Come non bastasse la guerra, Tripoli resta anche senza acqua. Sabato
scorso una milizia armata ha tagliato la principale conduttura che
collega il Great Man-Made River, il faraonico progetto del colonnello
Gheddafi per rifornire la capitale con l’acqua proveniente dalle falde
del Sahara.
Sotto assedio ormai dal mese scorso, 2,5 milioni di residenti
di Tripoli si sono ritrovati privi d’acqua, con le Nazioni Unite che
parlavano di possibile crimine di guerra e il governo di accordo
nazionale, il Gna del premier Serraj, che accusava le forze del generale
cirenaico Haftar, responsabile dell’assedio sulla capitale.
Secondo la stampa, uomini armati hanno costretto i lavoratori di una
delle principali stazioni dell’impianto a spegnere le pompe, 400 km a
sud di Tripoli.
Questa mattina, come riporta Agenzia Nova, l’amministrazione
del Great Man-Made River ha fatto sapere di aver riaperto “le valvole
di pompaggio di al Shawirif, facendo così riprendere l’erogazione
dell’acqua. “Crisi terminata”, scrive in una nota l’amministrazione. Haftar nega un suo coinvolgimento, ma vari
osservatori notano come l’interruzione sia stata compiuta in una zona
sotto il controllo delle truppe del generale, in particolare dalla
milizia guidata dal comandante Khalifa Ehnaish, legato all’esercito
cirenaico.
Non termina invece la guerra che da settimane, dall’inizio di aprile,
ormai circonda Tripoli. L’Esercito nazionale libico, l’Lna del generale
Haftar, staziona alle periferie sud della capitale, preda di scontri
quotidiani. Quella che doveva essere un’operazione lampo è in stallo: si
combatte e si muore, ma si avanza ben poco. Secondo gli ultimi dati
forniti dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, sono
già 510 i morti nello scontro fratricida, 2.500 i feriti, 75mila gli
sfollati e almeno 3.400 i migranti prigionieri nei centri di detenzione
in mezzo agli scontri.
Il Gna rivendica “importanti progressi” sul campo,
attribuendoli a decine di veicoli blindati Bmc Kirpi che il governo
tripolino avrebbe ricevuto dalla Turchia sabato, sbarcati dalla
nave moldava Amazon. Haftar abbozza: “Non cambierà nulla sul terreno”,
fa dire al comandante Idris Madi in un’intervista al sito Al Ain.
Ma poi ordina l’embargo sui porti della Tripolitania per impedire nuovi
arrivi di armi ed equipaggiamento militare al Gna. In realtà l’embargo
esiste già, quello imposto dall’Onu nel 2011 e violato da tutti quelli
che in questi anni hanno rifornito di strumentazioni militari le varie
milizie presenti sul terreno. Compreso l’Lna che gode dell’indefesso sostegno dell’Egitto e dei paesi del Golfo, Emirati e Arabia Saudita in primis.
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