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29/05/2019

Salvini sta come un criceto

Il test delle elezioni europee adesso è alle spalle e già la realtà impone di guardare avanti. In Italia politica e mass media celebrano la “vittoria” di Salvini, eppure proprio quest’ultimo si è venuto a trovare in una situazione in cui, qualsiasi cosa farà, si troverà in mezzo a rogne rilevanti.

In primo luogo emerge che l’assalto della destra all’architettura europea è fallito. Tranne che in Italia, in Francia la vittoria della Le Pen è stata di strettissima misura e del tutto insufficiente ad un cambio dei rapporti di forza. Orban in Ungheria si è ormai allineato e coperto al Partito Popolare, e comunque il suo paese “pesa” poco.

A sinistra c’è stato un sostanziale allineamento alla visione dominante, tanto che in Italia e Spagna gli elettori hanno preferito gli originali (dal Pd al Partito socialista spagnolo) alle alternative tiepide. In Grecia Syriza cede il primo posto ai conservatori di ND.

Le forze della sinistra popolare più antagoniste al sistema (La France Insoumise) non hanno capitalizzato il ciclo di conflitto sociale aperto dai Gilets Jaunes. Tiene bene la sinistra di classe in Portogallo, cresce in Belgio, paga pegno in Grecia.

Al contrario, la struttura politica, ideologica ed economica europea ed europeista – pur perdendo la storica “maggioranza” popolari-socialdemocratici – si è rafforzata; e questo mette fine ad ogni velleità di Salvini di negoziare alcunché.

Bruxelles starebbe infatti considerando di proporre per l’Italia una procedura di infrazione già il prossimo 5 giugno per “debito eccessivo”.

E poi c’è la manovra finanziaria “lacrime e sangue” da decine di miliardi che si tradurrà nella Legge di Stabilità da varare in autunno.

Infine i grandi gruppi multinazionali, come Fca e Renault, daranno vita al maggiore produttore dell’automotive, materializzando uno di quei “campioni europei” evocati nel recente Trattato di Aquisgrana.

Sulle eventuali rodomontate di Salvini pesano da un lato la minaccia dello spread (quello che tolse di mezzo Berlusconi, e che sta già risalendo) e dall’altro gli interessi del “Partito Trasversale del Pil” che, soprattutto tra gli elettori di Salvini nel Nord, è pronto a tirare per le orecchie il ragazzo se dovesse mettere a rischio l’economia.

Insomma, si ha la netta impressione che Salvini sia come un criceto sulla ruota, ma dentro la gabbia. Ha e dà la sensazione di muoversi, se avvicini un dito può dare morsi anche dolorosi (soprattutto sul piano repressivo), ma sostanzialmente resta fermo nello stesso punto e chiuso dalla gabbia su ogni lato. Ha riportato a casa una parte dei consensi del blocco di destra, con una media tra il 2008 e il 2013 (ma con ben tre milioni di voti in meno rispetto a quell’anno), includendo in questo blocco anche i voti di Berlusconi, che oggi però appare più “intrigato” dal blocco europeista che dagli ululati di Salvini e della Meloni. Una sostanziale partita di giro tutta all’interno del blocco reazionario consolidato da decenni e di cui una parte, per un periodo, ha provato a saggiare l’ipotesi del M5S.

Senza poi naturalmente tenere conto dell’oceanico astensionismo (quasi il 44%), che dimezza anche le sensazioni stimolate dalle sole percentuali...

Questo non facilita le ipotesi di ricomposizione di un blocco politico e sociale antagonista. Possiamo solo dare una diagnosi definitiva sull’inutilità e l’inesistenza della cosiddetta “sinistra” a tale scopo. Chiunque abbia la lucidità e la tenacia di misurarsi sul terreno della ricostruzione di una ipotesi di classe, ormai sa che tale fattore e il contesto politico-culturale in cui è sopravvissuto non possono che scomparire dal ventaglio di ipotesi da prendere in esame. A meno di non voler portare, consapevolmente o inconsapevolmente, “l’acqua con le orecchie” al Pd.

E’ l’austerità europeista a produrre la destra e ad alimentarla. L’impossibilità per chiunque di mettere in campo politiche che migliorino le condizioni di vita delle classi popolari – anzi: l’obbligo feroce a peggiorarle – rende il gioco politico sterile e impotente. E in questa impotenza le uniche “soluzioni” che diventano possibili sono quelle a “costo zero”. Ossia quelle repressive, che cercano il consenso indicando un nemico di comodo su cui scaricare rabbia e frustrazioni create da altri.

E’ l’incubo della scarsità che scatena la caccia a qualcun altro, per ridurre i posti intorno a una tavola sempre più povera.

Dunque si riparte e ci si misura con il contesto europeo, i processi reali nella società, ed i problemi che pone, dall’alto e dal basso. Senza sconti all’avversario, ma neanche a noi stessi.

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