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04/03/2021

Il j’accuse di Manon all’occidente liberista

È diventato virale il breve ma efficacissimo video dell’intervento di Manon Aubry, giovane europarlamentare di France Insoumise che, nella disfatta sui vaccini, inchioda alle loro responsabilità la commissaria europea Von der Leyen e le istituzioni che rappresenta. Il j’accuse di Manon è reso ancora più forte dal fatto che è stato lanciato “in presenza” dell’interlocutore/nemico e non è un asettico video che magari dice cose giuste e condivisibili.

In pochissimi minuti, Manon Aubry ha detto cose definitive sul fallimento di un intero modello politico/economico: “sono le multinazionali che decidono, i brevetti sui vaccini sono stati finanziati dai soldi pubblici, i profitti di società come la Pfizer sono schizzati del 20/25%, la Sanofi ha licenziato 400 ricercatori ma ha distribuito dividendi agli azionisti per 4 miliardi, l’Unione Europea è stata ridotta all’impotenza dalle multinazionali, abbiamo imposto restrizioni inimmaginabile ai cittadini ma non riusciamo ad imporre niente alle società del Big Pharma. In sostanza la Commissione Europea ha portato le nostre società in un vicolo cieco”.

Conclusione? Semplice: “se i soldi sono pubblici i brevetti per i vaccini devono essere pubblici”.

In questa breve lectio magistralis di anticapitalismo concreto, ci sono due fattori che vanno compresi bene:

a) le classi dominanti e i loro apparati decisionali (in questo caso la Commissione Europea) di fronte alla pandemia hanno portato le nostre società in un budello senza via d’uscita (non si fanno lockdown veri, non si traccia la popolazione, non si producono i vaccini, si aspetta che siano le multinazionali a farci la grazia);

b) la supremazia degli interessi privati non solo rastrella continuamente soldi pubblici, che vengono così sottratti alle esigenze sociali, ma impedisce materialmente le soluzioni necessarie quando si presentano emergenze collettive. Questo vale per la pandemia, com’è evidente, ma anche per tutti i problemi collettivi ed universali. E così per il cambiamento climatico, che è impossibile combattere davvero se si lascia che siano i privati a decidere cosa fare, in quale misura e quando. Così è per il benessere di tutti, nella polarizzazione mostruosa che aumenta il numero dei poveri assoluti mentre pochissimi ricchi si arricchiscono ogni giorno di più.

In questi due concetti che Manon Aubry ha sbattuto in faccia ai vertici dell’Unione Europea – e in specifico alla prima responsabile del fallimento sulle forniture di vaccini, Ursula von der Leyen – vi è tutto un mondo.

Anzi vi sono due visioni del mondo antagoniste e contrapposte che la realtà si è incaricata – drammaticamente come è sempre stato nella storia dell’umanità – di delineare chiaramente: il fallimento di una visione privatistico-liberale e l’urgenza di una visione alternativa.

Socialista, com’è necessario.

Intanto sulla questione specifica e generale dei vaccini come bene collettivo, della speculazione delle multinazionali, contro la logica dei profitti nella pandemia, giovedì 11 marzo in tutta Italia e nel resto d’Europa si batterà un colpo importante con una giornata di mobilitazione che porti nelle piazze e nelle strade le semplici ma efficaci denunce che Manon Aubry ha spiegato con tanta chiarezza al parlamento di Strasburgo.

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