri Mitelli, metteva in guardia il Ministero e il Provveditorato sui rischi per la sicurezza legati al ritardo dell’approvazione del progetto esecutivo di rinforzo di ponte Morandi. In particolare si chiedeva di accelerare l’iter proprio per garantire “l’incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera”.
Nella lettera, il direttore della società Autostrade, Donferri Mitelli, scrive che “Al riguardo dal momento che non abbiamo più avuto evidenza se siano necessari ulteriori approfondimenti e/o elementi integrativi Vi significhiamo... di restare a Vostra disposizione qualora siano necessari chiarimenti e integrazioni in relazione agli aspetti tecnico-economici del progetto rappresentando, ancora una volta, l’urgenza che riveste la conclusione dell’iter approvativo dell’intervento”. “Vista l’importanza strategica dell’opera e la natura dell’intervento – aggiunge il direttore di Autostrade nella lettera al Ministero – tenuto conto che il completamento delle procedure di affidamento può essere stimato in 13-15 mesi, si ritiene, in considerazione del protrarsi dei tempi di approvazione, che l’intervento non possa essere in esecuzione prima del secondo semestre 2019 o inizio 2020. Tale circostanza comporterebbe una serie di ripercussioni sia per la pianificazione economica che per l’incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera. Per quanto sopra, Vi preghiamo di portare avanti l’iter autorizzativo quanto prima”.
Intanto il governatore leghista della Liguria e commissario per l’emergenza Toti, sempre ieri ha incontrato oggi i vertici di Autostrade che hanno presentato una bozza preliminare del piano di abbattimento dei due tronconi del viadotto autostradale rimasti in piedi.
“Abbiamo presentato – nei tempi nei quali ci eravamo impegnati a farlo – una serie di opzioni di demolizione e di ricostruzione del viadotto Polcevera, che saranno in parte sovrapposte, confermando sostanzialmente i tempi già annunciati. In ogni caso i piani potranno diventare definitivi solo dopo l’accesso ai luoghi e richiederanno integrazioni e affinamenti sul piano architettonico, da condividere con le parti interessate” ha fatto sapere l’amministratore delegato di Autostrade e Atlantia, Giovanni Castellucci.
Ma la soluzione al complesso dei problemi presentati dal crollo del viadotto Morandi non attiene solo alla demolizione/ricostruzione del ponte, ci sono almeno altri quattro aspetti: il ripristino delle infrastrutture per la mobilità; gli interventi a favore delle imprese e delle famiglie sfollate; la soluzione abitativa per chi è rimasto senza casa e la moratoria per i mutui già in essere con gli enti locali. Su questi, Cdp e Regione Liguria hanno attivato altrettanti tavoli tecnici per affrontare sia misure immediate sia di pianificazione dopo il crollo del Ponte Morandi. Il tavolo sulle infrastrutture coinvolge anche i rappresentanti di Terna, Snam, FS, Ansaldo Energia e Fincantieri.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento