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19/12/2019

Cala l’appeal eurozona, imprese senza rappresentanza politica diretta

Dunque, cerchiamo di capire. Tre settimane fa Guido Salerno Aletta ha pubblicato un pezzo virale finito addirittura al Parlamento.

Salvini ha preso nota per motivi elettorali, ma non diceva affatto una nota del pezzo fondamentale. Cioè che l’Italia si stava dirigendo verso l’Anglosfera.

Non è solo per motivi politici o militari, ma prettamente economici. Le filiere produttive italiane, centrate per decenni sulla Germania, si stanno dirigendo verso l’Anglosfera.

Notai questo due mesi fa commentando i dati del commercio estero. Ebbene, ieri sono usciti quelli di ottobre.

Verso l’Eurozona le esportazioni in dieci mesi aumentano solo dello 0,9%, verso la Germania dello 0,2% (un miracolo, visto il tracollo manifatturiero tedesco).

Ora andiamo a vedere altri paesi. Nell’anno l’export verso la Svizzera aumenta dell’11,1%, ma è dovuto al fatto che questo paese è hub mondiale farmaceutico e della pelletteria, che poi riesporta. Molto interessante il dato sulla Gran Bretagna, cresciuto del 6,6% in un anno e dell’8,9% solo ad ottobre.

Ma il vero boom è con gli Stati Uniti, con un aumento nei primi dieci mesi dell’11,3%. Viene poi l’India e l’Oceania con il 4,4%.

Ancora più interessante il dato del surplus commerciale, vale a dire la differenza tra export e import. Ebbene, se con la Germania abbiamo un deficit di 9 miliardi, con la Gran Bretagna il surplus è pari a 12 miliardi, mentre con gli Stati Uniti la bellezza di 24 miliardi, praticamente la metà del surplus totale. Ad ottobre l’export italiano verso gli Usa è stato pari a 24,5%, ciò significa che i dazi non hanno scalfito le aziende italiane.

Dai dati si sottolinea la stagnazione dell’eurozona e la diminuzione del 4,7% con la Cina, che significa che non abbiamo affatto capitalizzato il Memorandum.

Con questi dati possiamo tranquillamente certificare che dopo 40 anni finisce la centralità tedesca. Ecco perché una parte della borghesia industriale soffre il soffocamento dell’eurozona, ormai è proiettata verso altro.

Un “altro” che non trova corrispondenze politiche, visto che in Italia dal 1992 domina il partito tedesco. Ma il partito americano, per ragioni prettamente economiche, presto presenterà il conto.

È uno scontro dentro la borghesia e la Lega, più legata ai subfornitori dei tedeschi, non può affatto rappresentarla.

C’è un vuoto politico di rappresentanza degli interessi di classe in Italia, questo vuoto cerca sponde.

Le troverà?

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