Ricordare, a 45 anni di distanza, l’attentato di Piazza della Loggia deve rappresentare un impegno di grande importanza nell’attualità.
Lo scopo di mantenere la memoria deve essere quello di combattere il revanscismo fascista.
Il revanscismo fascista è tornato a presentarsi esponendo ancora una volta il proprio armamentario di morte e godendo di privilegi e coperture da parte di forze politiche che stanno al Governo e ne imitano modelli di comportamento, atteggiamenti, linguaggio instillando anche e soprattutto la mala pianta del razzismo.
Razzismo come fattore culturale e politico sul quale addirittura si fonda l’identità della Lega.
È questa dell’intolleranza e del razzismo la mala pianta che dobbiamo combattere oggi come allora, come avvenne negli anni ’70 quando lo stragismo rappresentò una pericolosissima presenza costante nelle vicende italiane: a partire dalla prima strage, quella fondamentale di vera e propria “svolta” rappresentata, il 12 dicembre 1969, dagli ordigni esplosi nella Banca dell’Agricoltura a Milano.
All’epoca era l’Italia che cercava una via faticosa e complessa di crescita della democrazia nell’attuazione ancora non compiuta (come del resto anche oggi) della Costituzione Repubblicana.
Un’Italia che aveva vissuto la stagione delle grandi lotte sindacali, di quelle studentesche, del dissenso cattolico, dei diritti civili, del femminismo.
Il 12 maggio di quello stesso anno 1974 il voto popolare aveva sancito il diritto al divorzio: una legge di civiltà verso la quale si erano scatenati i corifei del clerico–fascismo poi pesantemente sconfitti nelle urne.
Le stragi dovevano servire a fermare quel processo di avanzamento popolare e, in verità, alcuni di quegli scopi reconditi furono raggiunti: tanto è vero che in epigrafe di questo testo abbiamo già scritto del presentarsi, oggi, di forme di vero e proprio revanscismo fascista.
Torniamo però al ricordo di quella tragica giornata:
L’orologio segnava le 10:12 del 28 maggio 1974 quando un’esplosione scuoteva Brescia.
Una bomba era esplosa in pieno centro città, precisamente a piazza della Loggia mentre era in svolgimento una manifestazione sindacale contro il terrorismo fascista.
Strage di piazza della Loggia, l’attentato che ha scosso l’Italia 45 anni fa.
Il terrorismo neofascista in quel momento colpiva ancora una volta in Italia.
Questa volta nel mirino degli attentatori c’era la manifestazione antifascista indetta dai sindacati che era in programma a Brescia, precisamente in piazza della Loggia.
Una bomba era stata nascosta in un cestino dei rifiuti e fu fatta esplodere al passaggio del corteo. Otto le persone che persero la vita: tra di loro due operai, cinque insegnati e un pensionato che nella sua vita era stato anche partigiano.
Il processo per quanto riguardò quella strage fu molto lungo anche a causa di alcuni depistaggi come di consueto in casi del genere.
Al termine delle indagini, fu accertato che l’attentato era stato opera del gruppo neofascista dell’Ordine Nuovo.
Come esecutori materiali furono riconosciuti Ermanno Buzzi (poi ucciso in carcere) e Maurizio Tramonte insieme a Carlo Digilio e Marcello Soffiati. Il mandante dell’attentato fu riconosciuto nel dirigente ordinovista Carlo Maria Maggi. Furono assolti Delfo Zorzi, l’ex generale Francesco Delfino, e l’ex segretario del MSI, Pino Rauti a sua volta fondatore di Ordine Nuovo.
Ordine Nuovo era un gruppo politico di estrema destra extraparlamentare nato nel dicembre 1969 a seguito del rientro di Pino Rauti nei ranghi del Movimento Sociale Italiano e raccogliendo l’eredità del Centro Studi Ordine Nuovo.
A novembre 1973 il gruppo entrò in clandestinità a seguito del processo in cui i suoi dirigenti furono accusati di ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista, subendo pesanti condanne e lo scioglimento ufficiale a opera del ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani (teorico degli “opposti estremismi")
Già prima della cessazione per decreto del movimento, comunque, i militanti erano attrezzati per la lotta clandestina. In seguito, con i leader più noti fuggiti all’estero per sottrarsi alla cattura per l’inchiesta su Ordine Nero, il neofascista siciliano Pierluigi Concutelli assunse il controllo militare del movimento.
Con l’arresto di Pierluigi Concutelli, nel febbraio 1977, la struttura militare del movimento fu sostanzialmente smantellata.
Per non dimenticare mai e per combattere sempre il fascismo in qualsiasi veste esso cerchi di mascherarsi.
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