di Francesco Dall'Aglio
Nella prima foto, in apertura, i danni al ponte di Crimea ripresi da un satellite russo. Come si può vedere, la linea ferroviaria (a destra nella foto) sulla quale passa quasi tutto il traffico militare e un po’ di quello civile, è intatta e infatti funziona.
Diverso il discorso per l’autostrada, utilizzata principalmente dai civili: la campata di sinistra si è spostata di un’ottantina di centimetri e va rimessa in asse (secondo il vice Primo Ministro Marat Chusnullin i lavori dovrebbero finire il 15 settembre), mentre la campata di destra va smantellata e ricostruita (qui ci vorrà più tempo: la fine dei lavori è prevista per il 1 novembre.
Ci sono problemi tecnici e probabilmente si dovrà costruire un ponte temporaneo di 250 metri per montarci sopra i macchinari che smantelleranno e ricostruiranno la sezione danneggiata).
Intanto il traffico civile è deviato sull’autostrada M14, che attraversa le regioni annesse dalla Russia. Per la gente ancora bloccata in macchina sono allestiti posti di ristoro e alloggi temporanei, in attesa che li si possa far defluire.
Insomma, risultati militari non eccezionali ma vacanze in Crimea rovinate a un bel po’ di gente, oltre ovviamente al solito incasso mediatico.
Che l’accordo sul grano saltasse era già chiaro, e non è stato l’attacco al ponte a farlo definitivamente naufragare. L’Ucraina ha detto che per loro si può procedere lo stesso, ma la Russia ha ritirato le garanzie di sicurezza per le navi e i porti e ha cancellato il “corridoio umanitario” nel Mar Nero nordoccidentale.
Ora ovviamente la marina russa non si metterà ad affondare mercantili stranieri, ma le compagnie assicurative potrebbero tirarsi fuori e i porti venire bombardati.
Gli USA si sono affrettati a comunicare che per quanto li riguarda non hanno intenzione di mandare navi loro nel Mar Nero. Nemmeno Erdoğan ha perso le speranze: dopo aver detto che l’accordo sul grano verrà ricordato nella storia, ha detto di voler parlare a breve con Putin e provare a farlo ripartire. Non sono molto ottimista sulla cosa.
Tornando alla situazione militare, un paio di aggiornamenti. Sul fronte nord, le truppe russe sono passate all’offensiva, avanzano in alcuni punti e sono riuscite a stabilire una piccola testa di ponte oltre il fiume Zherebets.
Non sono né grandi avanzate né grandi movimenti di truppe, ma su parecchi canali ucraini, anche ufficiali, si sostiene che abbiano ammassato forze imponenti: 100.000 uomini, 900 carri, più di 500 pezzi d’artiglieria e 370 lanciamissili.
Onestamente non pare ci sia traccia di una simile concentrazione di truppe e tutto potrebbe essere una psyop per potere affermare tra qualche giorno che questa avanzata condotta con forze soverchianti è stata bloccata e intestarsi un’altra vittoria. Vedremo, certo quella zona del fronte è abbastanza calda.
Il secondo aggiornamento è ancora più congetturale. Ieri c’è stato un attacco piuttosto serio su Kharkiv e due missili russi hanno colpito il dormitorio della facoltà di legge, da tempo usato per alloggiarvi soldati e, si dice, anche personale occidentale, mercenari o istruttori che siano.
Ci sono state vittime (non sappiamo quante), ma la cosa strana è che nell’aeroporto polacco di Rzeszów, il principale hub logistico degli equipaggiamenti NATO che vengono trasferiti in Ucraina, c’è stato un gran traffico di aerei senza transponder per tutta la notte – cosa non inusuale – finché alle 13 non è atterrato OO-MED, un Learjet 45 della ASL Fly Med (foto 2), compagnia specializzata nel soccorso aereo, attrezzato per trasportare pazienti in condizioni critiche.
Un pezzo grosso che deve restare anonimo avrà avuto un incidente. A Kharkiv?
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