da il manifesto.it
Parla la ‘capa’ di Potere al popolo. Le sommatorie di ceti politici non funzionano, ormai è un dato, serve guardare fuori dal circolo. Meglio sbagliare in maniera diversa anziché fare sempre lo stesso errore
Viola Carofalo, dopo il voto, replicando agli elettori di sinistra delusi, ha pronunciato una sentenza di sapore fantozziano: «L’unità della sinistra è una cazzata». Ce la articola?
Vedevo i commenti su facebook. È partito il mantra: la soluzione dei problemi della sinistra è rimettersi tutti insieme. Ora, senza negare che la litigiosità a sinistra sia un guaio, è una risposta consolatoria. Il risultato della Sinistra lo dimostra: l’addizione non ha funzionato. Il problema è guardare fuori, a quelli che non si riconoscono nella sinistra. Non vuol dire che non è giusto fare alleanze, né che noi siamo autosufficienti. Ma la matematica lo ha detto varie volte: rimettere insieme quel che c’è non risolve niente. È un dato.
Ma prima del voto a un tavolo vi siete seduti. Ci avevate provato.
Sarebbe da pazzi non provarci. Ma le alleanze vanno fatte sui contenuti. Non volevamo la solita sommatoria dei ceti politici. Sarebbe andata meglio? Non lo so. Ma è meglio sbagliare in maniera diversa anziché fare sempre lo stesso errore.
Perché è saltato tutto?
Non volevano rinunciare alla continuità. Ci era stato proposto Cofferati. Con rispetto per la persona, non ci rappresenta. Per noi era importante che ci fosse De Magistris, la sua è una figura credibile.
Cofferati non era candidato.
Ha rinunciato. Ma la continuità è anche la mancanza di chiarezza. Sinistra italiana in Piemonte ha sostenuto Chiamparino. Ognuno faccia come vuole. Non siamo settari, ma siamo No Tav.
Vuol dire che già sappiamo che l’unità con queste forze alle politiche non la farete?
A me l’unità dei ceti politici non interessa, invece mi piace moltissimo l’unità con le associazioni con cui lavoriamo sempre e con la gente normale. Abbiamo fatto accordi a Firenze e Livorno: c’erano persone credibili.
Ripeto: alle future politiche non farete nessuna convergenza con i soggetti de La Sinistra?
Dipende come si costruisce. Per Pap non decido io, decidiamo assieme. Con il Prc si poteva già fare alle europee, ma loro inseguivano Si, Diem, Verdi...
Con il Prc avevate testé rotto.
Una cosa è un soggetto politico, un’altra è una convergenza. Il nostro problema è anche non disperdere forze. In queste riunioni si parla per ore, si fanno le tabelline con i voti che ciascuno porta, e non si fa mezzo sforzo per uscire dal circolo ristretto.
Stavolta avete saltato il giro. Salterete anche le politiche?
Credo che sarebbe sbagliato. Ma candidarsi a tutti i costi non ha senso. Stare nelle istituzioni può servire, abbandonare tutto per fare campagna elettorale, no. Facciamo attività sociale. Tanto la strada è lunga. C’è chi oggi si è risvegliato con la Lega al 30 per cento. E invece sono vent’anni che la sinistra va alla deriva. Tre mesi di chiacchiere elettorale? Meglio di intervento sociale. Per defascistizzare la società dal basso.
In Italia il fascismo è alle porte?
Io non uso con leggerezza la parola fascismo. Di sicuro c’è una stretta autoritaria. Mi spaventa. Ma non siamo vittime di un colpo di stato. Spero che Salvini sia il punto più basso, ma non ne sono sicura purtroppo.
Se c’è questo il rischio non servirebbe un fronte democratico?
Ma si riferisce al Pd?
Mi riferisco a tutte le forze democratiche che denunciano la stretta autoritaria.
In astratto sì. In concreto sta parlando del partito del decreto Minniti. Salvini è più tamarro e fa più impressione. Ma no, un fronte elettorale con il Pd no. Non funziona, anche questo è dimostrato. Nei quartieri popolari la destra cresce. E non c’è alleanza che la fermi, anzi le operazioni politicistiche allargano le distanze. Bisogna tornare lì a parlare con le persone. Sono idealista? Ma le scorciatoie hanno fatto solo danni.
Quindi di fronte al rischio di un governo Salvini, pace?
Pace? Guerra.
La prego. È una provocazione?
Guerra politica intendo. Intervento sociale.
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