Un consiglio che va accolto senza riserve. Non richiede sofferenze, ma garantisce divertimento intellettuale.
Antonio Deplano ha scovato questa recensione di Raffaele K. Salinari. Il libro è stato pubblicato nel 1960, ma nonostante appartenga al genere “fantascienza” appare piuttosto attuale.
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Guerra al Grande Nulla
Nel libro troviamo il gesuita-scienziato Ramon Ruiz-Sanchez in missione sul pianeta Alpha Arietis, abitato da una specie intelligente di tipo “rettiliano”.
Questi lucertoloni, alti e possenti, vivono in piena armonia all’interno di un’organizzazione sociale priva di ogni attrito o conflitto, pur non credendo in nessuna divinità e non avendo comandamenti o leggi.
La condotta morale è ispirata al loro stesso ciclo di vita: si sentono infatti parte integrante del pianeta e lo rispettano.
Il sacerdote giudica tutto questo opera demoniaca: una enorme trappola che il Maligno ha messo di fronte all’umanità per indurla in tentazione. (...)
Un rettiliano, però, gli dona un vaso contenente l’embrione del proprio figlio: Egtverchi.
Questi viene dunque portato sulla Terra, dove ottiene i diritti di cittadinanza globale da parte dell’ONU.
Cresciuto in mezzo ai terrestri, ma con la sua ecologica struttura mentale, Egtverchi diviene in breve il leader mondiale degli emarginati e dei derelitti, la voce e lo specchio, dove si riflette un’umanità costretta a un’esistenza miserabile a causa delle minacce nucleari che tutti attribuiscono a tutti.
Il precario equilibrio su cui si regge l’intera società è contestato duramente dal rettiliano, che con le sue parole e il suo stile di vita notevolmente anticonformista svela le ipocrisie della morale terrestre, sollevando milioni di persone a esprimere finalmente la propria gioia di vivere.
Egtverchi diviene così l’Anticristo; il sistema che amministra e lucra sulle paure decide di fermarlo: il suo pianeta viene atomizzato insieme a lui.
Ma il processo innescato dalla grandiosa operazione di autocoscienza collettiva finirà per travolgere un potere oramai logoro, che attendeva solo il catalizzatore per una reazione palingenetica. (...)
Ciò che sinteticamente esprime questo romanzo è decisamente il tema dell’alieno, del totaliter aliter, che però sembra l’unico in grado di porre all’umano le questioni fondamentali per la sua stessa esistenza.
Ma qui non sono tanto le domande in sé a suscitare le risposte, quanto le visioni che Egtverchi evoca: sono immagini del nostro stesso mondo, riflesse però nello sguardo eterotopizzante di una vita aliena, in parte simile, in parte diversa, dalla nostra.
A questo punto, c’è da chiedersi perché sia necessario un evento ingovernabile con i consueti dispositivi per arrivare a quella che, in senso stretto, è una rivelazione apocalittica, sia sul piano personale sia su quello collettivo.
Fate attenzione a questo periodo significante per meglio comprendere l’attuale funzione “aliena” del COVID-19
Come un tessuto fragile ed esposto – oramai troppo vecchio e logoro per tenere – la trama della realtà si sta lacerando irreversibilmente, e noi lo sentiamo nel nostro stesso corpo.
L’esperienza della pandemia ci dice già che non torneremo allo status quo ante, che ognuna delle guarigioni non sarà una semplice restitutio ad integrum (restauro da completare) ma una trasformazione; e questa lo sarà all’ennesima potenza poiché essa è al tempo stesso individuale e collettiva, personale e globale.
Basterebbe questa consapevolezza a restituirci la potenza simbolica necessaria per ripensarci.
Spero che si sia compreso il significato di questa lettura!
Fonte
Nel libro troviamo il gesuita-scienziato Ramon Ruiz-Sanchez in missione sul pianeta Alpha Arietis, abitato da una specie intelligente di tipo “rettiliano”.
Questi lucertoloni, alti e possenti, vivono in piena armonia all’interno di un’organizzazione sociale priva di ogni attrito o conflitto, pur non credendo in nessuna divinità e non avendo comandamenti o leggi.
La condotta morale è ispirata al loro stesso ciclo di vita: si sentono infatti parte integrante del pianeta e lo rispettano.
Il sacerdote giudica tutto questo opera demoniaca: una enorme trappola che il Maligno ha messo di fronte all’umanità per indurla in tentazione. (...)
Un rettiliano, però, gli dona un vaso contenente l’embrione del proprio figlio: Egtverchi.
Questi viene dunque portato sulla Terra, dove ottiene i diritti di cittadinanza globale da parte dell’ONU.
Cresciuto in mezzo ai terrestri, ma con la sua ecologica struttura mentale, Egtverchi diviene in breve il leader mondiale degli emarginati e dei derelitti, la voce e lo specchio, dove si riflette un’umanità costretta a un’esistenza miserabile a causa delle minacce nucleari che tutti attribuiscono a tutti.
Il precario equilibrio su cui si regge l’intera società è contestato duramente dal rettiliano, che con le sue parole e il suo stile di vita notevolmente anticonformista svela le ipocrisie della morale terrestre, sollevando milioni di persone a esprimere finalmente la propria gioia di vivere.
Egtverchi diviene così l’Anticristo; il sistema che amministra e lucra sulle paure decide di fermarlo: il suo pianeta viene atomizzato insieme a lui.
Ma il processo innescato dalla grandiosa operazione di autocoscienza collettiva finirà per travolgere un potere oramai logoro, che attendeva solo il catalizzatore per una reazione palingenetica. (...)
Ciò che sinteticamente esprime questo romanzo è decisamente il tema dell’alieno, del totaliter aliter, che però sembra l’unico in grado di porre all’umano le questioni fondamentali per la sua stessa esistenza.
Ma qui non sono tanto le domande in sé a suscitare le risposte, quanto le visioni che Egtverchi evoca: sono immagini del nostro stesso mondo, riflesse però nello sguardo eterotopizzante di una vita aliena, in parte simile, in parte diversa, dalla nostra.
A questo punto, c’è da chiedersi perché sia necessario un evento ingovernabile con i consueti dispositivi per arrivare a quella che, in senso stretto, è una rivelazione apocalittica, sia sul piano personale sia su quello collettivo.
Fate attenzione a questo periodo significante per meglio comprendere l’attuale funzione “aliena” del COVID-19
Come un tessuto fragile ed esposto – oramai troppo vecchio e logoro per tenere – la trama della realtà si sta lacerando irreversibilmente, e noi lo sentiamo nel nostro stesso corpo.
L’esperienza della pandemia ci dice già che non torneremo allo status quo ante, che ognuna delle guarigioni non sarà una semplice restitutio ad integrum (restauro da completare) ma una trasformazione; e questa lo sarà all’ennesima potenza poiché essa è al tempo stesso individuale e collettiva, personale e globale.
Basterebbe questa consapevolezza a restituirci la potenza simbolica necessaria per ripensarci.
Spero che si sia compreso il significato di questa lettura!
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