Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

11/12/2019

Il “quartetto normanno” a Parigi sul Donbass

Dopo l’ultimo incontro del 2016, si è svolta lunedì a Parigi la riunione del cosiddetto “quartetto normanno” sulla questione del Donbass. Vladimir Putin, Vladimir Zelenskij, Angela Merkel e Emmanuel Macron hanno discusso i punti principali di una “road map” che fatica molto a ingranare una presa diretta, impegnandosi ad appianare almeno due problemi da qui a fine anno: scambio di prigionieri e fissazione di almeno altre tre “aree pilota” per l’arretramento delle forze, dopo quelle di Zolotoe e Petrovskoe.

Vero è che, secondo i calcoli non poco interessati di Zelenskij, il ritiro completo di tutte le forze potrebbe richiedere da 6 a 8 anni. Non chiara la questione delle elezioni in Donbass, previste dagli accordi di Minsk del 12 febbraio 2015 e mai ammesse da Kiev: il “quartetto normanno” le ha confermate, ma sembra che l’Ucraina, tento per cambiare, intenda la cosa a modo suo.

Già ieri sera, al termine dell’incontro separato Putin-Zelenskij, dopo il summit a quattro, il Presidente russo si era detto soddisfatto del colloquio col partner ucraino e Mosca ironizza non poco sulla dichiarazione di Zelenskij su un risultato “zero a zero”, a fronte di un “assenso completo” di Kiev su tutte le questioni. Anche se, come nota Sergej Veselovskij su news-front, da un lato Merkel e Macron si sono in buona sostanza “lavati le mani” e, dall’altro, Zelenskij si trova ora di fronte a un bivio: salvare il proprio paese dalla guerra oppure salvare se stesso dai nazionalisti.

Non a caso, già alla vigilia del vertice, un esponente del partito presidenziale “Servo del popolo” aveva parlato degli obiettivi postisi da Zelenskij in vista del summit: principalmente “cessazione delle ostilità lungo la linea di demarcazione e elezioni in Donbass secondo la legislazione ucraina”, dopo il ritiro “delle formazioni armate illegali”, escludendo in ogni caso ogni dialogo diretto con le Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk e puntando invece sul ristabilimento del controllo delle frontiere con la Russia in Donbass da parte di Kiev.

Il tutto – come è evidente, diametralmente opposto alla visione di LNR e DNR – parlando della “necessità di una revisione degli accordi di Minsk e senza nemmeno escludere una riacutizzazione degli scontri, a vertice parigino concluso.

Posizioni, queste, su cui avevano senz’altro influito le “Linee rosse” della nuova “majdan”, organizzata l’8 dicembre a Kiev dai partiti “Evropejskaja solidarnost”, “Batkivščina” e “Golos” (facenti capo rispettivamente a Petro Porošenko, Julija Timošenko e Svjatoslav Vakarčuk) con lo slogan “No alla capitolazione”, contro ogni “compromesso con Mosca”, ponendo quali punti fermi inammissibili: rinuncia alla “eurointegrazione” ucraina, elezioni in Donbass prima di aver realizzato condizioni di sicurezza (tradotto: disarmo delle milizie), dialogo diretto con LNR e DNR, compromessi sulla Crimea.

D’altronde, già il 6 dicembre, Zelenskij, aveva “corretto” il precedente assenso dato dal rappresentante ucraino a Minsk, l’ex Presidente Leonid Kučma, alla “Formula Steinmaier” per lo status speciale da concedere al Donbass, affermando invece che la formula diverrà legge solo dopo il disarmo delle Repubbliche del Donbass.

Su tale sfondo, c’è comunque chi non manca di ottimismo. Il politologo Aleksej Česnakov ha dichiarato all’agenzia Rambler che “Uno dei più importanti risultati del recente “quartetto normanno” consiste nel fatto che Zelenskij abbia confermato per scritto gli impegni ucraini ad adempiere in pieno e alla lettera gli accordi di Minsk”.

Altro aspetto positivo, il fallimento del tentativo ucraino di rivedere gli accordi di Minsk e il passaggio delle frontiere sotto controllo ucraino, prima di aver tenuto le elezioni in Donbass. Non si può d’altra parte escludere, ha detto Česnakov, che Kiev voglia continuare il “metodo Porošenko”: sottoscrivere documenti, affermare che sia necessario adempiere gli accordi di Minsk, ma di fatto non adempiere un bel niente.

Nei fatti, per il Donbass, altre giornate di bombardamenti, pur con minore intensità: ieri, riporta Novorosinform, “solo” una volta è stato bersagliato il territorio della LNR, nell’area di Logvinovo e “appena” dodici volte quello della DNR, soprattutto le zone di Veseloe, Krutaja Balka, i villaggi minerari di “Trudovskaja” e Gagarin, i soliti rioni del “Volvo-Tsentr” e dell’aeroporto a Donetsk, i villaggi di Belaja Kamenka e Kominternovo.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento