Decine di migliaia gli studenti che ieri mattina hanno affollato le Università italiane, per partecipare ai test d’ingresso di Medicina e Odontoiatria. Hanno presentato domanda in 67.005 (erano 66.907 nel 2017) per 9.779 posti a Medicina (erano 9.100 lo scorso anno) e 1.096 posti per Odontoiatria (erano 908 nel 2017). In sostanza, meno di uno su sei riuscirà a farcela.
Contestualmente da nord a sud, sono andate in scena manifestazioni studentesche per protestare proprio contro l’accesso a numero chiuso alle suddette facoltà.
Per i manifestanti il numero esiguo di posti è funzionale ad una politica di smantellamento della sanità pubblica e di subordinazione della stessa al profitto dei privati. A determinare il successo nella selezione sarebbe, a detta dei contestatori, non il merito ma la possibilità di frequentare costosi corsi di preparazione che vanno ad aggiungersi ad altri ostacoli economici, quali tasse sempre più elevate, caro libri, i costi di trasporto per i pendolari e i costi per gli alloggi dei fuori sede che cumulandosi fungono da impedimento per molti giovani che finiscono per rinunciare alla formazione universitaria.
Diverse le sigle studentesche e le organizzazioni politiche che si sono fatte carico dell’iniziativa. Non sono mancati i fermi da parte della polizia, nonostante i connotati pacifici dell’iniziativa: a Firenze infatti, sei militanti del F.G.C. hanno esposto uno striscione e distribuito volantini in difesa della sanità pubblica davanti alla sede delle prove. La polizia è intervenuta sul posto e ha proceduto al fermo e alla loro identificazione. La sezione locale fiorentina ha prontamente diramato un comunicato parlando di “perquisizioni e interrogatori separati, per il solo fatto di aver distribuito un volantino che inneggiava all’uguaglianza sociale e alla difesa del sistema sanitario nazionale”.
A Palermo, uno degli organizzatori della contestazione, Giorgio La Spina ci illustra le ragioni della protesta: “Programmare la formazione di personale medico, ok, ma come? Negli interessi di chi? La selezione così stringente porta ogni anno meno personale alle strutture della sanità pubblica e in generale nella sanità italiana che è un servizio sempre più fatiscente ormai compromesso nella sua natura di universalismo con lunghissime liste di attesa, ticket sempre più salati, inefficienza. La sanità e la formazione del suo personale sono sempre più assoggettate al profitto dei privati e non ai bisogni della popolazione”.
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