È stata ufficializzata ieri la formazione del più grande blocco parlamentare iracheno. Costituito da 16 differenti liste elettorali,
includerà i religiosi sciiti Moqtada al-Sadr (il vincitore delle
elezioni) e Ammar al-Hakim, il premier uscente al-Abadi, il gruppo del
vice presidente Ayad Allawi, diversi parlamentari sunniti e i
rappresentanti delle minoranze turkmene, yazide e cristiane. In totale fanno 177 deputati che, considerati i 329 seggi complessivi del parlamento iracheno, vuol dire piena maggioranza.
Il parlamento sarà convocato oggi per la prima volta per eleggere un
nuovo presidente e per dare il via al processo che porterà alla
formazione di un nuovo governo.
Tra gli esclusi dall’alleanza (molto probabilmente)
governativa ci sono i gruppi curdi che ora provano a rispondere unendo
le forze. Mala Bakhtiyar, capo dei delegati dell’Unione
Patriottica del Kurdistan, ha detto infatti ieri che i due principali
partiti curdi formeranno un blocco parlamentare che avanzerà un
“progetto nazionale curdo”.
Gli iracheni hanno votato lo scorso maggio nelle prime
elezioni da quando è stato sconfitto lo Stato Islamico (Is). Tuttavia,
diverse proteste per presunti brogli elettorali hanno ritardato l’inizio
della nuova legislatura. La situazione però è stata risolta lo
scorso mese quando è stato completato il riconteggio manuale dei voti
che ha confermato la vittoria del blocco di Sadr con 54 seggi (al gruppo
appartengono anche i comunisti) e ha visto la lista del premier uscente
al-Abadi classificarsi terzo con 42 deputati. L’unica leggera
differenza rispetto ai risultati di maggio è stata rappresentata dal
seggio in più attribuito all’Alleanza della Conquista, la formazione
paramilitare pro-iraniana che si è riconfermata come la seconda forza
del Paese.
L’incertezza per la mancata formazione del governo ha esacerbato le già alte tensioni che si vivono
in Iraq dove mancano i servizi di base, il tasso di disoccupazione
resta elevato e la ricostruzione post-guerra contro l’Is procede ancora a
rilento. Emblematico quanto accaduto venerdì nella città meridionale di
Basra dove una protesta contro la corruzione della classe politica e
l’emarginazione di Baghdad del sud del Paese è terminata con violenti
scontri tra manifestanti e polizia.
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