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19/06/2020

USA - Volano coltelli nel mondo di Trump

In un ambito dove “il più pulito ha la rogna”, stanno volando coltelli. Il riferimento va all’amministrazione Trump ed al suo elevatissimo turn over. In quattro anni si sono dimessi o sono stati dimissionati molti segretari e alti funzionari. E qualcuno di questi sta rendendo la pariglia a Trump.

Ultimo in ordine di tempo il “falco” Michael Bolton, un vero e proprio “uomo nero” di tutte le amministrazioni reazionarie degli Usa. Esponente di punta dei Neocons e sostenitore da sempre di tutte le opzioni peggiori, Bolton era stato defenestrato alcuni mesi fa ed ha dato alle stampe un libro con particolari pesantissimi per Trump.

John Bolton, in questi giorni sta pubblicizzando il suo libro di prossima pubblicazione, rivolgendo all’amministrazione presidenziale di Donald Trump una lunga serie di accuse, critiche e indiscrezioni, contestandone punto per punto ogni singola scelta e iniziativa di politica estera.

Nel suo libro, intitolato “The Room Where It Happened”, Bolton presenta l’immagine di un presidente spesso oggetto di derisione e ostilità da parte dei suoi collaboratori ed uso alla doppiezza nei rapporti con leader e Stati che pubblicamente condannava.

“Non ho letto il libro, ma dagli estratti che ho visto pubblicati sinora, posso dire che John Bolton sta disseminando una serie di bugie, fuorvianti mezze verità, e falsità vere e proprie”, ha replicato il segretario di Stato Mike Pompeo accusando Bolton di essere praticamente un traditore. “È triste e pericoloso che l’ultimo ruolo pubblico di John Bolton sia quello di traditore del suo paese, che ha deciso di danneggiare l’America violando i sacri obblighi assunti nei confronti dei suoi concittadini”, ha aggiunto Pompeo.

Lo stesso Trump, ha replicato ieri alle accuse dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che nelle scorse ore sta cercando di superare gli ostacoli posti dalla Casa Bianca alla pubblicazione del suo libro, contenente tra l’altro informazioni coperte da riservatezza e accordi di non divulgazione.

In una intervista al “Wall Street Journal” di oggi Trump risponde alla più imbarazzante delle accuse: quella di aver chiesto aiuto al presidente cinese Xi Jinping in vista delle prossime elezioni presidenziali – l’inquilino della Casa Bianca ha parlato di “menzogne ed esagerazioni”. “È un bugiardo”, ha detto Trump. “Alla Casa Bianca lo odiavano tutti”.

Nell’intervista Trump nega di aver provato ad allentare le pressioni a carico del colosso cinese dell’elettronica per le telecomunicazioni, Huawei. “Nessuno è mai stato duro con una azienda quanto lo sono stato io con Huawei”, ha commentato il presidente Usa, che invece ha confermato e difeso la decisione di allentare la pressione su un’altra azienda cinese, Zte.

Trump afferma di dubitare che, come riportato nel libro, Pompeo abbia pronunciato una serie di durissimi e offensivi commenti nei suoi confronti. Ed ha poi spiegato la decisione di allontanare Bolton dalla Casa Bianca, ricordando i loro insanabili dissidi in materia di politica estera. “Non era affatto apprezzato, e non era molto rispettato”, ha detto Trump, aggiungendo che i dissapori con Bolton sono iniziati poco dopo la nomina di quest’ultimo, per il suo incrollabile sostegno alla decisione di invadere l’Iraq, assunta dall’amministrazione di George W. Bush nel 2003.

Ma quello di Bolton non è l’unico coltello volato verso Trump proprio in queste ore. La Corte Suprema americana infatti ha stabilito che l’amministrazione Trump non può mettere fine a un programma che protegge dall’espulsione i circa 700 mila “dreamer”, i giovani immigrati entrati in Usa senza documenti legali. La decisione dei giudici, un vero e proprio schiaffo al presidente Usa, è arrivata quattro giorni dopo un’altra sentenza contraria alla posizione della Casa Bianca. Occorre tener conto che i giudici conservatori nominati alla Corte Suprema erano la maggioranza, ma è già la seconda volta che emettono sentenze contrarie ai provvedimenti adottati dall’amministrazione Trump.

Intanto Facebook ha cancellato uno spot elettorale della campagna di Trump per aver violato le norme che vietano “messaggi di incitamento all’odio”. Tra i simboli utilizzati nelle pubblicità andate sugli account ufficiali del presidente e del suo vice, Mike Pence, ce ne sarebbe uno che richiama quelli adottati dai nazisti per “marchiare” le divise consegnate agli ebrei del campo di Auschwitz: un triangolo rosso capovolto.

Che la nave di Donald Trump stia imbarcando acqua appare ormai evidente a molti. E quando una nave comincia ad affondare, come noto, sono molti i topi che l’abbandonano, ma non senza aver cercato magari di azzannare il comandante.

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