La politica economica tedesca puzza di mercantilismo lontano un chilometro e sta producendo disastri in tutta Europa. Quindi è diventata un pericolo per un'economia globale che va male, ma potrebbe andare un po' meno peggio se almeno il “colosso europeo” smettesse di perseguire l'austerità a tutti i costi.
Mercantilismo vuol dire una cosa semplice: esportare più di quanto si importa, ovvero perseguire con costanza un surplus di bilancio commerciale. Sembra un'ovvietà che ciò sia bene per il paese che ci riesce, ma a livello continentale o globale questo comporta che altri paesi siano in deficit. Se l'avanzo o il deficit si producono in piccole quantità e per poco tempo, non si creano particolari problemi “sistemici”. Ma se si prolungano nel tempo fino a diventare sistematici, e aumentano di dimensioni in virtù di una politica economica che ne persegue l'incremento all'infinito, allora si creano squilibri proporzionali alla forza del paese che li crea. La Germania, appunto, baricentro dell'economia continentale e quindi con un peso rilevante – di conseguenza – in quella globale.
Noi “piigs” europei stiamo pagando un costo spaventoso a questa politica mercantilista fin dalla firma dei trattati di Maastricht, venti anni fa. Un prezzo che è salito con l'introduzione della moneta unica (creata dando un vantaggio di cambio alla Germania per “aiutarla” a completare l'unificazione con l'Est), e ancora di più con l'imposizione – tramite la prevalenza della scuola di pensiero Bundesbank – di trattati che prescrivono il “pareggio di bilancio” (statale, non commerciale) in Costituzione, la riduzione del debito pubblico entro il 60% del pil in 20 anni (il Fiscal Compact), ecc. Tutte soluzioni che, insieme al congelamento decennale dei salari interni, favoriscono il mercantilismo tedesco; ovvero l'aumento sistematico del surplus commerciale.
Ora, nel giro di pochi giorni, prima gli Stati Uniti e poi il Fondo monetario internazionale hanno scelto di dedicare il cuore delle proprie analisi - raccomandazioni proprio alla Germania. Per dire, all'unisono: fatela finita!
Il Fondo Monetario Internazionale, quindi, chiede alla Germania di ridurre il surplus di bilancia commerciale. E' quanto riporta il Der Spiegel, spiegando che il vice direttore del Fmi, David Lipton, nella sua visita a Berlino della settimana scorsa avrebbe fatto questa raccomandazione a persone vicine al ministro delle Finanze Wolfgang Schauble. La settimana scorsa un report del Tesoro Usa aveva indicato nel surplus tedesco un freno alla crescita europea. Ma la risposta tedesca non era stata molto conciliante: “pensate piuttosto al vostro debito pubblico”.
Naturalmente non succederà nulla nel brevissimo periodo. La Germania ci guadagna troppo, da questo tipo di politica, per cambiare spontaneamente registro. Ma non mancano certo, ai “mercati”, gli strumenti e le risorse per “convincere” l'Unione Europea, e quindi anche la Merkel (e Bundesbank), a cambiare idea.
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