Il presidente francese Emmanuel Macron riceve oggi all’Eliseo il generale Khalifa Haftar. Lo fa sapere Radio France Internationale (Rfi), aggiungendo che “l’obiettivo di questo incontro è riavviare il processo politico mentre proseguono i combattimenti nella zona a Sud di Tripoli tra le truppe di Haftar e le forze fedeli a Fayez el-Sarraj”, premier del governo di accordo nazionale di Tripoli.
Macron aveva già ricevuto all’Eliseo Sarraj, solo due settimane fa, e al termine dell’incontro aveva proposto un cessate il fuoco senza condizioni, che preveda però “di delimitare la linea del cessate il fuoco, sotto supervisione internazionale”.
Sarraj ha sempre chiesto invece che la tregua preveda il ritorno delle forze di Haftar nell’Est del Paese. E in occasione della sua visita a Parigi aveva dichiarato che, dopo aver lanciato l’attacco su Tripoli il 4 aprile scorso, il generale “non rappresenta più l’Est” del Paese.
Intanto il rappresentante speciale dell’Onu per la Libia, Ghassam Salamé, in una intervista sul quotidiano La Stampa, ha sottolineato come “l’embargo delle armi venga sfidato pubblicamente, da tutte le parti, e ciò mina la credibilità delle risoluzioni dell’Onu”. “Non è solo un problema legale, molto peggio – ha aggiunto – l’arrivo di nuove armi, in maggiore quantità e qualità, dà a tutte le parti l’illusione di poter vincere la guerra, e ciò rende ancora più difficile l’accettazione della tregua”. Inoltre, secondo Salamè, “L’Isis sta approfittando della guerra per tornare in Libia. Finora ci sono stati quattro attacchi al Sud, ma io credo che abbia cellule dormienti anche a Tripoli e altrove”. L’inviato dell’Onu ha ricordato i “quattro attacchi in meno di due mesi, due a Ghodwa, uno a Sebha e uno a Zella. In totale 17 morti, 10 feriti e otto rapiti. Daesh (acronimo arabo per Isis, ndr) sfrutta la guerra per occupare il vuoto creato al Sud, ma probabilmente ha cellule dormienti a Tripoli e altrove”.
Una presenza che “rappresenta una minaccia prima per la Libia, ma anche per l’Europa”, ha sottolineato l’inviato Onu, esprimendo anche la preoccupazione per il fatto che “migliaia di persone potrebbero abbandonare la città di Idlib, in Siria, perché la Libia sarebbe un rifugio attraente”.
Secondo l’Oms il bilancio della guerra civile in Libia è stato finora di 510 morti e 2.467 feriti l’ultimo bilancio delle vittime del conflitto in atto dal 4 aprile scorso nel paese. Nei giorni scorsi, l’Ufficio Onu per gli Affari umanitari (Ocha) ha riferito di oltre 75.000 persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa dei combattimenti, di cui si stima che oltre il 48% siano bambini e il 51% donne.
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