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21/05/2019

Libia - Tripoli assediata dalla sete

Come non bastasse la guerra, Tripoli resta anche senza acqua. Sabato scorso una milizia armata ha tagliato la principale conduttura che collega il Great Man-Made River, il faraonico progetto del colonnello Gheddafi per rifornire la capitale con l’acqua proveniente dalle falde del Sahara.

Sotto assedio ormai dal mese scorso, 2,5 milioni di residenti di Tripoli si sono ritrovati privi d’acqua, con le Nazioni Unite che parlavano di possibile crimine di guerra e il governo di accordo nazionale, il Gna del premier Serraj, che accusava le forze del generale cirenaico Haftar, responsabile dell’assedio sulla capitale. Secondo la stampa, uomini armati hanno costretto i lavoratori di una delle principali stazioni dell’impianto a spegnere le pompe, 400 km a sud di Tripoli.

Questa mattina, come riporta Agenzia Nova, l’amministrazione del Great Man-Made River ha fatto sapere di aver riaperto “le valvole di pompaggio di al Shawirif, facendo così riprendere l’erogazione dell’acqua. “Crisi terminata”, scrive in una nota l’amministrazione. Haftar nega un suo coinvolgimento, ma vari osservatori notano come l’interruzione sia stata compiuta in una zona sotto il controllo delle truppe del generale, in particolare dalla milizia guidata dal comandante Khalifa Ehnaish, legato all’esercito cirenaico.

Non termina invece la guerra che da settimane, dall’inizio di aprile, ormai circonda Tripoli. L’Esercito nazionale libico, l’Lna del generale Haftar, staziona alle periferie sud della capitale, preda di scontri quotidiani. Quella che doveva essere un’operazione lampo è in stallo: si combatte e si muore, ma si avanza ben poco. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, sono già 510 i morti nello scontro fratricida, 2.500 i feriti, 75mila gli sfollati e almeno 3.400 i migranti prigionieri nei centri di detenzione in mezzo agli scontri.

Il Gna rivendica “importanti progressi” sul campo, attribuendoli a decine di veicoli blindati Bmc Kirpi che il governo tripolino avrebbe ricevuto dalla Turchia sabato, sbarcati dalla nave moldava Amazon. Haftar abbozza: “Non cambierà nulla sul terreno”, fa dire al comandante Idris Madi in un’intervista al sito Al Ain. Ma poi ordina l’embargo sui porti della Tripolitania per impedire nuovi arrivi di armi ed equipaggiamento militare al Gna. In realtà l’embargo esiste già, quello imposto dall’Onu nel 2011 e violato da tutti quelli che in questi anni hanno rifornito di strumentazioni militari le varie milizie presenti sul terreno. Compreso l’Lna che gode dell’indefesso sostegno dell’Egitto e dei paesi del Golfo, Emirati e Arabia Saudita in primis.

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