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14/06/2020

Montanelli... Un po’ di vernice ci sta

Indro Montanelli, quando aveva venticinque anni, partecipò come ufficiale nel 1935-36 alla criminale guerra di conquista e sterminio, anche coi gas, del fascismo italiano in Etiopia. In questa veste di oppressore coloniale acquistò una bambina di dodici anni, ne abusò sessualmente e la tenne come finta moglie – in realtà schiava – finché rimase in Africa.

Nel mondo di oggi tutto questo si chiama razzismo, schiavismo, stupro e pedofilia e molti di coloro che oggi difendono Indro Montanelli spesso sono in prima fila nella denuncia e nel ripudio del costume dei matrimoni combinati con spose bambine, un orrore che ancora esiste in alcuni paesi del nostro mondo attuale.

Costoro, Montanelli lo giustificano con due argomenti. Il primo è che allora non si era veramente consapevoli dell’infamia che si commetteva.

È vero il fascismo era un regime, razzista, sessista, violento e la maggioranza del popolo italiano ne era coinvolto, ma anche allora c’era chi rifiutava quel regime e i suoi ignobili costumi e ne pagava tutti i prezzi.

Ad esempio in Etiopia c’era il comunista Ilio Barontini che ebbe un ruolo determinante nell’organizzazione della resistenza armata del popolo etiopico agli invasori fascisti.

Anche allora si poteva scegliere, ma certo una scelta antifascista era costosa e rischiosa e si può anche capire chi allora non la fece.

E qui infatti scatta la seconda argomentazione a difesa di Indro Montanelli: dopo fu sempre antifascista e antirazzista.

A parte il fatto che fino alla sua rottura con Berlusconi un solo “anti” fu continuo, esplicito, persino ossessivo in Indro Montanelli: l’anticomunismo.

A parte questo, che naturalmente rientra nei legittimi punti di vista, c’è un fatto incontrovertibile, Montanelli MAI si scusò, pentì, mostrò orrore per aver comprato come schiava sessuale una bambina di dodici anni.

“Era l’usanza e poi in quei paesi si diventa donne molto giovani e la mia schiava mi era fedele, mi voleva bene e io la trattavo bene”. Queste le parole ripugnanti con cui Indro Montanelli spiegò poi i suoi comportamenti, non molto diverse da quelle dei nazisti che si giustificavano dicendo io obbedivo agli ordini.

Per Montanelli erano i tempi ad essere cambiati e lui era stato semplicemente – banalmente direbbe Hannah Arendt – un uomo, anzi un maschio, dei suoi tempi.

Che gran parte del mondo politico e intellettuale italiano rifiuti di capire che la mostruosità dei comportamenti passati di Indro Montanelli vada respinta senza giustificazioni, non è solo un problema di cattiva coscienza storica, ma riguarda il nostro mondo attuale.

Senza l’orrore per il passato non si è immuni contro l’orrore del presente.

Per questi, di fronte alla ottusa e vomitevole comprensione del Palazzo per i crimini contro l’umanità mai ammessi da Montanelli, un po’ di vernice ci sta.

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